Due giorni di preghiera e digiuno per l’Iraq, appello di Benedetto XVI
2 aprile 2006
In una Piazza San Pietro gremita di pellegrini convenuti per ricordare la morte, un anno fa, di Giovanni Paolo II, è riecheggiato l'appello del Pontefice Benedetto XVI a favore di due giornate di preghiera e digiuno, domani e dopodomani, per i cristiani iracheni.
L'appello che il Papa ha rilanciato è del Patriarca di Babilonia di Caldei, Emmanuel III Delly, ed era stato anticipato la scorsa domenica a Gallipoli da Monsignor Shleimun Warduni, Patriarca Vicario, all'epoca in Italia.
"L'allontanamento da Dio ha causato spargimento di sangue, ed è necessario tornare a Lui e fare la Sua volontà perchè Egli restituisca all'Iraq, il paese di Abramo, la pace, la tranquillità e la sicurezza, e perchè l'amore, la fratellanza e la concordia regnino tra tutti gli iracheni ed in tutto il mondo. Che il buon Dio ascolti ed esaudisca le nostre suppliche"
Questo il sunto dell'appello di Mar Emmanuel che rende bene la situazione disperata in cui vivono gli iracheni tutti, ed i cristiani in particolare. Una situazione ribadita solo qualche giorno fa da Monsignor Andreas Abouna, anch'egli Patriarca Vicario dei Caldei, durante una visita in Germania, che, riferendosi all'esodo dei cristiani iracheni ha detto: "Con il cuore i cristiani non vorrebbero lasciare il paese ma a causa della situazione preferiscono farlo … le chiese sono piene ma al di fuori di esse si ha la sensazione che i cristiani siano finiti in Iraq.”
Benedetto XVI durante l'Angelus in Piazza San Pietro ha ben raccolto questa urgenza, e per questo ha detto:
“Invito tutti ad aderire all'iniziativa dei nostri fratelli di quel martoriato Paese, affidando tale intenzione all’intercessione di Maria Santissima, Regina della Pace"
La stessa Vergine Maria cui tutto l'Iraq fu consacrato dale chiese cristiane irachene, anche non cattoliche, il 21 marzo del 2003, a guerra già iniziata da un giorno, ma la cui benedizione è ancora necessario invocare, visto che è proprio di oggi la notizia di un'ennesima minaccia di morte ad un sacerdote caldeo di Baghdad, arrivatagli sotto forma di lettera lasciata nella casetta delle elemosine, a dimostrazione del fatto che neanche il chiuso di una chiesa può garantire la sicurezza in un paese dove, come ha affermato un altro sacerdote: “Qui non c’è – un - nemico, qui -ognuno - è un nemico.”
2 aprile 2006
In una Piazza San Pietro gremita di pellegrini convenuti per ricordare la morte, un anno fa, di Giovanni Paolo II, è riecheggiato l'appello del Pontefice Benedetto XVI a favore di due giornate di preghiera e digiuno, domani e dopodomani, per i cristiani iracheni.
L'appello che il Papa ha rilanciato è del Patriarca di Babilonia di Caldei, Emmanuel III Delly, ed era stato anticipato la scorsa domenica a Gallipoli da Monsignor Shleimun Warduni, Patriarca Vicario, all'epoca in Italia.
"L'allontanamento da Dio ha causato spargimento di sangue, ed è necessario tornare a Lui e fare la Sua volontà perchè Egli restituisca all'Iraq, il paese di Abramo, la pace, la tranquillità e la sicurezza, e perchè l'amore, la fratellanza e la concordia regnino tra tutti gli iracheni ed in tutto il mondo. Che il buon Dio ascolti ed esaudisca le nostre suppliche"
Questo il sunto dell'appello di Mar Emmanuel che rende bene la situazione disperata in cui vivono gli iracheni tutti, ed i cristiani in particolare. Una situazione ribadita solo qualche giorno fa da Monsignor Andreas Abouna, anch'egli Patriarca Vicario dei Caldei, durante una visita in Germania, che, riferendosi all'esodo dei cristiani iracheni ha detto: "Con il cuore i cristiani non vorrebbero lasciare il paese ma a causa della situazione preferiscono farlo … le chiese sono piene ma al di fuori di esse si ha la sensazione che i cristiani siano finiti in Iraq.”
Benedetto XVI durante l'Angelus in Piazza San Pietro ha ben raccolto questa urgenza, e per questo ha detto:
“Invito tutti ad aderire all'iniziativa dei nostri fratelli di quel martoriato Paese, affidando tale intenzione all’intercessione di Maria Santissima, Regina della Pace"
La stessa Vergine Maria cui tutto l'Iraq fu consacrato dale chiese cristiane irachene, anche non cattoliche, il 21 marzo del 2003, a guerra già iniziata da un giorno, ma la cui benedizione è ancora necessario invocare, visto che è proprio di oggi la notizia di un'ennesima minaccia di morte ad un sacerdote caldeo di Baghdad, arrivatagli sotto forma di lettera lasciata nella casetta delle elemosine, a dimostrazione del fatto che neanche il chiuso di una chiesa può garantire la sicurezza in un paese dove, come ha affermato un altro sacerdote: “Qui non c’è – un - nemico, qui -ognuno - è un nemico.”