Mar Louis Raphael I Sako
Il Medio Oriente si sta svuotando
dei cristiani. Ciò avviene a causa di fondamentalismi regionali, di
impaccio delle autorità locali, di inerzia della comunità internazionale
e dell'Occidente. La fuga dei cristiani causerà impoverimento sociale,
economico e culturale alla regione e instabilità per il mondo intero. E'
l'appello accorato che Mar Louis Raphael I Sako ha lanciato nei giorni scorsi in un seminario promosso dall'università cattolica di Lione, in Francia, sulla "Vocazione dei cristiani d'Oriente". Il Patriarca
caldeo invita a "non considerare" i cristiani come
una "minoranza, ma come
cittadini a tutti gli effetti". Nel suo lungo intervento Sua
Beatitudine illustra la situazione generale dei cristiani in Medio
oriente, sottolineando l'importanza della loro presenza, spiegando il ruolo delle
autorità musulmane e delle
Chiese orientali. Egli invita a esercitare pressioni sui governi perché siano riconosciuti
e garantiti pari diritti, rilanciando ancora una volta la richiesta di fermare l'esodo dalle loro
terre di origine. Ecco,
di seguito, l'intervento
integrale di Mar Sako (Corsivi e grassetti sono dell'originale. Traduzione a cura di AsiaNews).
I
cambi di regime che hanno avuto luogo in diversi Paesi hanno aperto un abisso
al loro interno; gli interventi in Afghanistan, in Iraq, in Libia non hanno
affatto contribuito a risolvere il problema dei loro popoli ma, al contrario,
hanno determinato situazioni caotiche e conflitti che non permettono affatto di
immaginare un avvenire migliore, in particolare per i cristiani! Le divisioni
confessionali divengono sempre più marcate e forti, soprattutto fra
sciiti e sunniti. Diversi partiti politici di carattere settario si stanno
organizzando e tutto viene a essere suddiviso in base alla confessione
religiosa. Credo che in Iraq il cammino finirà con una divisione del Paese, perché il terreno è già preparato tanto dal
punto di vista psicologico, quanto sotto il profilo geografico. La
pulizia [etnico-religiosa] dei quartieri e delle città tra sunniti e sciiti va proprio in
questa direzione.
1
- Situazione generale dei cristiani in Medio oriente
Fino
a 50 anni fa i cristiani del Medio oriente rappresentavano il 20% del totale
della popolazione. Oggi si parla di un misero 3%. Quando le potenze coloniali
hanno dato vita a queste nazioni, non lo hanno fatto partendo da basi storiche,
geografiche o etniche: in questo modo non vi è stata né omogeneità, né un vero progetto di
cittadinanza in cui tutti possono essere integrati. L'accordo Sykes-Picot
del 1916 non ha tenuto in considerazione l'emergenza delle frontiere di Paesi
come il Libano, la Giordania, la Siria, l'Iraq e altri ancora. Le decisioni sono
state prese in funzione degli interessi delle grandi potenze, e questo ha
aperto la via a conflitti confessionali, religiosi, etnici con i quali abbiamo
a che fare ancora oggi. Non vi è pace
tra israeliani e palestinesi; il Libano è stato frantumato e resta sempre sotto
la minaccia della guerra civile; la Siria è sul punto di crollare, con nove milioni di
persone che hanno abbandonato le loro abitazioni, l'Iraq è devastato, l'Egitto esploso.
Milioni di cristiani d'Oriente, rifugiati,
fuggono da una regione all'altra.
Oggi
si parla sempre più di un piano che
intende dar vita a un nuovo Medio oriente. Per noi è fonte di
preoccupazione e di paura. 1400 anni di islam non ci hanno potuto strappare
dalle nostre terre e dalle nostre chiese, mentre oggi la politica occidentale
ci ha disperso ai quattro angoli della terra.
I
cristiani sono sempre più vittime: il loro
esodo dai Paesi del Medio oriente è inarrestabile. Attualmente, secondo le
stime sono - in tutto - tra i 10 e i 12 milioni su una popolazione complessiva
di 550 milioni di abitanti, pari al 3% circa. La pressione esercitata contro i
cristiani e le minoranze religiose in Medio oriente è aumentata nel corso
degli ultimi decenni, alle volte in modo sommesso e, in altri momenti, in modo
aperto, pubblico. Le discriminazioni, ingiustizie, sequestri, emarginazioni,
intimidazioni in molte parti del mondo arabo-islamico danno loro l'impressione di essere destinati all'estinzione.
Tutto
questo deriva dall'instabilità della maggior parte
di questi Paesi e dalla crescita dell'islamismo radicale,
sotto il manto di ciò che è conosciuto con il
nome di "islam politico"; quanto alla "Primavera araba", essa è stata esautorata
dagli estremismi. Il progetto "politico" dell'islam è di far rinascere il
califfato tanto a Damasco quanto in Iraq! Il loro modo di pensare e di fare
guerra è un ritorno al Medio
Evo! I cristiani sono ammessi a restarvi come cittadini di seconda classe!
L'invasione americana
dell'Iraq ha portato
alla morte di un vescovo [mons. Paulos Faraj
Rahho,
morto nelle mani dei sequestratori nel marzo 2008, ndr], sei sacerdoti
assieme a più di mille fedeli, 66
chiese sotto attacco e 200 casi di rapimento. Circa la metà dei cristiani
irakeni, che in precedenza erano un milione e mezzo, hanno lasciato il Paese
per il timore di violenze e la persecuzione religiosa, soprattutto dopo il
massacro che ha avuto luogo a Baghdad nel 2010, nella chiesa di Nostra Signora
del Perpetuo soccorso e l'attacco agli studenti
cristiani di Qaraqosh, diretti all'università.
L'appropriazione dei
beni appartenenti ai cristiani, considerati come privi di diritti perché non musulmani, le
lettere di minaccia ricevute dai cristiani, così come da membri di altre minoranze non
musulmane, spingono i cristiani a sentirsi come cittadini di serie B. Dunque,
la domanda è questa: questi
uomini e queste donne che hanno un passato grande e illustre alle spalle, sono
destinati a scomparire dalla Mesopotamia e dalla terra dei loro avi?
In
Siria, i cristiani sono esposti agli attacchi dei ribelli islamisti. Questi
ultimi hanno spazzato via Maaloula, una storica città cristiana in cui
gli abitanti parlano l'aramaico, la lingua
di Gesù. Due vescovi,
numerosi preti, dodici religiose sono stati rapiti e liberati di recente: 1200
cristiani sono stati uccisi, il 30% delle chiese sono state distrutte e 600mila
cristiani hanno lasciato il Paese e quelli che sono rimasti vivono nell'inquietudine e
nella paura!
Il
pastore presbiteriano ed ex presidente del Consiglio delle Chiese del Medio
oriente Riad Jarjour ha dichiarato: "Se la situazione continua in questo
modo, verrà un momento in cui
non ci saranno più cristiani in Siria".
I
Copti in Egitto hanno subito i peggiori attacchi. I kamikaze musulmani hanno
assassinato almeno 85 fedeli nella Chiesa di Tutti i Santi e un centinaio di
chiese sono state oggetto di attacchi.
Il Libano è l'unico Paese della
regione in cui i cristiani hanno ancora un peso politico e una certa libertà di azione, anche se
il loro potere è parzialmente in
declino a partire dall'accordo di Taëf, che rimane in bilico!
In
poche parole, tutti i cristiani pensano all'emigrazione, almeno
per un periodo di tempo determinato.
2
- L'importanza della
presenza cristiana in Medio oriente
Il
cristianesimo affonda le sue radici nel Medio oriente. In Palestina, Siria,
Libano, Iraq ed Egitto i cristiani sono stati maggioranza ben prima dell'ingresso dell'islam. Erano ben
organizzati e hanno contribuito alla costruzione della civiltà arabo-islamica
accanto ai loro fratelli musulmani, ecco perché la loro presenza nel mondo arabo e
musulmano è essenziale, anche
per il solo stesso fatto della diversa religione, della loro apertura e delle
loro competenze. In generale, i cristiani costituiscono una élite!
I
cristiani non sono una minoranza e devono ricoprire a pieno titolo un posto e
un ruolo nella vita pubblica, perché il venir meno di questo ruolo
marcherebbe la fine della loro presenza. Il presidente libanese Michel Sleiman,
inaugurando il primo Congresso generale dei cristiani d'Oriente, che si è tenuto a Raboué (Libano)
il 28 e 29 ottobre 2013, ha affermato in proposito: "L'avvenire dei
cristiani dipenderà dalla loro capacità di rafforzare la
logica della moderazione, dell'apertura e del dialogo al loro
interno, così come i loro sforzi
per costruire uno Stato forte e inclusivo, che apre la via alla partecipazione
di tutte le componenti della società nella vita politica
e nell'amministrazione
pubblica, senza tener conto del peso demografico delle comunità. Il ripiegamento
verso se stessi e l'isolamento, così come il ricorso
alla protezione militare straniera, diventa pericoloso".
Infine,
Habib Ephram nel corso del medesimo congresso ha lanciato un appello commovente
finalizzato a preservare l'identità dei cristiani d'Oriente nel
rispetto della storia, del diritto e dell'umanità stessa.
C'è da sperare che
questa lunga tradizione storica possa aiutare i cristiani della Siria e altri a
preservare il loro ricco patrimonio e a continuare a offrire il loro prezioso
contributo alle diverse culture esistenti.
I
cristiani del Medio oriente possono giocare oggigiorno un ruolo essenziale nel
dialogo tra l'Occidente e l'islam, possono
essere un ponte che avvicina e unisce. Per questo l'Occidente è chiamato a
mantenerli nei luoghi di origine. Robert Fisk in un articolo pubblicato sul
quotidiano britannico "The Indipendent" descrive il
fenomeno dell'emigrazione dei
cristiani del Medio oriente, equiparandolo a un colpo per la civiltà arabo-islamica, e a
una tragedia all'interno di un Paese
considerato come un simbolo di pluralismo e coesistenza.
3
- Il ruolo delle autorità musulmane
Le
autorità religiose
musulmane del Medio oriente hanno un
ruolo insostituibile nel promuovere i valori della dignità umana, i diritti
umani, la cittadinanza, la convivenza, la libertà religiosa, il dialogo concreto per
promuovere il rispetto della persona umana. Riconoscere l'altro, che non è musulmano, come un
cittadino eguale in tutti i suoi diritti e doveri rinforzerà la fiducia fra
tutti i cittadini.
Per
questi motivi le autorità musulmane devono
dare priorità all'aspetto religioso e
ai programmi di insegnamento della religione in un modo consono, al fine di
difendere e proteggere i diritti di tutti e la sacralità stessa della vita.
Le
voci moderate dell'islam devono unirsi
e dire in modo chiaro "no" alla violenza contro i cristiani.
4
- Il ruolo delle Chiese orientali
Le
Chiese devono incoraggiare i cristiani del Medio oriente a mantenere la loro
presenza storica e a non fuggire verso l'ovest. Questi ultimi devono essere
sufficientemente coraggiosi per continuare a portare la loro testimonianza nei
loro rispettivi Paesi ed essere un vero segno di speranza e di pace per i loro
concittadini. Devono allo stesso tempo avere il coraggio di rivendicare i loro
diritti civili e il diritto alla cittadinanza. Questo obiettivo importante è stato sottolineato
da Papa Francesco nel corso dell'udienza con i Patriarchi delle Chiese
orientali in Vaticano, il 21 novembre 2013, quando ha dichiarato che la Chiesa
cattolica "non accetterà mai un Medio
oriente senza cristiani".
Invito
la Chiesa ad adoperarsi per dar vita a un nuovo documento indirizzato ai soli
musulmani. È importante chiarire
con loro le nostre paure e le nostre speranze, così come il principio
inalienabile della libertà religiosa come è formulata nella Dignitatis
Humanae, la Dichiarazione sulla libertà religiosa del Concilio Vaticano II.
Al
tempo stesso è ugualmente
essenziale ritrovare un linguaggio teologico nuovo e comprensibile, per
spiegare loro la fede cristiana, così come i nostri Padri hanno fatto durante
il regno degli Omayyadi e degli Abbasidi.
5
- Il ruolo dei cristiani orientali in Occidente
I
cristiani d'Oriente in
Occidente possono giocare un ruolo importante per sostenere i loro fratelli in
difficoltà in Oriente,
mostrando loro solidarietà. È compito loro
aiutarli a restare nelle terre di origine. Essi possono esercitare pressioni
sulle comunità musulmane che
vivono in Occidente, per diffondere la cultura del rispetto di tutte le
religioni, e soprattutto il rispetto della libertà religiosa per i cristiani in Oriente;
chiedere ai loro governi di riconoscere gli stessi diritti dei cittadini
musulmani, in particolare il diritto di partecipare a una politica attiva e
costruttiva, al servizio del bene comune per creare una vera democrazia. La
presenza dei cristiani in Oriente è garanzia di un islam moderato, capace
di vivere con gli altri in pace e armonia!
Non
è forse possibile
riunire questi cristiani d'Oriente
in Occidente sotto un solo nome, come "Unione dei cristiani d'Oriente", per farsi carico
delle sfide dei loro fratelli e sorelle orientali e cercare soluzioni ai loro
problemi. Creare una sorta di lobby! Questi cristiani della diaspora devono
mantenere il loro diritto di voto, così prezioso al momento delle elezioni, in
modo da aumentare il numero di deputati appartenenti alla nostra comunità.
Essi
non devono affatto incoraggiare l'emigrazione e privare il Paese dei
suoi giovani. Essi possono informare i cristiani dell'Occidente sulle
sfide che affrontano ogni giorno. E, forse, possono investire e creare progetti
nei Paesi di origine, per fornire opportunità lavorative alla gente.
6
- Il ruolo dell'Occidente
A mio avviso, la responsabilità della
triste situazione attuale dei cristiani d'Oriente ricade in parte sull'Occidente, per la
sua politica squilibrata nella regione. Al tempo stesso è triste osservare
che la maggioranza dei cristiani in Occidente non ha una vera coscienza della
dolorosa situazione in cui versano i cristiani del Medio oriente, quando hanno
invece l'opportunità di attirare l'attenzione sulla
loro reale condizione e sensibilizzare i politici; perché qui c'è in gioco la
coesistenza pacifica stessa nella regione e nel mondo intero. I cristiani d'Oriente si
interrogano sulla ragione dell'indifferenza
e del silenzio dell'Occidente sulla
loro sorte. Essi contano sul sostegno e la solidarietà dei loro fratelli e
sorelle d'Occidente!
I
takfiristi che considerano la democrazia contraria alla sharia lanciano
in modo sistematico azioni aggressive contro i cristiani. Questi gruppi sono
senza dubbio anche una reale minaccia allo stesso islam moderato! È necessario che l'Occidente faccia
pressione sui Paesi vicini e sugli altri perché smettano di
sostenere e di spedire combattenti e miliziani nelle nostre terre.
Bisogna
inoltre esercitare pressioni per la modifica delle costituzioni dei Paesi arabi
e musulmani. Ecco un esempio di discriminazione: la conversione all'islam è considerata una
norma, mentre la conversione al cristianesimo è considerata una infrazione che può comportare molti
rischi, ivi compresa la morte [per apostasia]. E quando uno dei due coniugi
passa all'islam, i suoi figli
sono registrati automaticamente fra i membri della religione musulmana. La
Costituzione di una nazione deve essere fondata sulla coesistenza sociale e
sulle libertà individuali e
pubbliche, al fine di creare uno Stato per tutti e una vera cittadinanza. La
nuova Costituzione della Tunisia è un segno di speranza, così come la decisione
dell'Autorità palestinese di
rimuovere la religione dalle carte d'identità e dai passaporti. Questo costituisce
un cambiamento positivo.
Solo
un sistema socio-politico che rispetta la diversità e le libertà individuali e
pubbliche, basate su una reale cittadinanza, può rassicurare i
cristiani e far loro intravedere una partecipazione effettiva al potere, come
partner a pieno titolo.
In
tutte le regioni e in tutte le amministrazioni, il governo dovrebbe poter
garantire la sicurezza, la protezione della libertà religiosa e la
diversità etnica per tutti.
Nell'esortazione Evangelii
Gaudium, "La gioia del
Vangelo", Papa Francesco -
all'interno di questo
documento importante del suo magistero - ha affrontato la questione dei diritti
in tema di religione, esprimendosi in questi termini: "Prego, imploro
umilmente i Paesi musulmani, affinché assicurino la
libertà religiosa ai
cristiani, tenendo conto della libertà di cui i credenti
dell'islam godono nei
Paesi occidentali".
Infatti,
i musulmani all'estero dispongono in un modo sempre più ampio delle loro
tradizioni e della libertà religiosa, mentre
per i cristiani a casa loro in Oriente diminuiscono sempre più. Un elemento che
potrebbe portare alla loro fine in tutto il Medio oriente!
Quel avenir pour les chrétiens au Moyen-Orient, spécialement en Irak ?
28 mars 2014