Un viaggio di indagine e valutazione dei progetti in Iraq eff ettuato da Aiuto
alla Chiesa che Soffre nel marzo 2022 ha rilevato che si sono compiuti
progressi significativi per stabilizzare la comunità cristiana dopo la violenza
genocida perpetrata dallo Stato Islamico (ISIS). Tuttavia, nonostante i
miglioramenti, la situazione «rimane preoccupante» (219) e permangono
notevoli minacce che pongono seri interrogativi sulla sopravvivenza a lungo
termine della Chiesa.
Lo Stato Islamico rimane una preoccupazione di fondo, secondo studi che
suggeriscono come «in Iraq si registri la maggior parte delle attività (dello
Stato Islamico), elemento che non sorprende considerate le origini irachene
del gruppo e la sua leadership di stampo iracheno».
Gli attacchi includono
«aggressioni con armi di piccolo calibro, imboscate, aggressioni per strada,
attentati suicidi, omicidi, rapimenti e atti di sabotaggio» (220).
Analizzando i
rapporti degli esperti militari, secondo cui lo Stato Islamico «continuerebbe
ad essere una forza insurrezionale altamente attiva e letale in Medio Oriente,
in particolare nelle zone rurali dell’Iraq e della Siria» (221) emerge la persistente
minaccia di un’esplosione di violenza su larga scala, che potrebbe
comportare un nuovo guadagno territoriale da parte del gruppo.
Un tale
esito potrebbe avere conseguenze drammatiche per i cristiani iracheni, che
nell’arco di una sola generazione sono stati decimati da 1,2 milioni di fedeli
agli attuali 150.000. (222). Anche a Bagdad, dagli anni ‘60 in poi, la presenza
cristiana, relativamente estesa, è «diminuita in modo sostanziale negli ultimi
anni e molte chiese sono state costrette a chiudere» (223).
Popolazione
41,5 milioni
Popolazione Cristiana 150.000
Appartenenza religiosa
Musulmani 97,5%
Altri 2,5% (inclusi i cristiani < 0,5%)
Nonostante queste e altre sfide – inclusa la «disoccupazione dilagante» (224) – il ritorno di circa il 60 per cento dei cristiani sfollati all’interno del Paese e
di altre minoranze alle loro terre d’origine nella Piana di Ninive è stato reso
possibile da una massiccia campagna di ricostruzione.
Tuttavia, molti altri
hanno preferito non fare ritorno alle proprie terre, a causa della permanenza
nella regione di milizie ostili ai cristiani. Le milizie sciite shabak, in parte
appoggiate dall’Iran e che agiscono sotto l’egida delle Unità di Mobilitazione
Popolare sostenute dallo Stato, hanno aggredito i cristiani che volevano
tornare (225) e hanno inoltre espropriato vasti appezzamenti agricoli di
proprietà dei cristiani a Bartella e dintorni, nella Piana di Ninive (226).
A distanza di diversi anni dalla sconfitta dello Stato Islamico, nel marzo
2022 a Mosul si contavano appena 50 famiglie cristiane ritornate in città (227).
Durante una visita a Mosul nel maggio 2020, il primo ministro Mustafa AlKadhimi ha affermato che «i cristiani rappresentano una delle componenti
più autentiche dell’Iraq e ci rattrista vederli lasciare il Paese» (228).
Nonostante
queste dichiarazioni di sostegno, molti cristiani a Mosul hanno dichiarato
di aver perso fiducia nei confronti degli ex vicini musulmani e di essere
preoccupati per la presenza di cellule dormienti dello Stato Islamico (229).
Tali
elementi rendono molto improbabile la prospettiva di un ritorno massiccio
dei cristiani a Mosul.
Sebbene la condizione dei cristiani in alcune parti di Ninive rimanga
incerta, le comunità cristiane precedentemente sfollate e ora insediatesi
ad Ankawa hanno trovato maggiore sicurezza quando è stato concesso
il controllo amministrativo al sobborgo di Erbil (si veda a tal proposito il
paragrafo del giugno 2021).
La creazione di una nuova arcidiocesi siriaco-cattolica ad Ankawa è un’ulteriore prova che l’area si è trasformata da luogo di sfollamento a residenza definitiva (230).
Nell’estremo nord, i villaggi
cristiani hanno subìto incursioni turche apparentemente dirette contro le
forze curde situate vicino al confine settentrionale dell’Iraq.
Villaggi come
Chalik, Bersiveh e Sharanish sarebbero stati tra i più colpiti.
Secondo le
organizzazioni cristiane locali, questi attacchi miravano ad allontanare le
persone dalla zona, nell’ambito dei piani della Turchia di creare basi da cui
lanciare operazioni di terra contro il PKK (Partito dei Lavoratori Curdi) (231).
La Costituzione irachena del 2005 contiene delle ambiguità, poiché protegge
i diritti religiosi dei cristiani e di altre minoranze (articolo 2, par. 2), ma sancisce al
tempo stesso che «l’Islam è la religione ufficiale dello Stato e una fonte del diritto»
(articolo 2, par. 1) (232). I leader della Chiesa hanno affermato che le minoranze non
si sentono ugualmente tutelate davanti alla legge.
Il Patriarca cattolico caldeo
di Bagdad Louis Raphael I Sako ha invitato il governo a «promulgare una legge
che rispetti la libertà di coscienza» e a seguire «l’esempio dei Paesi che hanno
abrogato il reato di apostasia» (233).
Tuttavia, il governo ha compiuto alcuni passi per
riconoscere le religioni diverse dall’Islam: ad esempio, rendendo il Natale una festa
nazionale (si veda a tal proposito il paragrafo del dicembre 2020) (234).
Nonostante le sfide che i cristiani iracheni devono affrontare, la visita di Papa Francesco nel marzo 2021 ha infuso speranza nei fedeli.
Particolarmente
significativo è stato l’incontro con il Grande Ayatollah Ali Al-Sistani, l’ecclesiastico
sciita più anziano del Paese. Tuttavia, la notevole sicurezza predisposta per la visita
ha sottolineato le minacce tuttora esistenti (235).
Dicembre 2020. Il Parlamento iracheno ha votato all’unanimità per decretare il
Natale come festa nazionale annuale. In precedenza, il 25 dicembre era riconosciuto
come una festa cristiana, ma non come festa nazionale pubblica (236).
Marzo 2021. Papa Francesco è diventato il primo Pontefice a visitare l’Iraq.
Durante il viaggio di quattro giorni, si è recato a Ur, secondo la Bibbia luogo di
provenienza di Abramo. Durante il viaggio sono state visitate anche chiese e altre
strutture distrutte dallo Stato Islamico (237).
Marzo 2021. Il primo ministro iracheno Mustafa Al-Kadhimi ha dichiarato il 6
marzo Giornata nazionale annuale della tolleranza e della coesistenza in Iraq.
Annunciandone la celebrazione annuale, il primo ministro ha dichiarato che tale
ricorrenza è stata voluta «per celebrare lo storico incontro a Najaf tra l’Ayatollah Ali
Al-Sistani e Papa Francesco, e quello interreligioso nell’antica città di Ur» (238).
Maggio 2021. Le forze turche sono state accusate di aver distrutto una chiesa
e diversi edifici durante un bombardamento effettuato a Miska, un villaggio
cristiano nel distretto di Amedi, nella provincia di Dohuk. Secondo quanto riferito,
a causa degli incessanti bombardamenti, tre villaggi sono stati definitivamente
abbandonati (239).
Giugno 2021. Ankawa, sobborgo a maggioranza cristiana di Erbil, è stato
designato come distretto ufficiale da Masrour Barzan, primo ministro della regione
del Kurdistan in Iraq. La decisione implica che i residenti del distretto abbiano un
«controllo amministrativo» anziché essere posti sotto l’autorità diretta del sindaco
di Erbil. I poteri delegati ad Ankawa includono i diritti ad eleggere propri funzionari
e rappresentanti, a gestire la propria amministrazione, a provvedere alla propria
sicurezza e a fornire assistenza sociale (240).
Luglio 2021. L’USCIRF ha espresso apprezzamento per la decisione del
Dipartimento di Stato degli Stati Uniti di stanziare ulteriori 155 milioni di dollari
per l’assistenza umanitaria in Iraq, per un totale di 200 milioni di dollari donati
nell’anno fiscale 2021. Gli aiuti sosterranno gli iracheni sfollati a causa delle violenze
perpetrate dallo Stato Islamico, inclusi gli appartenenti alle minoranze religiose (241).
Novembre 2021. La casa di un negoziante cristiano ad Al-Amarah, nel sud-est
dell’Iraq, è stata attaccata con bombe artigianali. Il negoziante aveva una licenza
ufficiale per vendere alcolici nel suo negozio, ma aveva comunque subìto numerose
minacce. Ad Al-Amarah vivono solo altre otto famiglie cristiane, il resto della
comunità è fuggito (242).
Giugno 2022. In uno studio, l’Iran è stato accusato di portare avanti una “jihad
invisibile” contro i cristiani in Iraq e in altri Paesi, con l’obiettivo di spingerli a
lasciare il Medio Oriente. Secondo un rapporto del “Philos Project”, «in Libano, Iraq,
Siria e Yemen, le milizie per procura dell’Iran hanno avuto un ruolo significativo,
sebbene ampiamente non riconosciuto, nel drammatico declino dei cristiani nella
regione». L’analisi nota inoltre come le milizie «abbiano lavorato per creare le
condizioni che hanno costretto i cristiani ad andarsene» (243).
Agosto 2022. Il Patriarca Louis Raphael I Sako, leader della Chiesa Cattolica
caldea, ha avvertito che i cristiani potrebbero scomparire dal Paese se non
cambieranno le politiche governative, sociali ed economiche. Parlando nel primo
giorno di un Sinodo della Chiesa a Bagdad, il Patriarca ha affermato: «I cristiani
iracheni, e forse anche quelli di altre nazioni, scompariranno presto se non vi sarà
un cambiamento nel pensiero e nel sistema statale». Il leader religioso ha dichiarato
di ritenere che l’eredità islamica dell’Iraq «rende i cristiani cittadini di seconda
classe, permettendo l’usurpazione delle loro proprietà», e ha lanciato un nuovo
appello a modificare la Costituzione irachena (244).
Iraq
Costruire il futuro
L’Università Cattolica di Erbil (CUE) è fondamentale per la ripresa dell’Iraq in
seguito alla violenza genocida che il popolo ha subìto per mano dei militanti
islamisti dello Stato Islamico (ISIS).
Fondata dall’arcivescovo Bashar Warda di Erbil, l’Università Cattolica di Erbil
accoglie studenti di tutte le culture, religioni e percorsi formativi in un ambiente
orientato all’eccellenza accademica, al rispetto reciproco e all’amicizia.
Aiuto alla Chiesa che Soffre è stato uno dei principali partner del progetto nello
sviluppo dell’Ateneo.
Oltre a fornire finanziamenti per il Laboratorio di Scienze
Mediche, uno dei dipartimenti accademici attualmente in crescita, la Fondazione
pontificia ha sostenuto 150 studenti nell’ambito del Programma di borse di
studio “Papa Francesco” (245).
Quando i membri di Aiuto alla Chiesa che Soffre hanno visitato l’Università,
durante un viaggio di valutazione del progetto, hanno incontrato Joudy, una
cristiana di Aleppo, studentessa del primo anno. La diciottenne Joudy, che per poco non è stata uccisa quando una bomba è caduta
vicino alla sua scuola, ha lasciato la Siria con la sua famiglia e ha cercato rifugio
nel distretto iracheno a maggioranza cristiana di Ankawa, sobborgo di Erbil,
capoluogo della provincia semi-autonoma curda.
La giovane ha dichiarato ad Aiuto alla Chiesa che Soffre: «Il mio sogno è
diventare un architetto. Immagino che un giorno potrò fare la mia parte per
costruire di nuovo la mia città. Ricordo quanto era bella un tempo.» (246)