“Le trasformazioni culturali e sociali, il comportamento e gli atteggiamenti di alcuni preti, la mancanza di vita comunitaria tra sacerdoti, le poche nascite”: sono questi alcuni dei motivi per i quali la chiesa Caldea in Iraq e nei Paesi della diaspora soffre oggi di una “carenza” di vocazioni sacerdotali e monastiche.
Lo scrive in una nota il patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako, diffusa dai media patriarcali, dedicata alle vocazioni.
“Il comportamento e gli atteggiamenti di alcuni sacerdoti sono a volte ben lungi dall’essere coerenti con la spiritualità del sacerdozio e la fedeltà alla Chiesa” afferma Mar Sako che ribadisce come, contrariamente a quanto accade, “la ‘vita in comune’ dei sacerdoti rappresenta un vero sostegno per la vita personale e per la missione comune, salvandoli dall’isolamento”.
Il patriarca denuncia anche il calo delle nascite dovuta al fatto che “la maggior parte delle famiglie oggi tende ad accontentarsi di uno o due figli, a causa del deterioramento della situazione economica e delle frequenti guerre”.
Significativo, a riguardo, il ricordo del cardinale delle parole di una donna nella guerra Iran-Iraq: “non vogliamo avere bambini che muoiono in queste guerre insensate”.
Un altro punto che preoccupa la Chiesa, secondo il patriarca, “è la riluttanza dei giovani a sposarsi. Inoltre, la partecipazione dei giovani alle attività ecclesiali li induce a pensare che non esiste la necessità di intraprendere il cammino sacerdotale”.
Da qui “l’urgenza di incoraggiare le vocazioni da parte del vescovo e dei sacerdoti e la collaborazione dei parrocchiani con i loro preti. È vero che la vocazione di Cristo al sacerdozio è personale, ma – conclude Mar Sako – la comunità è responsabile delle vocazioni e la sua partecipazione è essenziale, perché è in essa che le vocazioni nascono e crescono”.
Lo scrive in una nota il patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako, diffusa dai media patriarcali, dedicata alle vocazioni.
“Il comportamento e gli atteggiamenti di alcuni sacerdoti sono a volte ben lungi dall’essere coerenti con la spiritualità del sacerdozio e la fedeltà alla Chiesa” afferma Mar Sako che ribadisce come, contrariamente a quanto accade, “la ‘vita in comune’ dei sacerdoti rappresenta un vero sostegno per la vita personale e per la missione comune, salvandoli dall’isolamento”.
Il patriarca denuncia anche il calo delle nascite dovuta al fatto che “la maggior parte delle famiglie oggi tende ad accontentarsi di uno o due figli, a causa del deterioramento della situazione economica e delle frequenti guerre”.
Significativo, a riguardo, il ricordo del cardinale delle parole di una donna nella guerra Iran-Iraq: “non vogliamo avere bambini che muoiono in queste guerre insensate”.
Un altro punto che preoccupa la Chiesa, secondo il patriarca, “è la riluttanza dei giovani a sposarsi. Inoltre, la partecipazione dei giovani alle attività ecclesiali li induce a pensare che non esiste la necessità di intraprendere il cammino sacerdotale”.
Da qui “l’urgenza di incoraggiare le vocazioni da parte del vescovo e dei sacerdoti e la collaborazione dei parrocchiani con i loro preti. È vero che la vocazione di Cristo al sacerdozio è personale, ma – conclude Mar Sako – la comunità è responsabile delle vocazioni e la sua partecipazione è essenziale, perché è in essa che le vocazioni nascono e crescono”.