By Vatican News
Joseph Tulloch
17 ottobre 2025
“Nonostante tutto ciò che abbiamo vissuto, pensiamo ancora di avere una vocazione per testimoniare la nostra fede in questo Paese, dove i musulmani sono la maggioranza.”
Lo ha dichiarato in un’intervista rilasciata ai media vaticani il cardinale patriarca Louis Raphaël I Sako, capo della Chiesa caldea in Iraq, subito dopo aver celebrato ieri la Messa per la riconsacrazione della storica chiesa di Al-Tahira a Mosul.
Fede e speranza
Indicando l’edificio sacro — profanato dal sedicente Stato islamico nel 2014 e gravemente danneggiato durante la battaglia durata un anno per la liberazione di Mosul — il porporato ha ricordato che i cristiani iracheni “hanno sofferto molto e sono stanchi”.
Si stima che nel Paese restino circa 200.000 cristiani, un forte calo rispetto ai milioni che costituivano la comunità solo pochi decenni fa. Ma, ha sottolineato Sako, i cristiani iracheni “non perdono mai la fede e la speranza. Tutto si fonda sulla speranza.”
Lo ha dichiarato in un’intervista rilasciata ai media vaticani il cardinale patriarca Louis Raphaël I Sako, capo della Chiesa caldea in Iraq, subito dopo aver celebrato ieri la Messa per la riconsacrazione della storica chiesa di Al-Tahira a Mosul.
Fede e speranza
Indicando l’edificio sacro — profanato dal sedicente Stato islamico nel 2014 e gravemente danneggiato durante la battaglia durata un anno per la liberazione di Mosul — il porporato ha ricordato che i cristiani iracheni “hanno sofferto molto e sono stanchi”.
Si stima che nel Paese restino circa 200.000 cristiani, un forte calo rispetto ai milioni che costituivano la comunità solo pochi decenni fa. Ma, ha sottolineato Sako, i cristiani iracheni “non perdono mai la fede e la speranza. Tutto si fonda sulla speranza.”
Il ritorno della ‘liturgia dello Spirito’
La chiesa caldea di Al-Tahira fu costruita a metà del XVIII secolo con un permesso speciale del pascià di Mosul, che volle ringraziare i cristiani per il loro ruolo attivo nella difesa della città contro l’attacco persiano del 1743. La chiesa è stata edificata sul sito dove sorgeva il monastero di San Gabriele del V secolo, che nei secoli IX e X divenne una rinomata scuola teologica. Fu proprio in quel monastero, ha spiegato il patriarca Sako, che nacque la liturgia caldea.
“È una liturgia dello Spirito,” ha detto il patriarca. “L’invocazione dello Spirito è ciò che cambia tutto.” Le preghiere della liturgia caldea, ha aggiunto, non sono “speculative o teologiche”, ma “brevi e comprensibili”, tratte direttamente dalla Bibbia. Il patriarca ha poi indicato le croci in stile caldeo che decorano la chiesa, sottolineando che sono spoglie, senza il corpo di Gesù come nei crocifissi occidentali.
“Questo ci dà speranza: Gesù è risorto - ha detto - anche se siamo perseguitati, anche se veniamo uccisi, abbiamo questa speranza.”
Un futuro di incertezze
La chiesa di Al-Tahira era stata inaugurata mercoledì 15 ottobre con una cerimonia laica che ha attirato molti giornalisti locali, oltre al governatore della provincia di Ninive e il ministro della Cultura del Paese. La Messa di riconsacrazione, celebrata ieri, è stata un evento più raccolto, con la partecipazione di un gruppo ristretto di fedeli caldei. È stata officiata in una combinazione di arabo, neoaramaico caldeo e francese, per rendere omaggio alla delegazione de L’Oeuvre d’Orient, l’organizzazione che ha finanziato la ristrutturazione della chiesa. Otto anni dopo la liberazione di Mosul dall’Is, pochissimi cristiani sono tornati a vivere stabilmente nella città. La maggior parte dei partecipanti alla cerimonia proveniva da villaggi cristiani circostanti. Noah, 29 anni, arrivato da Karamlesh, località a maggioranza cristiana, ha detto: “Questa riapertura mi dà la speranza che i cristiani possano avere un futuro in Iraq. Le cose ora vanno meglio di prima, ma non possiamo sapere come cambierà la situazione politica. Se Dio vuole, potremo restare.”
La chiesa caldea di Al-Tahira fu costruita a metà del XVIII secolo con un permesso speciale del pascià di Mosul, che volle ringraziare i cristiani per il loro ruolo attivo nella difesa della città contro l’attacco persiano del 1743. La chiesa è stata edificata sul sito dove sorgeva il monastero di San Gabriele del V secolo, che nei secoli IX e X divenne una rinomata scuola teologica. Fu proprio in quel monastero, ha spiegato il patriarca Sako, che nacque la liturgia caldea.
“È una liturgia dello Spirito,” ha detto il patriarca. “L’invocazione dello Spirito è ciò che cambia tutto.” Le preghiere della liturgia caldea, ha aggiunto, non sono “speculative o teologiche”, ma “brevi e comprensibili”, tratte direttamente dalla Bibbia. Il patriarca ha poi indicato le croci in stile caldeo che decorano la chiesa, sottolineando che sono spoglie, senza il corpo di Gesù come nei crocifissi occidentali.
“Questo ci dà speranza: Gesù è risorto - ha detto - anche se siamo perseguitati, anche se veniamo uccisi, abbiamo questa speranza.”
Un futuro di incertezze
La chiesa di Al-Tahira era stata inaugurata mercoledì 15 ottobre con una cerimonia laica che ha attirato molti giornalisti locali, oltre al governatore della provincia di Ninive e il ministro della Cultura del Paese. La Messa di riconsacrazione, celebrata ieri, è stata un evento più raccolto, con la partecipazione di un gruppo ristretto di fedeli caldei. È stata officiata in una combinazione di arabo, neoaramaico caldeo e francese, per rendere omaggio alla delegazione de L’Oeuvre d’Orient, l’organizzazione che ha finanziato la ristrutturazione della chiesa. Otto anni dopo la liberazione di Mosul dall’Is, pochissimi cristiani sono tornati a vivere stabilmente nella città. La maggior parte dei partecipanti alla cerimonia proveniva da villaggi cristiani circostanti. Noah, 29 anni, arrivato da Karamlesh, località a maggioranza cristiana, ha detto: “Questa riapertura mi dà la speranza che i cristiani possano avere un futuro in Iraq. Le cose ora vanno meglio di prima, ma non possiamo sapere come cambierà la situazione politica. Se Dio vuole, potremo restare.”
