Pagine

23 dicembre 2007


20 dicembre 2007

Notizie della comunità irachena cristiana

Fonti: Varie

By Baghdadhope

Baghdad.
* Dopo il vice presidente Adel Abdul Mahdi, anche l’altro vice presidente iracheno, Tareq Al Hashemi ha voluto congratularsi con il Patriarca di Babilonia dei Caldei, Mar Emmanuel III Delly per la sua recente nomina a Cardinale. Mar Delly ha colto così l’occasione per riferire il desiderio di Papa Benedetto XVI che l’Iraq possa trovare la sicurezza e la pace necessarie alla convivenza tra le diverse componenti etniche e religiose del paese.
* Lo stesso giorno si è svolta a Baghdad la riunione del Consiglio dei capi delle comunità cristiane presieduto dallo stesso Mar Emmanuel III Delly. L’incontro, iniziato con un momento di preghiera, ha avuto molti punti in agenda.
La situazione dei cristiani in Iraq ed all’estero e la posizione ufficiale delle chiese riguardo il fenomeno dell’emigrazione: la necessità di aiutare la popolazione nel paese per frenare tale emorragia e quella che si è rifugiata all’estero. La necessità di preservare le proprietà delle chiese e dei fedeli, specialmente quelli che sono stati costretti a lasciarle. Il rifiuto del cosiddetto progetto della “Piana di Ninive” che non considera il fatto che i cristiani vivono non solo in quella zona, e che devono continuare a farlo in ogni parte del paese a fianco delle diverse componenti della società irachena. Lo status delle minoranze nell’ambito della costituzione irachena, e la situazione degli studenti di fede cristiana nelle scuole pubbliche in cui non viene impartito loro l’insegnamento religioso. L’influsso negativo delle nuove organizzazioni religiose che in Iraq si definiscono chiese e che non solo cercano di attirare i fedeli delle chiese autoctone, specialmente tra i giovani, ma che con il loro aggressivo proselitismo creano problemi con la componente musulmana. Gruppi religiosi che dichiarano di essere rappresentanti della vera fede dimenticando che la Cristianità è originaria proprio di queste zone dove si è nutrita del sangue dei suoi martiri. La necessità dell’unione tra le diverse componenti cristiane, sia religiose che politiche, sulla base della convinzione che la forza stia nell’unione.
L’incontro si è concluso con lo scambio di auguri per il prossimo Natale e con quelli agli iracheni musulmani per la prossima festa del Sacrificio.
Tra i 14 prelati presenti il Patriarca Caldeo Mar Emmanuel III Delly ed i suoi ausiliari: Monsignor Shleimun Warduni, Monsignor Jacques Isaac e Monsignor Andreas Abouna. Monsignor Jean Sleiman Vescovo Latino di Baghdad, Monsignor Avak Assadorian Vescovo della Chiesa Armeno Cattolica e Segretario del Consiglio, Mar Gewargis Slewa Vescovo della Chiesa Assira dell’Est, Monsignor Severius Hawa Vescovo della Chiesa Siro Ortodossa, Monsignor Matti Shaba Matoka Vescovo della Chiesa Siro Cattolica, il Monaco Redentorista Vincent Al Muhallafi della Chiesa Greco Melchita e rappresentanti della Chiesa Protestante, Greco Ortodossa ed Antica Assira dell’Est.
* Il Consiglio dei Ministri iracheno ha ufficialmente dichiarato il
25 dicembre 2007 giornata di festa per la ricorrenza del Natale che segue di soli pochi giorni quest'anno la festa islamica del Sacrificio.
* Secondo notizie riferite a Baghdadhope da un sacerdote di Baghdad, nella zona di Hay Al Benook, nella parte nord-occidentale della capitale, la situazione è leggermente migliorata da quando è in vigore il sistema della “fahwa”, il controllo cioè dell’area non solo da parte delle forze di sicurezza americane ed irachene, ma anche di guardie armate che pattugliano il quartiere e controllano i check points. Nell’area, ad esempio, tutte le strade, tranne la principale, sono chiuse, e nessuno che non sia del quartiere può entrare, a piedi e meno che mai in auto, una procedura che permette a chi ci vive di uscire per fare compere e lavorare e che dovrebbe – il condizionale è sempre d’obbligo parlando dell’Iraq – scongiurare problemi in questo periodo di feste islamiche e cristiane. Il sistema, già rodato altrove, funziona con la collaborazione delle truppe americane che hanno segnato sulle loro mappe i check points autorizzati.
* Mr. Abdallah Alnaufali, che dirige il dipartimento per i non musulmani {cristiani, mandei, yazidi ed ebrei} dell'Awqaf, il ministero che si occupa delle proprietà religiose in Iraq, ha annunciato la riapertura a Dora di due chiese, quella caldea di San Giovanni Battista, e quella di Mart Shmoni, appartenente all’Antica Chiesa Assira dell’Est.
* Una famiglia cristiana che vive nel quartiere di Zayouna a Baghdad è stata vittima di un
efferato episodio di violenza. Ladri armati sono penetrati nella casa per rubare riducendo in fin di vita per le percosse il padre, Mr. Salem Yousif Karash, ora ricoverato in ospedale dove si trova anche una delle figlie, Miss Lena Salem, che, per paura di un possibile rapimento si è gettata dal quarto piano del palazzo al momento dell’irruzione. Ancora sotto shock è la madre della ragazza, mentre salvi sono gli altri tre figli della coppia, due maschi ed una femmina, che in quel momento non erano in casa.

Ritiro spirituale ad Ankawa di vescovi e sacerdoti caldei con l’avvicinarsi del Natale. All’incontro, guidato dal Padre Redentorista Lucien Cop, docente del Babel College, ed ispirato dal primo capitolo della Genesi, erano presenti Monsignor Rabban Al Qas, vescovo di Amadhiya ed amministratore vescovile di Erbil, Monsignor Mikha P. Maqdassi, vescovo di Al Qosh, Monsignor Petrus Harbouli, vescovo di Dohuk, Monsignor Luis Sako, vescovo di Kirkuk, alcuni sacerdoti delle rispettive diocesi ed il corepiscopo Ruphail.

Baqdida. Alla presenza di Monsignor George Qas Musa e di Monsignor Gregorius Saliba Shamoun, rispettivamente vescovo siro cattolico e siro ortodosso di Mosul una grande celebrazione si è tenuta nella chiesa siro cattolica di Saint John che, secondo la tradizione, fu costruita sulle rovine di un antichissimo convento e che è stata recentemente restaurata dopo anni di abbandono.

A Bassora il Primo Ministro iracheno, Nouri Al Maliki, ed il Consigliere per la Sicurezza Nazionale, Muwaffaq Al Rubaie, in città per degli incontri sul futuro della regione dopo il parziale ritiro delle truppe britanniche, hanno espresso il proprio dispiacere per la recente uccisione di due componenti della piccola comunita’ cristiana, Mr. Usama Fareed e sua sorella Maysoon.

A Mosul il vescovo caldeo, Monsignor Faraj P. Rahho, ha dichiarato che la situazione in città è migliorata recentemente per due fattori: la maggiore presenza delle forze di polizia, e la vicinanza temporale del Natale con la festa islamica del Sacrificio. In ogni caso, come gia’ avveniva in passato, le celebrazioni natalizie si terranno nelle ore diurne per la sicurezza dei fedeli. Un Natale blindato quindi a Mosul, come quello annunciato anche a Baghdad da Monsignor Shleimun Warduni che in un’intervista al SIR ha detto: “Nei giorni scorsi siamo stati contattati da emissari governativi che si occupano di ordine pubblico per conoscere date, luoghi e orari delle celebrazioni natalizie così da implementare i controlli e la sicurezza intorno alle chiese, da parte nostra vorremmo evitare tutto questo ma è necessario per garantire l’incolumità dei nostri fedeli. Le celebrazioni avranno luogo nelle prime ore del mattino o del pomeriggio del 24 e 25 dicembre sempre per motivi di sicurezza.”

13 dicembre 2007

Torino-Baghdad: una vecchia amicizia




Nell'augurare un Felice Natale l'Ufficio Pastorale Migranti dell'Arcidiocesi di Torino ricorda le iniziative a favore del progetto
"Io ho un nuovo amico, un sacerdote caldeo iracheno"
a sostegno di dieci sacerdoti cattolici caldei di Baghdad.


DOMENICA 16 dicembre 2007
Via Garibaldi angolo Via San Francesco d'Assisi
Torino
Ore 13.00/19.00
BANCHETTO DI NATALE


LUNEDI 24 dicembre 2007
Chisa di San Rocco
Via San Francesco d'Assisi 1
Torino
Ore 21.30 CONCERTO GOSPEL "Hora Nona Gospel Singers"
Ore 23.30 SANTA MESSA

Di seguito il volantino del progetto
"Io ho un nuovo amico, un sacerdote caldeo iracheno"

L
’Ufficio Pastorale Migranti dell’Arcidiocesi di Torino
sostiene il progetto:
IO HO UN NUOVO AMICO, UN SACERDOTE CALDEO IRACHENO
Anno 2008
Per il quinto anno consecutivo l’Ufficio Pastorale Migranti dell’Arcidiocesi di Torino si fa promotore di un progetto finalizzato al parziale sostegno economico di dieci giovani sacerdoti cattolici caldei di Baghdad.
I resoconti che in questi anni i sacerdoti coinvolti nel progetto ci hanno inviato, e l’interesse dimostrato da molti nostri concittadini, ci hanno convinto a continuare il progetto inizialmente previsto con durata quadriennale.
L’Iraq, infatti, è ancora un paese in guerra, e la sua piccola ma antica comunità cristiana ne sta ancora soffrendo.
Le nostre speranze iniziali che la situazione potesse normalizzarsi in minor tempo sono state frustrate, ed è per questa ragione che sostenere i giovani sacerdoti, e per ricaduta, le loro parrocchie, è ancora importante. E lo è, come loro stessi ci scrivono, non solo dal punto di vista economico - la cui utilità non si può negare - ma anche da quello morale. Gli iracheni cristiani anche attraverso questo sostegno sanno di non essere soli. Sanno che i loro fratelli italiani, e torinesi nel nostro caso, sebbene più fortunati di loro e liberi di manifestare e praticare la propria fede non li dimenticano.
Gli iracheni cristiani stanno vivendo una vera e propria tragedia fatta di uccisioni, rapimenti, minacce, fuga dalle proprie case e dalle proprie città.
Baghdad è ancora per loro un posto pericolosissimo. Chi ha potuto ne è fuggito, ma chi ancora cerca di sopravviverci o vi è costretto, ha bisogno, proprio attraverso l’aiuto dato ai sacerdoti, del nostro aiuto.
L’Iraq non è solo immagini televisive ormai scomparse dalla nostra memoria, ma “lacrime e sangue” dei nostri fratelli cristiani.

ABBIAMO BISOGNO DEL TUO AIUTO

per continuare a dar loro un aiuto, una speranza e … nuovi amici


CCB 000000665206
ABI 03069 CAB 01125
CIN L IBAN IT84
c/o Intesa San Paolo
Ag. 85 di Torino
Causale: IRAQ

Per informazioni:
Ufficio Pastorale Migranti
Via Ceresole 42
Torino
011 2462443

o scrivere a
Don Fredo Olivero

Direttore UPM
f.olivero@diocesi.torino.it

A Baghdad e Kirkuk congratulazioni, mentre a Bassora i cristiani terranno un basso profilo a Natale


By Baghdadhope

Celebrazioni in sordina per il prossimo Natale sono state richieste dalla chiesa di Mar Ephram a Bassora in segno di lutto per la morte di Usama Fareed e di sua sorella Maysoon, uccisi l’11 dicembre. Dopo la fuga all’estero della famiglia due anni fa a causa delle continue minacce cui la comunità irachena di Bassora è stata – ed è - sottoposta i due erano rimasti a vivere nel centrale quartiere di Briha. Secondo il parroco caldeo della città, Padre Emad Aziz Banna, ai funerali delle due vittime hanno partecipato anche alcuni musulmani che abitavano nello stesso quartiere. Un segno di buona volontà che però non riuscirà a fermare l’esodo della comunità cristiana sempre più terrorizzata ed esposta alle violenze in una città che alla vigilia del disimpegno delle truppe britanniche si sta rivelando ogni giorno più pericolosa. Secondo il parroco, infatti, questo efferato episodio influirà negativamente sulla comunità. Usama Fareed gestiva un negozio di riparazioni elettriche nel quartiere di Aziziah in una parte di una casa appartenente ad una famiglia saudita che aveva lasciato il paese, ma era stato costretto a chiuderlo per le minacce di un gruppo integralista.

A Baghdad intanto continuano le congratulazioni al Patriarca della Chiesa Caldea, Mar Emmanuel III Delly, per la sua recente nomina a cardinale. Ieri è stata la volta del vice presidente iracheno Mr.Adel Abdul Mahdi, che, ricevendo il Cardinale Delly, ha espresso non solo le sue felicitazioni ma anche un ringraziamento al Santo Padre per l’onore reso all’Iraq con questa nomina, mentre il 10 dicembre il prelato aveva ricevuto una delegazione dell'Iraqi Communist party.

Una delegazione del Consiglio cittadino di Kirkuk
ha espresso le proprie congratulazioni per la nomina di Mar Emmanuel III Delly a cardinale all'arcivescovo caldeo della città, Monsignor Luis Sako, cui è stato dato il benvenuto dopo un lungo viaggio all'estero. La delegazione ha sottolineato l'importanza dell'unità tra i diversi settori della città e Monsignor Sako l'ha ringraziata per il caldo benvenuto ed il discorso. Lo stesso giorno Monsignor Sako ha incontrato il sindaco della città ed ha discusso della situazione dei cristiani e del loro ruolo all'interno del consiglio cittadino.

Congratulations in Baghdad and Kirkuk while in Basra Christians will keep a low profile for Christmas

Source: Ankawa.com

By Baghdadhope

Low-profile celebrations for the next Christmas
have been requested by Mar Ephram church in Basra in sign of mourning for the death of Usama Fareed and his sister Maysoon, killed on December 11. After the flight abroad of the rest of the family two years ago due to the continuos threats to the Iraqi Christian community of Basra, Mr. Fareed and his sister were living in the central area of Briha. According to the Chaldean parish priest of the city, Fr. Emad Aziz Banna, present to the funeral service were also some Muslims living in the same area. A sign of good will that in any case will not be able to stop the exodus of the ever more terrified and exposed to violence Christian community still living in a city that, on the eve of the disengagement of the British troops, is day by day more dangerous. According to Fr. Banna the bloody murder of the Fareed brothers will negatively affect the community. Usama Fareed run a shop of electrical repairs in the area of Aziziah in a part of a house belonging to a Saudi family who left the country, but he had been obliged to shut it down due to the threats receveid by an extremist group.

In the meanwhile in Baghdad further congratulations to the Patriarch of the Chaldean Church, Mar Emmanuel III Delly, for his recent appointment as a Cardinal. Yesterday was the turn of Iraqi vice-president, Mr.Adel Abdul Mahdi, who, in receiving the Cardinal, expressed his congratulations and a thank to the Holy Father for the honour given to all Iraq by Delly’s appoitment, while on December 10 the Cardinal received a delegation of the Iraqi Communist party.

A delegation of the City Council of Kirkuk expressed its congratulation for the appointment of Mar Emmanuel III Delly as a Cardinal to the Archbishop of the city, Mgr. Sako, who was welcomed back after his long journey abroad. The delegation talked about the importance of unity among all the sectors of the city and Mgr. Sako thanked them for the warm welcome and the speech. On the same day Mgr. Sako visited the city mayor and discussed the situation of Christian community in the city and its role in the city council.

12 dicembre 2007

Christians assailed in Iraq, says Armenian bishop


Christians are fleeing Iraq, says Armenian archbishop Avak V. Asadourian, and Christianity is feared to disappear. Says that Christian faith is strong enough to embrace martyrdom.

By Stephen Brown
Christians are fleeing Iraq and Christianity risks disappearing from the country, says a senior Baghdad archbishop, reiterating appeals made recently to Western churches to intercede with their governments about the plight of the Iraqis. "We do have the courage of faith, the outpouring of love, but because of the war, you see death and destruction, the manifestation of evil. Our people are lacking hope, and so they are leaving," said Archbishop Avak V. Asadourian of the Armenian Church of Iraq in an interview with Ecumenical News International on 10 December.

Click on "leggi tutto" for the article by Ecumenical News International
He was interviewed in Geneva following a service at the headquarters of the World Council of Churches, at which he said the four years since the US-led invasion had been "the most difficult by far" of his 28-year ministry in Iraq. Asadourian was attending a WCC meeting centred on accompanying churches in conflict situations. Young people "are faced each day with death and destruction, they are faced each day with being kidnapped or facing the agony of having a loved one who is kidnapped", the prelate told worshippers at the service. Despite the hardships, Asadourian, who leads the Council of the Heads of the Churches in Baghdad, said the faith of the Christians in Iraq, who are estimated to account for less than 3 per cent of the country's 27.5 million people, has not wavered, although many reports have said their numbers have dwindled. "On the contrary, we have been steadfast in our faith," said the archbishop. He recounted how a Syrian Orthodox priest had been decapitated in the northern Iraq city of Mosul, apparently for refusing to "adopt another religion". In the same city, a Chaldean priest and his three assistants were shot dead in June this year a few metres from their church. "We have new martyrs in the church in Iraq," said Asadourian. "I know of no one incident in the last four years where priests have converted to another religion because they have been threatened," the archbishop stated, adding the same was true for lay people. "So in Iraq the faith of your brothers and sisters in Christ is strong enough to face martyrdom." Nevertheless, "we are faced with the problem of the lack of hope," the archbishop said in his sermon. "Unless the churches in Iraq can open small windows if hope then I am afraid that Christianity will face a slow demise not only in Iraq but in the entire region where Jesus Christ lived and worked," he said "I pray that the churches in the West will be strong enough to have a say in the corridors of power to remind those in power what they promised for Iraq and that it is high time that the promise is fulfilled," the archbishop told ENI. "We ask for peace, not only for Christians, but for the entire Iraqi people, be they Muslim, Christian or adherents of other religions." In his interview, Asadourian noted that the churches in Iraq had faced a conflict situation since 1980, with the outbreak of the war between Iran and Iraq, in which many young Christian men enlisted in the army had been killed. "After that came the Kuwait war - and what ensued after that was the 13 year long embargo, which in itself was a war," said Asadourian. "Then we had the 2003 war - and after the cessation of hostilities, we have this, the war against terrorism taking place in the entire country."

Vescovo irakeno: Occidente, riscopri la famiglia come scuola di pace

Fonte: Asia News

“In Germania le donne musulmane vanno in giro con un bambino nella carrozzina; le tedesche passeggiano in compagnia di cani o gatti”.
La provocazione di mons. Louis Sako, arcivescovo caldeo di Kirkuk a commento del Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace 2008.

Clicca su "leggi tutto" per l'articolo di Asia News
L’Occidente sta perdendo il senso della comunione familiare con la sua insistenza sull’individualismo” e questo rappresenta un rischio per la pace “L’avvenire dell’umanità dipende dalla famiglia. È la famiglia l’ambiente in cui i membri imparano a dialogare, a rispettarsi reciprocamente nella diversità”. Sono le parole di monsignor Louis Sako, arcivescovo caldeo di Kirkuk, a commento del Messaggio del Papa dal titolo “Famiglia umana, comunità di pace” *.
“Il Santo Padre – scrive il vescovo - ha scelto questo tema per la Giornata mondiale della pace perché il contesto familiare è il più importante nelle relazioni di ognuno di noi, in bene e in male. Un proverbio latino recita: Si vis pacem, para bellum (se vuoi la pace prepara la guerra). Bisogna cambiarlo così: se vuoi la pace, una pace giusta e duratura, prepara la famiglia. Perchè la pace, la giustizia e la libertà partono dal riconoscere l’uomo come mio fratello! L’avvenire dell’umanità dipende dalla famiglia. È la famiglia l’ambiente in cui i membri imparano a dialogare, a rispettarsi reciprocamente nella diversità”.
Il prelato iracheno non risparmia una frecciata all’indirizzo dell’Europa secolarizzata: “In Occidente la famiglia affronta difficoltà relazionali. L’estate scorsa mi trovavo in Germania: sulle strade si vedevano le donne musulmane con un bambino nella carrozzina, mentre le tedesche passeggiavano spesso in compagnia di un cane o un gatto! L’Occidente sta perdendo il senso della comunione familiare con la sua insistenza sull’individualismo. Da noi in Iraq, invece, non è concepibile vivere isolati. Non possiamo vivere fuori della famiglia. Mentre un occidentale accetta facilmente una condizione di single e ne vede i miei vantaggi, un orientale pensa alla sua famiglia e cercare i vantaggi comuni”.
E aggiunge: “Nella teologia cristiana, sopratutto orientale, la famiglia rappresenta l’immagine della Trinità; lo Spirito Santo è considerato da alcuni padri siriaci una madre. Perciò i rapporti nella famiglia devono riflettere i rapporti fra le tre persone della Trinità. Così, nella famiglia cristiana la Chiesa cresce e la società si rinnova. La famiglia è una Chiesa domestica, ma anche è la base di una società. Per i cristiani orientali avere una famiglia è una vocazione, una benedizione e una missione. Non voglio dire che tutto da noi sia perfetto e in Occidente cattivo”.
L‘arcivescovo di Kirkuk chiude il commento con un auspicio che è anche la speranza di tutti i cristiani di quella terra tormentata: “Sogno il mio Iraq come una famiglia riconciliata e una comunità di pace”.
*Il commento del vescovo, in versione integrale, sarà pubblicato sul numero di gennaio 2008 di “Mondo e Missione”.

Iraqi bishop: West, rediscover the family as a school of peace

Source: AsiaNews

“In Germany the Muslim women push children in prams along the streets while German women have their dogs and cats”. The provoking remark by Msgr. Louis Sako, Chaldean archbishop of Kirkuk comments on Benedict XVI’s World Day for Peace message 2008.

Click on "leggi tutto" for the article by Asia News
The west is loosing all sense of family communion through its insistence on individualism” and this is a major risk to peace “the future of humanity depend on the family. Dialogue and respect for diversity is learned within the family”. ”. These are the words of Msgr. Louis Sako, Chaldean archbishop of Kirkuk, as he reflects on the Pope’s message entitled “The Human Family, community of peace” *.
“The Holy Father – writes the bishop – chose the theme for this world day of peace because the within each of us our family context is the most important element, in good and in bad. A Latin proverb goes: Si vis pacem, para bellum (if you want peace prepare for war). We must change that around: if you want peace, a true, just and lasting peace, prepare the family. Because peace, justice, and freedom lie in our ability to recognise man as our brother! The future of humanity depends on the family. It is within the family environment that we learn how to dialogue and respect each other in our diversity”.
The Iraqi prelate does not hold back from launching an attack on secularised Europe: “In the west the family is faced with great difficulties. Last summer I was in Germany: on the streets I would see many Muslim women pushing prams with children, while germane women walked along in the company of their cats and dogs! The west is loosing all sense of family communion through its insistence on individualism. Here in Iraq, the idea of living alone is inconceivable. We cannot live outside of the family. While a westerner easily accepts the condition of being single and sees only personal advantages, an easterner thinks of his family and seeks common advantages”.
And he adds: “In Christian theology, above all eastern theology, the family represents the image of the Trinity; the Holy Spirit is considered by some Syrian Fathers to be a mother. Therefore the relationships within a family must reflect the relationship between the three beings of the Trinity. Thus the Christian family grows, the Church grows and society is renewed. The family is a domestic Church, but also a solid base for society. For eastern Christians, having a family is a vocation, a blessing and a mission. I don’t wish to make it seem that we are perfect and that the West is evil”.
The Archbishop of Kirkuk concludes his reflections with a wish that is the hope of all Christians who live in that tormented land: “I dream of my Iraq will one day be a reconciled family and community of peace”.
*The full text of the bishop’s reflections will be published in the January 2008 edition of “World and Mission

11 dicembre 2007

Baghdad, Kirkuk, Basra: good and bad news from the Iraqi Christian community

Sources: Various

By Baghdadhope

A ceremony has been held on last Sunday in the church of Virgin Mary in Palestine Street, in the eastern part of Baghdad. About 200 faithfuls partecipated to the Mass anxious to listen to the words of the new Cardinal Mar Emmanuel III Delly.
In spite of the impressive security measures - searching at the entrance, armed guards around the church and on its roof, police vehicles blocking the street - people did not loose such an occasion because, as the 26 years old Hibba Nasser explained to AP "We came to the church to make terrorits know that we are not afraid of them."
Present in the church for the Holy Mass, celebrated by Cardinal Delly, Mgr. Shleimun Warduni and Fr. Yousef Khalid, were also Mgr. Jacques Isaac, Rector of College and Mgr. Francis A. Chullikat, Apostolic Nuncio in Iraq and Jordan. After the ceremony Cardinal Delly was greeted also by Jassim al-Jazairi, the Imam of the near Shia mosque who declared he wanted to show, by his presence, "the unity of Iraqi people" and to be happy for Mar Delly's cardinal appoitment because "proud of any person, whether Christian or Muslim, who raises the name of Iraq in the international arena.”

In Kirkuk, after 4 years the
Armenian Orthodox church of the Virgin Mary has been reopened and a Holy Mass has been celebrated by the Armenian Orthodox parish priest of the city: Fr. Padre Avaidak Dirusian.

While in Basra the Chaldean parish priest, Fr. Emad Aziz Banna, celebrated today the funeral ceremony of
Usama Fareed (31) and his sister Maysoon whose bodies, riddled with bullets, have been found in a garbage dump. According to what reported by AP, the man had been kidnapped by armed men driving a a white unlicensed SUV and who obliged him to call his sister asking her to leave her work to meet him.
In Basra, too, on the eve of the disengagement of the British troops who will soon hand over the control of the city to Iraqis, threats against women continue. The city, by many considered out of control, is infested by Islamic militias in favour of the strict application of what they think are the right rules of Islamic behaviour. According to what the police chief of the city, Gen. Maj. Jalil Khalaf, declared, more than 40 beheaded and mutilated women's body have been found in the last 5 months with a sheet of paper nearby saying, «she was killed for adultery,» or «she was killed for violating Islamic teachings."
The leaflets show that the killings have been perpetrated by criminal gangs ever more resembling the "moral police" of the nearby Iran. These criminals hit not only women not wearing the veil - Muslim and Christian - but also everything is considered an "illecit behaviour" as shaving or having long hair for men, boys and girls sitting near at school, listening to music, having parties and even having images and video considered as "immoral" on mobile.
If the victims of such a situation are the moderate Muslims it is deeply suffering for the small Christian community of the city whose identity is even debated, as declared to Times the 21 years old Zeena. When she explained to the Shia militiamen who wanted her to wear the veil to attend university that, being a Christian, she was not obliged to do it by her faith, the answer was that outside the university she could be a Christian and do what she wanted but not inside, or she would be killed.

Baghdad, Kirkuk, Bassora: buone e cattive notizie dalla comunità irachena cristiana

Fonti: Varie

By Baghdadhope

Nella chiesa della Vergine Maria in Palestine Street, nella zona est si Baghdad, si è tenuta domenica scorsa una cerimonia a cui hanno partecipato circa 200 fedeli caldei ansiosi di ascoltare le parole del neo cardinale Mar Emmanuel III Delly. Malgrado le imponenti misure di sicurezza – perquisizioni all’entrata, guardie armate intorno alla chiesa e sul tetto, veicoli della polizia a bloccare l’accesso alla strada – i fedeli non hanno disertato questa occasione perché, come ha dichiarato alla AP la ventiseienne Hibba Nasser: “Siamo venuti in chiesa per far capire ai terroristi che non abbiamo paura di loro.”
Alla Santa Messa celebrata dal Cardinale Delly, da Monsignor Shleimun Warduni e da Padre Yousef Khalid, hanno partecipato anche Monsignor Jacques Isaac, Rettore del Babel College e Monsignor Francis A. Chullikat, Nunzio Apostolico in Iraq e Giordania. Dopo la cerimonia il Cardinale è stato salutato tra gli altri da Jassim al-Jazairi, l’imam della vicina moschea sciita che ha dichiarato di voler mostrare, con la sua presenza, “l’unità del popolo iracheno” e di essere felice della nomina cardinalizia perché “orgoglioso di qualsiasi iracheno, cristiano o musulmano il cui nome innalza quello dell’Iraq in ambito internazionale”

Foto By Ankawa.com

A Kirkuk, intanto, dopo quattro anni è stata riaperta la chiesa Armeno Ortodossa della Vergine Maria con una Santa Messa celebrata dal parroco della città, Padre Avaidak Dirusian.
Photo by Ishtar TV

Mentre a Bassora il parroco caldeo della città, Padre Emad Aziz Banna, ha celebrato oggi i funerali di Usama Fareed (31) e di sua sorella Maysoon i cui corpi, crivellati di proiettili, sono stati ritrovati in una discarica. Secondo quanto riportato sempre dalla AP, l’uomo era stato rapito da uomini armati che viaggiavano su un fuoristrada bianco senza targa e che lo avevano costretto a telefonare alla sorella chiedendole di lasciare il lavoro per incontrarlo.
Photo by Ankawa.com
Sempre a Bassora, alla vigilia del disimpegno britannico che presto ne lascerà il controllo agli iracheni, continuano le minacce contro le donne. La città, da molti considerata fuori controllo, è infestata da bande di miliziani islamici decisi a fare applicare alla lettera quelle che ritengono essere le buone norme di comportamento islamico. Secondo quanto dichiarato dal capo della polizia della città, il Maggiore Generale Jalil Khalaf, più di 40 corpi di donne sono stati ritrovati decapitati o mutilati negli scorsi cinque mesi. Accanto ai corpi sono stati trovati dei volantini con le scritte “uccisa per adulterio” o “uccisa per aver violato gli insegnamenti islamici” che qualificano gli omicidi come operati dalle bande che sempre più somigliano alla “polizia morale" che opera nel vicino Iran, e che colpiscono non solo le donne che non indossano il velo – musulmane e cristiane - ma anche comportamenti considerati illeciti: il non farsi crescere la barba o il non tagliarsi i capelli per gli uomini, il sedersi vicini di studenti e studentesse a scuola, l’ascoltare musica, il fare feste e persino il possedere sul prorpio cellulare immagini o video considerati “immorali.”
Una situazione che se ha per vittime anche i musulamani moderati è ancora più sentita dall’ormai sparuta minoranza cristiana della città la cui stessa identità viene messa in discussione come ha raccontato al Times la ventunenne Zeena che, quando ha spiegato ai miliziani scitti che pretendevano indossasse il velo per frequentare l’università che lei, essendo cristiana non era obbligata per fede a farlo, si è sentita rispondere che all’esterno dell’università lei poteva essere cristiana e fare ciò che voleva, ma all’interno no, pena la morte.

10 dicembre 2007

Ancora morti e minacce a Bassora e Mosul

Fonti: Diverse

By Baghdadhope

Una giornata “di festa e di grande gioia.” Queste le parole di Monsignor Rabban Al Qas, vescovo caldeo di Amadhiya, riportate da Asia News e che descrivono l’atmosfera di un incontro che il 7 dicembre scorso ha riunito circa trecento giovani della diocesi ed in cui il prelato ha ricordato la centralità della figura di Maria nella salvezza dell’Uomo, ed ha sottolineato come sia importante non abbandonare i giovani a loro stessi specialmente alla luce dell’aggressivo proselitismo dei gruppi evangelici che li attirano promettendo loro lavoro e denaro.
Se ad Amadhiya è stata una giornata di festa non si può dire lo stesso per altre zone dell’Iraq dove la vita per i cristiani continua ad essere difficile. Come a Bassora dove due cristiani, fratello e sorella, sono stati uccisi, o come a Mosul dove non solo è stata uccisa una ventiquattrenne cristiana nel mercato di Nabi Yunis da sconosciuti che hanno fatto fuoco da un auto, ma dove volantini di minacce sono apparsi all’Università. In essi è scritto che gli studenti cristiani hanno tre giorni di tempo per adeguare il proprio abbigliamento ai dettami della legge islamica.

Again deaths and threats in Basra and Mosul

Sources: Various

By Baghdadhope

A day of “celebration and great joy.” These the words by Mgr. Rabban Al Qas, Chaldean bishop of Amadhiya, reported by Asia News and that describe the atmosphere of a meeting held on December 7 with 300 young people from the diocese. During the meeting the bishop recalled the centrality of Mary in Man’s salvation, and underlined how it is important to not leave young people alone, especially considering the aggressive proselytism by evangelical groups that attract them promising jobs and money.”
If in Amadhiya it has been a day of joy it cannot be said the same for other areas of Iraq where life for Christians is still difficult. As in Basra, where two persons, brother and sister, have been killed, or in Mosul where not only a 24 years old Christian girl has been killed in the Nabi Yunis market by unknown gunmen who opened drive-by fire at her, but where leaflets of threats appeared in the University. According to what written on them three days will be given to Christian students to uniform their dresses to the dictates of the Islamic law.

6 dicembre 2007

Prima messa in Iraq del Cardinale Delly


5 dicembre 2007 Ankawa Photo by Ishtar TV

By Baghdadhope

Calda accoglienza per il neo Cardinale Mar Emmanuel III Delly di ritorno in Iraq. Centinaia di persone si sono riunite nella chiesa di Mar Yousef ad Ankawa per assistere alla Santa Messa celebrata da Mar Delly insieme a Monsignor Shleimun Warduni, vescovo vicario di Baghdad, e che precede il ritorno dei prelati nella capitale dopo le cerimonie romane. Alla Messa hanno anche assistito diverse personalità della cittadina e diversi esponenti del Governo Regionale Curdo guidati dal Ministro delle Finanze, Mr. Sarkis Aghajan, che già aveva provveduto ad accogliere il neo cardinale all’aeroporto di Erbil.
L’agenzia AFP, che ha riportato la notizia in Europa, ha descritto la cerimonia come “la prima messa dopo la nomina cardinalizia.” In realtà si è trattato della terza celebrazione considerando quella del 26 novembre nella chiesa di Santa Maria della Traspontina, e di quella che il 2 dicembre ha visto riunirsi nella chiesa di Nostra Signora Vergine di Nazareth molti fedeli caldei che vivono ad Amman (Giordania). Presenti alla cerimonia in Giordania erano i concelebranti, Monsignor Shleimun Warduni, Padre Raymond Moussalli, patriarca vicario caldeo in Giordania, Padre Samir Alkhouri e Padre Basel Yaldo, oltre a Monsignor Faraj P. Rahho, vescovo di Mosul, Monsignor Michel Sabbah, Patriarca Latino di Gerusalemme e Monsignor Salim Sayegh, vicario patriarcale del Patriarcato latino per la Giordania.

Cardinal Delly's first Mass in Iraq


December 2 2007 Amman Photo by Ankawa.com

By Baghdadhope


Warm welcome for the new Cardinal, Mar Emmanuel III Delly, on his way back to Iraq. Hundreds of people gathered in Mar Yousef Church in Ankawa to participate to the Holy Mass celebrated by Mar Delly with Mgr. Shleimun Warduni, Auxiliary Bishop of Baghdad and that precedes the prelates’ return to the capital city after the Roman ceremonies. Many personalities from Ankawa and different representatives of the Kurdish Regional Government, led by Mr. Sarkis Aghajan, its Minister of Finance, who had welcomed the new Cardinal in the airport of Erbil, were also present in the church.
AFP agency that reported the news to Europe, described the ceremony led by Mar Delly as the “first mass since being made a cardinal.” Actually, it was his third celebration considering the one held in Santa Maria della Traspontina church in Rome on the 26 of November, and the one that saw a lot of Chaldean faithful living in Amman gathering in Our Lady Vergin of Nazareth church on the 2 of December. Present in Amman were also Mgr. Shleimun Warduni, Mgr. Faraj P. Rahho, Father Raymond Moussalli, Chaldean Patriarchal Vicar in Jordan, Father Basel Yaldo, Father Samir Alkhouri, Mgr. Michel Sabbah, Latin Patriarch of Jerusalem and Mgr. Salim Sayegh, Latin Patriarchal Vicar in Jordan.

2 dicembre 2007

Vicar: Dire Times For Iraq's Christians

Source: CBS

From the time of Jesus, there have been Christians in what is now Iraq. The Christian community took root there after the Apostle Thomas headed east. But now, after nearly 2,000 years, Iraqi Christians are being hunted, murdered and forced to flee -- persecuted on a biblical scale in Iraq's religious civil war. You'd have to be mad to hold a Christian service in Iraq today, but if you must, then the vicar of Baghdad is your man. He's the Reverend Canon Andrew White, an Anglican chaplain who suffers from multiple sclerosis and from a fanatical determination to save the last Iraqi Christians from the purge. White invited 60 Minutes cameras and correspondent Scott Pelley to an underground Baghdad church service for what's left of his congregation. White's parishioners are risking their lives to celebrate their faith.

To See the video produced by Shawn Efran and Philip Ittnerat click here or click on "leggi tutto" for the article
"The room is full of children, it’s full of women, but I don’t see the men. Where are they?" Pelley remarked. "They are mainly killed. Some are kidnapped. Some are killed. In the last six months things have got particularly bad for the Christians. Here in this church, all of my leadership were originally taken and killed," White explained. "All dead. But we never got their bodies back. This is one of the problems. I regularly do funerals here but it's not easy to get the bodies."
Many Iraqi Christians' churches are destroyed or abandoned. The congregation is smuggled in and out of this secret sanctuary. Even letting 60 Minutes come to the service was a terrible risk. White is among the last Christian ministers here, a savior with crosses to bear. Larger than life, stricken with MS, and by his own reckoning, driven a little bit mad. He was first sent to Baghdad by the Archbishop of Canterbury nine years ago, well before the Christian persecution.
"You were here during Saddam’s reign. And now after. Which was better? Which was worse?" Pelley asked. "The situation now is clearly worse” than under Saddam, White replied. "There’s no comparison between Iraq now and then," he told Pelley. "Things are the most difficult they have ever been for Christians. Probably ever in history. They’ve never known it like now."
"Wait a minute, Christians have been here for 2,000 years," Pelley remarked.
"Yes," White said.
"And it’s now the worst it has ever been," Pelley replied.
To understand the history of Iraqi Christianity, start with the Last Supper. One saint to the right of Jesus is the Apostle Thomas, who took the gospel and headed east after the death of Christ. In modern times, under Saddam, Christians were treated much the same as Muslims; Saddam's right hand man, Tariq Aziz, was Christian. Before the war, it's estimated there were about a million Christians in Iraq. They were a small minority, but free to worship, free to build churches, and free to speak the ancient language of Jesus, Aramaic. But, after the invasion, Muslim militants launched a war on each other and the cross.
On Sunday, Aug. 1, 2004, five churches were bombed. The Iraqi Christian community, which had survived invasions by Mongols and Turks, was driven out under American occupation. No one can be sure, but Canon White estimates most of Iraq's Christians have fled or been killed. Those still here are too old, too ill or too poor to run.
"Why are you feeding them all?" Pelley asked. "Because, this is the only decent meal they’ll have in the week," White explained. "They can’t afford food. So we're just moving from every other week to every week because they've got nothing." Nothing for many, not even their families. The 60 Minutes team was confronted with one of many stories of depravity as the congregation left. "Outside the church service this gentleman put these pictures in my hand. I can't show you the pictures. They’re just too much. They’re pictures of his children. His daughter who was 15 years old. And his son who was about four years old. They've both been shot in the head," Pelley said. His children were killed, the father said, because he ran a liquor store. Liquor stores are typically Christian businesses here, legal, except under the Islamic street justice that rules since the invasion. "So I hear stories of shootings, death, torturing, kidnapping, mutilation. I hear it all," White told Pelley. The people with those stories once lived in a neighborhood called Dora, where Christians, Sunnis, and Shiites had lived together. 60 Minutes wanted to see what happened there so, we took a ride with U.S. Army Colonel Rick Gibbs. His men picked Pelley and the team up under a rusting relic of Saddam's tyranny, a parade archway made of two enormous swords, and from there they headed to ethnic cleansing's "ground zero." "We have 13 churches. None of them are operational," Col. Gibbs said. Asked if this was the worst neighborhood in town, Gibbs said, "It’s the toughest neighborhood in town." Gibbs commands the 4th Brigade, 1st Infantry Division out of Fort Riley, Kan. In Dora, he set up a combat outpost in an abandoned Catholic seminary.
"I was at a secret church service yesterday. A man came up to me and handed me some photographs of his children. They’d been shot to death. Somebody had come by their house and murdered his children because they were Christians. What are you seeing?" Pelley asked Gibbs. "I don't see a lot of that anymore. But when we first arrived we saw lots of that. We have 500 a month. That's what we were tracking," the colonel replied. "It would not surprise my soldiers to walk down a street on a patrol and see three or four bodies laying in the street with a bullet behind their head." U.S. forces do not protect the churches. There's a hands-off policy for all religious sites and Gibbs says there's another reason. "The Christians do not what us to guard the churches openly," he said. Why wouldn't the Christians want Gibbs and his soldiers to protect the churches? "They feel that if we are overtly protecting the churches that someone underground covertly will come in and murder the Christians because they’re collaborating with the U.S. forces," Gibbs explained. There seems to be less violence now in part because of the surge of U.S. forces but also because the purge of Christians from Dora is largely complete. Gibbs says Islamic militants are on the run now. "We hear that through our intelligence sources on the ground people telling us they’re running that’s how we knew to come down here with our next big fight to keep getting after them," Gibbs said, as shots could be heard in the background. "And that's what you hear over there is us in that fight trying to go get them."
60 Minutes wanted to see one church that had been destroyed but Gibbs couldn't take us there -- roadside bombs blocked the way. So he walked us over to a church next to his combat outpost. Because of the proximity, it hadn't been looted. In fact, it hadn't been touched by anyone for a very long time. "This is one of the abandoned churches of Dora," Pelley remarked inside the church. "It looks like it was left suddenly and completely. There’s a fine coat of dust over everything in the church. It was all left just as it was. One of the reasons these churches have been abandoned is in this letter, a letter that went out to the neighborhoods of Dora about a year ago. It reads like this: 'To the Christian, we would like to inform you of the decision of the legal court of the Secret Islamic Army to notify you that this is the last and final threat. If you do not leave your home, your blood will be spilled.' And in case there was any chance that anyone would not get the message, the letter ends like this: 'You and your family will be killed.' Pelley talked to a young man, a Baghdad Christian, whose name we cannot use. He told Pelley that after the invasion, posters appeared near his home. "They were like telling us that Christians were against Islam, that we're infidels, that women shouldn’t drive and a woman that doesn’t wear a scarf would get her head cut off," the man told Pelley. "And I thought, 'What, are we going back to the Middle Ages?'" He told us his family began going to Mass in shifts. Asked why, he told Pelley, "If like the church gets bombed on like one of the Masses, so like half of the family will be there and half will be safe." Ultimately, the church was bombed. Asked what has become of the people he used to worship with in that church, the young man told Pelley, "I simply don’t know. A lot them are in Syria. I don’t know any of ‘em that stayed in Baghdad." His family, unharmed, fled to neighboring Jordan. But most Christians ran north to Syria where they've filled a Damascus neighborhood. Knock on any door and you'll find a story. "They threatened this young girl," one woman told 60 Minutes. "They want her to become a Muslim. The boy is in danger of being kidnapped. My other boy is in danger of being kidnapped because we’re Christians." Another woman was on a bus outside Baghdad, when gunmen boarded and demanded to know her husband’s faith. "They told him, 'How come you have not embraced Islam yet?' He said, 'To each his own religion,'" she recalled. "He told him 'I am a Christian.' He told him to get off the bus," a child added. And they never saw him again. Christian refugees are now swept up in an exodus of historic proportions. The U.N. estimates more than four million Iraqis of all faiths are running from the war. The United States has promised to help, but so far about 2,000 Iraqis have been allowed into the U.S., less than one tenth of one percent of all the refugees. Those who remain in Iraq are bound together by a particular kind of faith known only to those under siege. Why is this happening? "It's happening because religion has gone wrong," Canon White told Pelley. "And when religion goes wrong, it kills others." Some of your parishioners must ask you, 'Why is God allowing this to happen to us?' Pelley asked. "To them I say, 'God is with you and he is with me and I am with you and I'm not going away,'" White replied.