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25 luglio 2008

Santa Sede-Iraq. Benedetto XVI ad Al-Maliki: "Basta violenza!"

Fonte: SIR
Una condanna della violenza che colpisce l’Iraq, comprese le comunità cristiane e un auspicio a “trovare decisamente la strada della pace e dello sviluppo attraverso il dialogo e la collaborazione di tutti i gruppi etnici e religiosi”: è quanto emerso oggi durante l’incontro nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, tra Benedetto XVI e Nouri Kamel Al-Maliki, primo ministro della Repubblica d’Iraq. I colloqui, si legge in una nota della Sala Stampa della Santa Sede, “svoltisi in un clima di cordialità, hanno permesso di esaminare alcuni aspetti fondamentali della situazione irachena, prendendo in considerazione anche il contesto regionale”. Particolare attenzione, prosegue la nota, “è stata rivolta al tema dei numerosi rifugiati iracheni, dentro e fuori del Paese, che hanno bisogno di assistenza, anche in vista di un auspicato ritorno”.
“È stata rinnovata la condanna della violenza che quasi ogni giorno continua a colpire le diverse parti del Paese – afferma - senza risparmiare le comunità cristiane, che sentono fortemente il bisogno di una maggiore sicurezza. È stato espresso l’auspicio che l’Iraq possa trovare decisamente la strada della pace e dello sviluppo attraverso il dialogo e la collaborazione di tutti i gruppi etnici e religiosi, incluse le minoranze, che nel rispetto delle rispettive identità, e con spirito di riconciliazione e di ricerca del bene comune, provvedano insieme alla ricostruzione morale e civile del Paese”. Al riguardo è stata ribadita “l’importanza del dialogo interreligioso, come via alla comprensione religiosa ed alla civile convivenza”. Il primo ministro ha rivolto al Santo Padre un invito a visitare l’Iraq. In precedenza Al Maliki aveva incontrato il segretario di Stato, card. Tarcisio Bertone, e il segretario per i rapporti con gli Stati, mons. Dominique Mamberti.

Holy See - Iraq. Benedict XVI to Al-Maliki: "Stop violence!"

Source: SIR
A condemnation of the violence that is affecting Iraq, including the Christian communities, and a wish that “the way to peace and development may be firmly found through dialogue and cooperation between all the ethnic and religious groups”: this came up today from the meeting between Benedict XVI and Nouri Kamel Al-Maliki, Prime Minister of the Republic of Iraq, in the Apostolic Palace of Castel Gandolfo. The talks, according to a release from the Vatican Newsroom, “have taken place in a friendly climate, reviewed some fundamental aspects of the Iraqi situation, looking at the regional context as well”. Special attention, goes on the release, “was paid to the problem of the many Iraqi refugees inside and outside the country who need assistance, possibly with a view to a longed-for return home”.
“The violence that keeps affecting the different parts of the country nearly every day – it states – without sparing the Christian communities, that feel a deep need for more security, has been condemned again. The wish was expressed that Iraq may firmly find the way to peace and development through dialogue and cooperation between all the ethnic and religious groups, including the minorities, that, respectful of their respective identities and in a spirit of reconciliation and in the pursuit of the common good, they may join forces and take care of the moral and civil reconstruction of the country”. In this connection, they insisted on “the importance of inter-religious dialogue as a way to religious understanding and civil cohabitation”. The Prime Minister invited the Holy Father to visit Iraq. Earlier on, Al Maliki had met the Secretary of State, card. Tarcisio Bertone, and the Secretary for the Relations with the States, mgr. Dominique Mamberti.

24 luglio 2008

Benedetto XVI -Al-Maliki: Najim (Procuratore caldeo presso la Santa Sede) "Incoraggerà i cristiani"

Fonte: SIR

“L’incontro incoraggerà i cristiani iracheni. Ci si aspetta che tra i temi in agenda ci sarà la situazione dei cristiani ed il loro futuro nel Paese. La Santa sede ha molto a cuore la presenza dei cristiani in Iraq”
. E’ quanto sostiene padre Philip Najim, procuratore caldeo presso la Santa Sede, parlando del colloquio, domani in Vaticano tra Benedetto XVI e il primo ministro iracheno, Nuri al-Maliki che giusto in questi giorni è in Europa per incontrare i leader di Germania e Italia.
“Le relazioni Tra Iraq e Santa Sede sono storiche – dichiara al Sir il procuratore caldeo - lo testimonia in maniera chiara il fatto che in tutti questi anni difficili di conflitto e di crisi la Nunziatura apostolica è rimasta sempre aperta. Il Pontefice ci tiene in particolare ad avere relazioni e contatti con i Paesi che soffrono”. “La presenza del premier iracheno in Italia serve ad aprire ad investimenti stranieri in Iraq. Il Paese deve essere ricostruito, ora che la sicurezza sembra in via di progressivo miglioramento. Il Governo deve creare opportunità di lavoro per i suoi cittadini perché questo contribuirà ad aumentare la fiducia degli iracheni nel futuro e ad evitare che questi possano emigrare all’estero”.
Oltre a Benedetto XVI al-Maliki incontrerà anche il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato.

Benedict XVI- Al-Maliki: Najim(Chaldean Procurator to the Holy See) "It will encourage the Christians"

Source: SIR

Translated by Baghdadhope

"The meeting will encourage Iraqi Christians. It is expected that among the topics on the agenda the situation of Christians and their future in the country will be discussed. The Holy See has much at heart the presence of Christians in Iraq." This is what Father Philip Najim, the Chaldean procurator to the Holy See affirmed talking about the meeting that there will be tomorrow in the Vatican between Benedict XVI and the Iraqi prime minister, Nuri al-Maliki, in these days in Europe to meet the leaders of Germany and Italy.
"The relations between Iraq and the Holy See are historical - said the Chaldean procurator to Sir – and it is clearly testifyed by the fact that in all these difficult years of conflict and crisis the Apostolic Nunciature was always open. The Pontiff in particular wants to have relations and contacts with the suffering countries." "The presence of Iraqi premier in Italy serves to open the way to foreign investments in Iraq. The country must be rebuilt now that security seems to be improving. The Government should create job opportunities for its citizens because this will help to increase the confidence of Iraqis in the future and avoid their emigration abroad."
In addition to Benedict XVI Al-Maliki will meet the Vatican Secretary of State, Cardinal Tarcisio Bertone.

23 luglio 2008

Campagna per il restauro delle chiese nell'Iraq meridionale

By Baghdadhope

Gli iracheni cristiani che vivono nei governatorati meriodionali del paese lanciano una campagna per il restauro delle chiese che l’incuria e le guerra hanno reso inagibili.
Iu un’intervista rilasciata a Iraqlaan, Padre Imad Aziz Al Banna, il responsabile della diocesi caldea di Bassora, ha dichiarato come la locale comunità cristiana abbia richiesto a tale scopo il finanziamento da parte del governo e stia lavorando in collaborazione con l’ufficio che cura gli interessi delle comunità non musulmane, il ministero della pianificazione ed il consiglio del governatorato di Bassora.
Padre Al Banna ha ricordato la recente
riapertura della chiesa di Um Al Ahzan ad Al Amarah, nel vicino governatorato di Maysan ed ha ribadito la sua fiducia nell’azione di preservazione del patrimonio religioso cristiano da parte del governo, sottolineando come la situazione riguardo alla sicurezza incoraggi tale iniziativa, più urgente ora che alcune famiglie precedentemente fuggite dal sud dell’Iraq vi stanno facendo ritorno.
Meno conosciuta e numerosa di quella di Baghdad o del nord del paese la comunità irachena cristiana del sud ha radici antichissime che, nelle parole del sacerdote siro ortodosso della Chiesa della Vergine, Padre Sam’an Khaz’al, risalgono al IV secolo d.C. a conferma di come Bassora fosse già da allora un luogo di diffusione della cristianità verso i territori del golfo arabico.

Recuperare le testimonianze di questa storia è quindi importante e per questa ragione l’appello di aiuto è rivolto anche alle organizzazioni internazionali perchè contribuiscano finanziariamente al progetto.

Campaign for the restoration of the churches in Southern Iraq

By Baghdadhope

Source: Iraqlaan

Iraqi Christians living in the southern governorates of the country launch a campaign for the restoration of churches that neglect and war made unfit for use. In an interview issued by Iraqlaan, Father Imad Aziz Al Banna, the responsible of the Chaldean Diocese of Basra said that the local Christian community requested for this purpose the financing by the government, and is working in collaboration with the office that takes care of the interests of non-Muslim communities, the Ministry of Planning and the Basra Governorate Council.
Father Al Banna recalled the recent reopening of the church of Um Al Ahzan in Al Amarah, in the nearby Maysan Governorate, and reiterated its confidence in the preservation of Christian religious heritage by the government, underlining how the security situation encourages this initiative, more urgent now that some families previously fled from the south of Iraq are returning. Less known and numerous than that of Baghdad or of north of the country the Iraqi Christian community in the south has ancient roots that, in the words of the Syriac Orthodox priest of the Virgin Church, Father Sam'an Khaz'al, date back to the IV century AD confirming how Basra was since then a place of spread of Christianity to the territories of the Arab Gulf.

To recover the testimonies of this story is for this reason important, and that’s why the call for aid is also to the international organisations to financially contribute to the project.

21 luglio 2008

GMG Sydney: A Randwick anche i giovani dall'Iraq. Mons. Kassab (Caldeo) "Gioia incredibile"








Fonte: SIR
Alla fine ce l’hanno fatta ad arrivare, anche se all’ultimo momento. La corsa contro il tempo della piccola delegazione irachena, poco meno di 10 persone, per partecipare alla Gmg di Sydney si è conclusa con la partecipazione alla messa finale all’ippodromo di Randwick. A rivelarlo al Sir è mons. Jibrail Kassab, vescovo caldeo dell’eparchia di Oceania e Nuova Zelanda: “il gruppo, guidato da padre Rayan P. Atto, parroco della chiesa di Mar Qardagh ad Erbil, è arrivato solo ieri mattina e subito si è trasferito a Randwick per partecipare alla messa. E’ stato un momento di grande felicità, un sogno che si è avverato”. La partecipazione degli iracheni alla Gmg di Sydney era stata in forse fino all’ultimo prima per problemi legati al rilascio dei visti di ingresso e poi per la soppressione di una tratta del volo verso l’Australia. Ieri il felice epilogo della vicenda.

Sydney WYD: Young Iraqis in Randwick too. Mgr. Kassab (Chaldean) "An incredible joy"

Source: SIR

In the end they managed to arrive, even if at the last minute. The race against the clock of the small Iraqi delegation, a bit less than 10 people, to attend the WYD in Sydney ended with their attendance of final Mass at the Randwick racecourse. This was disclosed to SIR by mgr. Jibrail Kassab, Chaldean bishop of the eparchy of Oceania and New Zealand. “The group led by father Rayan P. Atto, parish priest of the Church of Mar Qardagh in Erbil, arrived just yesterday morning and went to Randwick straightaway to attend Mass. It was a moment of great happiness, a dream come true”. The Iraqis’ participation in the WYD in Sydney had been uncertain until the very last minute, first because of problems with the release of the entry visas, then because of the cancellation of a stretch of the flight for Australia. Yesterday, it all came to a successful conclusion.

La Gmg dei giovani iracheni, segno di pace e speranza per il Paese

Fonte: Asianews

Con una processione eucaristica e la solenne celebrazione della messa si è chiusa la Gmg nella diocesi di Erbil e Amadiyah, alla quale hanno partecipato diverse migliaia di giovani iracheni insieme a gruppi cattolici provenienti dal Libano, dall’Australia e dalla Francia. Alla fine delle funzioni i pellegrini hanno lanciato un messaggio carico di speranza: che la prossima edizione della Giornata mondiale dei giovani possa essere festeggiata “in tutto il Paese”, non solo nel nord come è avvenuto in questa occasione, senza timore di “scontri e violenze”. Questo sarebbe il vero segnale di un “ritorno alla vita, alla pace, alla quotidianità” per un Paese segnato troppo a lungo da violenze.
“La sera del 18 luglio – racconta mons. Rabban al Qas, vescovo di Erbil e Amadiyah – oltre 1000 giovani hanno portato in pellegrinaggio una croce fino al villaggio di Araden, vicino al quale sorge il monastero di Soultana Mahdokhte”. Dal santuario dedicato alla martire irachena del IV secolo “si poteva ammirare tutta la valle di Sapna – continua il prelato – mentre i giovani intonavano gli stessi canti della Gmg a Sydney. Fatica e stanchezza non hanno minato il loro spirito e sui volti era possibile leggere la gioia, l’emozione vissuta durante la lunga giornata di viaggio”.
La comunità cristiana ha condiviso la Giornata mondiale della gioventù con una delegazione francese di Pax Christi, un australiano di origine irachena che è tornato nella terra natale per sostenere l’iniziativa e due giovani emigrati nativi di Shaqlawa – città del governatorato di Arbil, nel nord dell’Iraq – venuti a trovare la famiglia dopo anni di assenza.
Mons. Rabban sottolinea il clima di “condivisione e fratellanza” che si respirava tra i ragazzi, soprattutto per i delegati francesi di Pax Christi che hanno potuto osservare con i loro occhi “la vitalità della comunità cristiana, condividere le tre giornate di preghiera e di festa, ascoltare dalle loro voci la realtà del luogo, le sofferenze e le speranze dei nostri ragazzi, ma soprattutto la forza della loro fede. Essi rappresentano il futuro della chiesa in Iraq, e momenti di incontro come questo possono aiutarli a prendere coscienza della loro identità, della ricchezza della fede in Cristo, di un popolo che cammina assieme alla Chiesa universale”. Un popolo troppo spesso “dimenticato dalla comunità internazionale e dall’occidente”.
Oltre a momenti di preghiera e di catechesi, i giovani hanno assistito a una serie di concerti proposti da un gruppo libanese accompagnato dalla cantante Abir Nehme: la sua voce ha intonato brani della tradizione cristiana siriaca e maronita, impreziosendo ancor di più le giornate dei pellegrini che hanno ascoltato con entusiasmo e passione. “Ho vissuto un’esperienza straordinaria – sottolinea la cantante libanese – che porterò per sempre con me: stare fra questi giovani in un momento storico in cui sono costretti a sopportare difficoltà e persecuzioni a causa della loro fede è, prima di tutto, un’esperienza concreta di missione. Ho visto persone animate da buona volontà, dal desiderio di pace, da una speranza che, sebbene più volte delusa, non smette mai di crescere e costituisce un esempio da seguire”. Con le sue musiche, Abir spera di “aver impresso un segno di ottimismo per il futuro” e conclude dicendo che una parte di lei “resterà per sempre in Iraq, in mezzo a questi giovani”.
Questa mattina il vescovo e i giovani hanno celebrato la santa messa al termine della quale l’intera comunità cristiana ha espresso il desiderio che “la prossima volta la festa possa coinvolgere i cristiani di tutto il Paese”, non solo la comunità del nord. Domani a Kirkuk verrà celebrata la conclusione della Gmg in Iraq, con il cuore e la mente rivolti a Papa Benedetto XVI e ai giovani riuniti a Sydney.

The WYD of the Iraqi young people, sign of peace and hope for the country

Source: AsiaNews

With a Eucharistic procession and the solemn celebration of Mass, WYD concluded in the dioceses of Erbil and Amadiyah, at which thousands of Iraqi young people participated together with a group of Catholics from Lebanon, Australia, and France. At the end of the events, the pilgrims launched a message of hope: that the next edition of World Youth Day may be celebrated "in the entire country", not only in the north as on this occasion, without fear of "clashes and violence". This would be the real signal of a "return to life, to peace, to everyday normality" for a country marked for too long by violence.
"The evening of July 18", recounts Rabban al Qas, bishop of Erbil and Amadiyah, "more than 1,000 young people carried a cross in pilgrimage to the village of Araden, near the monastery of Soultana Mahdokhte". From the shrine dedicated to the fourth century Iraqi martyr, "one could admire the entire valley of Sapna", the prelate continues, "while the young people sang the songs of the WYD in Sydney. Effort and weariness did not undermine their spirit, and on their faces could be seen joy, the emotion of a long day's voyage".
The Christian community shared World Youth Day with a French delegation from Pax Christi, an Australian of Iraqi origin who returned to his homeland to support the initiative, and two young emigrants from Shaqlawa - a city in Arbil Governorate in northern Iraq - who had come to visit their family after years of absence.
Bishop Rabban emphasises the climate of "sharing and fraternity" among the young people, especially for the French delegates of Pax Christi, who were able to witness with their own eyes "the vitality of the Christian community, to share the three days of prayer and celebration, to listen to the real voices of the place, the sufferings and hopes of our young people, but above all the strength of their faith. They represent the future of the Church in Iraq, and moments of encounter like this can help them to become aware of their identity, of the richness of faith in Christ, of a people that walks together with the universal Church". A people too often "forgotten by the international community and by the West".
In addition to moments of prayer and catechesis, the young people attended a series of concerts performed by a Lebanese group accompanied by the singer Abir Nehme: she sang selections from the Syrian and Maronite Christian tradition, making an even more special experience for the pilgrims who listened with enthusiasm and passion. "I had an extraordinary experience", emphasises the Lebanese singer, "that I will carry with me forever: being among these young people at an historic moment in which they are forced to bear difficulties and persecution on account of their faith is, first of all, a concrete experience of mission. I saw people animated by good will, by the desire for peace, by a hope that, although repeatedly disappointed, never ceases to grow, and constitutes an example to be followed". With her music, Abir hopes "to have left a sign of optimism for the future", and concludes by saying that part of her "will always remain in Iraq, among these young people".
This morning, the bishop and the young people celebrated Holy Mass, at the end of which the entire Christian community expressed the desire that "the next time, the celebration can involve the Christians of the entire country", not only the community in the north. Tomorrow in Kirkuk, the conclusion of WYD will be celebrated in Iraq, with hearts and minds turned toward Pope Benedict XVI and the young people gathered in Sydney.

18 luglio 2008

La GMG dei ragazzi iracheni: lontani da Sydney, ma vicini al Papa e ai giovani di tutto il mondo.


Sydney è lontana dall’Iraq, ma la GMG viene vissuta intensamente anche in questo Paese segnato dalla sofferenza. In concomitanza con il raduno in terra australiana, migliaia di giovani sono convenuti nel nord dell’Iraq per celebrare la propria GMG. Proprio come a Sydney, i ragazzi iracheni ascoltano le catechesi dei loro vescovi e condividono le proprie esperienze di fede. Inoltre, grazie ad un collegamento via satellite, seguono gli incontri del Papa a Sydney. Per una testimonianza su questa “GMG irachena”.

Alessandro Gisotti ha raggiunto telefonicamente in Iraq l’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako:
"Noi vescovi del nord abbiamo pensato di organizzare degli incontri nelle diocesi di Erbil, Kirkuk, Al Qosh, Karaqosh, Zakho e Amadiya. Sono venuti 5 mila giovani. Abbiamo seguito lo stesso programma di Sydney, tradotto in arabo."
Come stanno partecipando questi giovani? C’è la gioia, anche se non si è a Sydney?
"Oh, tanta gioia ed entusiasmo! Io sto con loro tutta la giornata. Per me e per loro è una nuova Pentecoste. C’è gioia, speranza... Per noi è un impulso per costruire un futuro più sicuro e per una rinnovata presenza cristiana."
Il futuro dell’Iraq riparte proprio dai giovani...
"Certo, ma anche il futuro della Chiesa cattolica comincia con loro e sono loro il futuro. Il loro impegno nella fede, la trasmissione della fede è una garanzia per il futuro del cristianesimo in questo Paese, che vive tra tante difficoltà. Questa GMG è una testimonianza! Attraverso questi ragazzi cristiani, gli altri, il 97 per cento sono musulmani, possono vedere Cristo."
Quindi, questa GMG irachena può servire anche come strumento per il dialogo con i musulmani dell’Iraq...
"Certo, per noi è un evento storico, forse più importante della GMG di Sydney, dove è più facile andare ed incontrarsi. Io sto pensando di preparare un raduno tra cristiani e musulmani all’inizio del Ramadan, per pregare insieme, a Kirkuk, per la pace e per la riconciliazione."

La Gmg degli irakeni, lontani da Sydney e vicini al cuore del papa

Fonte: AsiaNews

Migliaia di giovani irakeni si stanno radunando in diverse città del nord dell’Iraq per celebrare la Giornata mondiale della gioventù. Per questioni di sicurezza e timori di fughe, l’Australia non ha concesso a nessuno il visto per Sydney. E loro hanno deciso insieme ai loro vescovi di partecipare alle catechesi, alle feste e ai momenti della Gmg, partecipando ai momenti di Sydney con una tivù via satellite.
“La Chiesa in Iraq – dice ad AsiaNews mons. Rabban al Qas, vescovo di Erbil e Amadya - soprattutto qui al nord è viva e attiva, legata a tutta la Chiesa universale”. E per rafforzare ancora di più il legame col papa a Sydney, gli hanno inviato anche un telegramma.
Conferenze e catechesi sono organizzate nelle diocesi di Erbil, Kirkuk, Al Qosh, Karaqosh, Zakho e Amadiya. Alla fine delle catechesi e degli incontri del pomeriggio, i gruppi di giovani si radunano a mangiare insieme, in un’atmosfera tranquilla e fraterna, molto diversa da quella a cui sono abituati da anni di guerra.
Mons. Louis Sako, vescovo di Kirkuk, definisce questo “un evento storico”: esso mostra “la volontà dei giovani di testimoniare la fede pur in mezzo a difficoltà e sofferenze”.
Domani i giovani di Erbil, Al Qosh e Zakho si raduneranno insieme – circa 2 mila – in pellegrinaggio fino al santuario della martire irakena Soultana Mahdokhte (IV secolo), nel villaggio di Araden. Domenica, la conclusione della Gmg irakena sarà celebrata a Kirkuk. Saranno presenti anche gruppi di cattolici da Libano, Australia e Francia.

Iraqi WYD, so far from Sydney, so close to the Pope’s heart

Source: AsiaNews

Thousands of young Iraqis are gathering in various northern Iraqi cities to celebrate World Youth Day (WYD). For security reasons and concerns over possible defections, Australia did not grant young Iraqis any visa for Sydney. Instead the latter decided with their bishops to take part in local WYD-associated catecheses and celebrations as well as salient moments in Sydney itself via satellite TV.
“The Church in Iraq, especially in the North is alive and active, closely linked to the universal Church,” said Mgr Rabban al-Qas, bishop of Arbil and Amadiya.
To strengthen its ties with the Pope in Sydney, he sent the Holy Father a telegram.
In the dioceses of Arbil, Kirkuk, Alqosh, Karaqosh, Zakho and Amadiya, conferences and catecheses were organised.
At the end of the catecheses and afternoon meetings groups of young people met to share a meal in a quiet and fraternal ambiance, very different from the one they have become used to after years of war.
Mgr Louis Sako, bishop of Kirkuk, calls it an “historic event” that shows the “willingness of young people to bear witness to their faith even in a sea of difficulties and suffering.”
Tomorrow young people from Arbil, Alqosh and Zakho will gather together, about 2,000 strong, for a pilgrimage to the shrine of the Iraqi martyr Sultana Mahdokh (4th century), in the village of Araden.
On Sunday, Iraq’s WYD will end with celebrations in Kirkuk. Groups of Catholics from Lebanon, Australia and France will also be present.

17 luglio 2008

Iracheni e GMG: finché c’è vita c’è speranza

By Baghdadhope

Sembra proprio che la vicenda degli iracheni cristiani che vorrebbero raggiungere Sydney per la GMG sia una storia infinita.
Dopo lo sconforto che ha colpito il gruppo alla notizia dell’impossibilità di essere presenti nella capitale australiana per la GMG a causa di un
problema con i voli, la situazione si è oggi parzialmente risolta. Parzialmente vuol dire che a partire saranno solo 6 persone, Padre Rayan P. Atto e cinque giovani della sua parrocchia, la chiesa caldea di Mar Qardagh ad Erbil che arriveranno a Sydney domenica mattina alle 6.00.
“Eravamo tristi ma nessuno di noi ha mai smesso di sperare. Sappiamo che, davvero, saremo gli ultimi, ma il nostro desiderio è riuscire ad arrivare in tempo per la Messa del Santo Padre”
Ma la Santa Messa sarà alle 10.00 del mattino di domenica secondo il programma ufficiale, pensate di fare in tempo?
“Lo sappiamo. Perché non dovremmo fare in tempo? Abbiamo sperato e pregato tanto fino ad ora, la Divina Provvidenza ci aiuterà ancora una volta. Sappiamo che una volta arrivati a Sydney avremo ancora bisogno di aiuto, ad esempio a trovare una sistemazione, e per questo faccio un appello agli organizzatori ed alla comunità irachena già presente in città: noi abbiamo fatto tutto quello che potevamo, ci serve un aiuto per terminare l’opera.”
Padre Rayan, la vicenda dei visti era ormai risolta ma partirete solo in 6. Una piccola delegazione o a questo punto una visita privata?
“Una visita privata di persone che non sono riuscite a rinunciare al proprio sogno. In ogni caso arriveremo a Sydney indossando le magliette bianche con il logo della GMG e la scritta “Iraq group for peace,” con uno striscione che riporterà la stessa scritta e la stessa immagine e con la bandiera irachena, e finalmente saremo anche noi parte di quella folla di persone che vediamo in TV e che sta testimoniando la propria fede ed il proprio amore per Dio.”
Quando tornerete a casa?

Speriamo che questa sia l’ultima notizia dall’Iraq di queste persone il cui sogno sembrerebbe si stia proprio realizzando, e che la prossima arrivi da Sydney.

Iraqis and WYD: while there is life there is hope

By Baghdadhope

Iraqi Christians who would like to reach Sydney for the World Youth Day seems to be a never-ending one. After the distress that struck the group because of the impossibility to be present in the Australian capital for the WYD owing to a
problem with air flights, the situation is now partially resolved. Partly means that only 6 persons will leave: Father Rayan P. Atto and five young people of his parish, the Chaldean church of Mar Qardagh in Erbil, who will arrive in Sydney on Sunday morning at 6.00.
"We were sad but none of us stopped hoping" he told to Baghdadhope "we know we will be the last but our desire is to be able to arrive in time for the Mass of the Holy Father "
But the Mass will be on Sunday at 10.00 am according to the official programme, do you think you will be on time?
"We know that. Why should we not be on time? We hoped and prayed so much until now, Divine Providence will help us once more. We know that once arrived in Sydney we will still need help, for example to find an accommodation, and for this I appeal to the organizers and to the Iraqi community already present in thecity: we did everything we could, we need help to finish the work. "
Father Rayan, the visa affair was resolved but only 6 people will leave for Sydnay. A small delegation or a private visit?
"A private visit of young who were unable to give up their dream. In any case we will arrive in Sydney wearing the white T-shirts with the logo of WYD and the words "Iraq group for peace," with a banner with the same words and the same image and with the Iraqi flag, and finally we will be part of the crowd of people we can see on TV witnessing their faith and their love for God.
When will you be back home?”
“On the 3 of August.”

We hope that this is the last news from Iraq about these people whose dream seems to be on the point of being realized, and that the next one will be from Sydney.

15 luglio 2008

"Gruppo Iraq per la pace" Il miraggio di Sydney

By Baghdadhope

“Siamo persi!”
E’ mezzogiorno e le 21 persone del “Gruppo Iraq per la pace” pronte a partire per Sydney sono riunite nella casa vescovile di Erbil.
Non dovreste essere già in aeroporto?
“Siamo persi!” ripete Padre Rayan P. Atto “siamo andati in aeroporto ma ci ha chiamato l’agenzia di viaggi dicendoci che il nostro volo stato cancellato.”
Il volo da Erbil a Dubai?
“No. La tratta completa era Erbil-Dubai-Singapore-Sydney ma l’ultima è stata cancellata.”
Come è successo?
“Non lo sappiamo ancora esattamente. Sembra però che quel volo non fosse stato confermato e che non ci siano posti. Dovevamo essere gli ultimi ad arrivare a Sydney, ma sembra che saremo gli assenti. E’ davvero un peccato.”

15.30
Nessuna nuova speranza, Padre Rayan?
"Ci hanno detto che stanno lavorando. Cosa posso dire? Speriamo, speriamo davvero. "

Padre Rayan ha ragione. E’ davvero un peccato. Il sogno sta svanendo!

"Group Iraq for peace". The mirage of Sydney

By Baghdadhope

“We are lost!”
It’s midday and the 21 persons of the "Group Iraq for peace” ready to leave for Sydney are gathered in the Bishopric House of Erbil
Shouldn’t you be in the airport by now?
“We are lost!” repeats Fr. Rayan P. Atto, “we went to the airport but there we were called by the travel agency telling us that our flight has been cancelled”
The flight from Erbil to Dubai?
“No. Our flight had to be Erbil-Dubai-Singapore-Sydney but the last one was cancelled.”
How did it happen?
“We still don’t know exactly. It seems that the flight was not confirmed and there are no seats. We had to be the last arriving in Sydney, but it seems that we’ll be the absent there. It’s really a pity.”

3.30 p.m.
Any new hope, Fr.Rayan?
"They told us they are still working. What can I say? We hope, really we hope"

Father Rayan is right. It’s really a pity. The dream is fading!

14 luglio 2008

GMG. Gruppo Iraq per la pace: Sydney finalmente!

By Baghdadhope

"Ringrazio davvero tutti" è con voce felice che Padre Rayan P. Atto ha annunciato stamani a Baghdadhope che i visti sono stati concessi dall'Ambasciata australiana ad Amman.
"Ci sono i visti per 27 persone delle quali 21 in partenza da Erbil e le altre sei da altri luoghi."
Lei andrà a Sydney Padre Rayan?
"Si, accompagnerò 5 giovani della mia parrocchia, la chiesa di Mar Qardagh ad Erbil. "
Conferma la partenza per domani?
"Si, domani pomeriggio partiremo da Erbil per Dubai e poi per Sydney"
Tutto a posto allora?
"Non abbiamo ancora i visti nelle nostre mani ma siamo sicuri. A questo proposito mi lasci ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo sogno. Baghdadhope che ha dato voce alle mie preoccupazioni ed ora alla mia felicità, Mons. Philippe Najim per il ruolo avuto nella soluzione della questione, le Ambasciate australiane presso la Santa Sede ed ad Amman e Padre Bashar Warda, il nostro capogruppo. Siamo molto felici. Desideriamo testimoniare al Santo Padre, ma anche a tutto il mondo, la nostra fede, erede di una tradizione millenaria ed ancora viva nei nostri cuori "

WYD. Group Iraq for peace: Sydney at last!

By Baghdadhope

"I really thank everyone" Father Rayan P. Atto's voice is happy announcing this morning to Baghdadhope that visas were granted by the Australian emabassy in Amman.
"There are visas for 27 people. 21 of them will leave from Erbil and the other six from other places."
Will you go to Sydney Father Rayan?
"Yes, I will be there with 5 youth of my parish, the church of Mar Qardagh in Erbil."
Do you confirm your departure for tomorrow?
"Yes, tomorrow afternoon we will leave from Erbil to Dubai and then to Sydney"
Everything is OK, then?
"We still don't have the visas in our hands but we are sure. In this regard let me thank all those who contributed to the realization of this dream. Baghdadhope who gave voice to my concerns and now to my happiness, Mgr. Philippe Najim for the role he had in resolving the question, the Australian Embassy to the Holy See and in Amman and Father Bashar Warda, our group leader. We are very happy. We want to testify to the Holy Father, but also to the whole world, our faith, heir to a millenary tradition and still alive in our hearts "

GMG Sydney Anche giovani iracheni alla Via Crucis

Fonte: SIR

“Siamo orgogliosi del lavoro svolto da dipartimento per l’emigrazionme australiana per dare soluzione alla questione dei visti per i giovani iracheni”
con queste parole mons. Fisher, vescovo coordinatore della Gmg di Sydney, ha annunciato stamattina che i giovani iracheni potranno partecipare alla Gmg. Secondo quanto ha riferito al Sir il direttore operativo della Gmg, Danny Casey, “una parte dei giovani sarebbe gia’ in viaggio per Sydney”. Nessuna notizia invece per quanto riguarda il numero dei visti rilasciati e quindi dei partecipanti. “Il problema – ha spiegato mons. Fisher – è che molti giovani non hanno passaporto quindi è difficile stabilirne con certezza l’identità”. “La presenza degli iracheni permettera’ loro di sfilare con la bandiera nazionale alla Via Crucis del 18 luglio”, conferma al Sir mons. Fisher che invece smentisce l’ipotesi che potessero portare la croce in qualche stazione della Via Crucis.

WYD in Sydney: The Iraqi flag in the Via Crucis

Source: SIR
“We are proud of the work done by the Australian Department for Emigration to provide a solution to the question of visas for young Iraqis”, said Mgr. Fisher, bishop coordinator of WYD in Sydney, on announcing this morning that Iraqi youth could participate in WYD. According to a briefing to SIR by WYD executive director Danny Casey, “a part of the youth are already en route to Sydney”. No information, on the other hand, has been released on the number of vistas issued and hence of the number of participants. “The problem – explained Mgr. Fisher – is that many of these youths don’t have a passport and therefore it’s difficult to establish their identity with certainty”. “The presence of the Iraqis will permit them to join in the procession with their national flag in the Via Crucis on 18 July”, Mgr. Fisher confirmed to SIR, though he dismissed the idea they could carry the cross in some Stations of the Cross during the rite.

12 luglio 2008

GMG e Gruppo Iraq per la pace: "Il tempo sta finendo"

By Baghdadhope

I colpi di scena per la questione dei visti ai giovani iracheni cristiani che vorrebbero partecipare alla prossima GMG a Sydney non finiscono mai.
Smentendo il viaggio di Padre Bashar Warda ad Amman annunciato al SIR
dal vescovo caldeo dell'Australia e della Nuova Zelanda, Mons. Jibrail Kassab, e confermandone la presenza ad Erbil, Padre Rayan P. Atto ha spiegato a Baghdadhope i termini temporali che lo preoccupano: "Questa sera partirà per Amman un nostro incaricato. Preghiamo perchè tutto vada bene, perchè l'Ambasciata australiana in Giordania rilasci i visti già domani perchè deve avere il tempo di tornare ad Erbil e non ci sono molti voli da Amman."
Se i visti fossero concessi già domani come organizzerete il viaggio?
"Confidiamo nella Divina Provvidenza. Da parte nostra abbiamo prenotato, ma non ancora confermato, i posti per la tratta aerea Erbil- Dubai - Sydney per martedì notte. E' davvero una corsa contro il tempo. "
Quando pensa che avrete la conferma della partenza?
"A questo punto, dopo tante traversìe, mi sentirò sicuro solo una volta in volo verso l'Australia"
Padre Rayan, l'Ambasciata australiana, si è detta disponibile a concedere i visti per 8 persone designate a portare la Croce, vuole spiegarci meglio di cosa si tratta?
"Nel corso dei contatti che nei mesi passati abbiamo avuto con gli organizzatori della GMG abbiamo inviato una lista di nomi di volontari per portare la croce durante il percorso della Via Crucis. Ci sembra che possa essere un gesto simbolico anche delle sofferenze degli iracheni cristiani e della loro profonda fede. Ci è stato assicurato che gli 8 volontari avrebbero potuto portare la Croce per un tratto, e noi speriamo davvero che anche questo sogno possa avverarsi."

WYD and Iraq group for peace: "time is running out"

By Baghdadhope

The 'coups de théâtre' concerning the issue of visas to young Iraqi Christians who would like to be present at the next World Youth Day in Sydney never ends.
Denying the journey of Father Bashar Warda to Amman announced to SIR by the Chaldean bishop of Australia and New Zealand, Mgr. Jibrail Kassab, and confirming his presence in Erbil, Father Rayan P. Atto explained to Baghdadhope the timing issues he is worried about: "This evening a person in charge will leave for Amman. We pray that everything goes well, that the Australian Embassy in Jordan will issue the visas tomorrow at last because this man must have time to return to Erbil and there are no many flights from Amman."
If the visas are granted tomorrow how can you organize your journey?
"We trust in Divine Providence. As for us we booked, but not yet confirmed, the seats for the Erbil-Dubai-Sydney flight on Tuesday night. It's really a race against time."
When do you think you will have the confirmation of your departure?
"At this point, after so many troubles, I will feel sure only once flying to Australia"
Father Rayan, the Australian Embassy, declared its willingness to grant visas for 8 persons designated to carry the Cross, can you explain us better?"
"During the contacts that in the past months we had with the organizers of World Youth Day, we sent a list of names of volunteers who asked to carry the cross during the Way of the Cross path. It seems to us that it can be a symbolic gesture also of the suffering of Iraqi Christians and their deep faith. We had the assurance that the 8 volunteers could carry the Cross for a stretch, and we really hope that this dream can come true."

GMG. Visti agli iracheni. Mons. Warduni (Baghdad) "Ci sono spiragli positivi"

Fonte: SIR

“Ho saputo del rilascio di alcuni visti ma non ho conferme dirette. Spero sia vero anche se, credo, non tutti potranno venire”. A confermare al Sir la possibilità che l’ambasciata australiana di Amman conceda i visti di ingresso ad alcuni giovani iracheni per la Gmg è mons. Jibrail Kassab, vescovo caldeo dell’eparchia di Oceania e Nuova Zelanda. “Non so dire il numero dei visti che potrebbero essere rilasciati (si parla di 35 circa, ndr) ma certo non potranno partire tutti – afferma il vescovo – il sacerdote che se ne sta occupando (padre Bashar Warda, ndr) sta andando ad Amman in queste ore”. L’ipotesi di una conclusione positiva della vicenda trova conferma anche dal vescovo ausiliare di Baghdad, mons. Shlemon Warduni che, sempre al Sir, dichiara che “ci sono spiragli. A partire dovrebbero essere laici ma nessun seminarista. Speriamo che i visti arrivino subito. Sydney è lontana”. Una preoccupazione condivisa anche dall’altro sacerdote incaricato di accompagnare i giovani, padre Rayan P. Atto che a Baghdadhope dichiara: "siamo rassicurati dal fatto che l'Ambasciata australiana ad Amman abbia nominato un incaricato a seguire il caso, ma siamo preoccupati per i tempi. Andare ad Amman a ritirare i visti, dopo che ci daranno la conferma ufficiale, vuol dire perdere almeno tre giorni per poi dover organizzare in fretta il viaggio fino in Australia”.

WYD. Visas for Iraqis. Mgr. Warduni (Baghdad) "There are some positive breakthroughs"

Source: SIR

“I heard that some visas have been issued but this has not been confirmed to me directly. I hope it is true, although I believe that not everybody will be able to go”.
Sir received confirmation from Mons. Jibrail Kassab, Chaldean bishop of the Eparchy for Oceania and New Zealand, that the Australian embassy in Amman might grant visas to a number of Iraqi youngsters for them to take part in WYD. “I am not able to tell how many visas might be issued (it is being rumoured that they should be around 35, editor’s note) but for sure not everybody will be able to go – the bishop stated – the priest who is taking care of this matter(Father Bashar Warda, editor’s note) is travelling to Amman right now”.
The possibility that things might turn out for the best is also confirmed by the auxiliary bishop of Baghdad, Mons. Shlemon Wardouni, who told Sir that: “there are some breakthroughs. Lay youngsters will probably go, but no seminarians. We hope to get the visas immediately. Sydney is very far away”. This concern is also shared by Father Rayan P. Atto, the second priest who should travel with the kids to Australia. He told Baghdadhope that: “the fact that the Australian embassy in Amman has appointed an official to deal with this case is quite reassuring, but we are worried about time. It takes at least three days to go to Amman to get the Visas, once we receive an official confirmation. That would leave us very little time to organize our trip to faraway Australia”.

11 luglio 2008

Giovani iracheni cristiani e GMG: speranza per alcuni di loro di andare a Sydney?

By Baghdadhope


La ragione del rifiuto dei visti di ingresso in Australia per molti dei giovani iracheni che avrebbero dovuto recarsi a Sydney per l’imminente GMG è stata spiegata dall’ambasciata australiana ad Amman che ora sembra voglia seguire una linea più “morbida”.

Se tre giorni fa, infatti, le
notizie, parlavano di un’offerta di 10 visti al posto dei quasi 170 richiesti, oggi parlano di 30 visti che potrebbero essere concessi in extremis. I prescelti sarebbero 10 sacerdoti, tra cui Padre Bashar Warda e Padre Rayan P. Atto che per primo ha raccontato a Baghdadhope la sua delusione per un viaggio tanto sognato sul punto di sfumare, Mons. Mikha P. Maqdassi, vescovo caldeo di Al Qosh, una suora, le 8 persone designate a portare la Croce a Sydney e 10 giovani attivi nei gruppi parrocchiali giovanili. Per quanto riguarda i visti negati agli altri componenti del “Gruppo Iraq per la pace” l’ambasciata australiana nega, seppur indirettamente, quanto dichiarato al Sir ieri da Mons. Jibrail Kassab, vescovo caldeo dell’Australia e della Nuova Zelanda secondo cui dietro al rifiuto ci sarebbero “motivi probabilmente politici”. Si tratterebbe, invece, di motivi essenzialmente economici. L’Ambasciata australiana, infatti, per quanto affermi di aver ricevuto rassicurazioni a proposito da parte del Vaticano e dell’GMG Australia, e per quanto si dichiari informata che la chiesa ha garantito le spese dei richiedenti i visti, sottolinea come nella maggior parte delle richieste ricevute manchino i documenti relativi alla situazione di impiego e finanziaria dei singoli che rappresenterebbero una sorta di garanzia del loro ritorno in Iraq. Garanzia che, è chiaramente specificato, non riguarda i membri del clero.


Nonostante questo sviluppo seppur parzialmente positivo, Padre Rayan P. Atto ha dichiarato a proposito a Baghdadhope: "Siamo rassicurati dal fatto che l'Ambasciata australiana ad Amman abbia nominato un incaricato a seguire il nostro caso specifico, ma siamo preoccupati per i tempi. Andare ad Amman a ritirare i visti, dopo che ci daranno la conferma ufficiale, vuol dire perdere almeno tre giorni per poi dover organizzare in fretta il viaggio fino in Australia. Purtroppo i tempi stringono, la GMG non dura in eterno, e per questa ragioni tutti preghiamo perchè questa conferma arrivi al più presto. Personalmente, a parte i miei doveri religiosi, vivo controllando la mia mail. "


La notizia di questa "concessione" da parte dell'Ambasciata australiana, tenuta riservata dal suo arrivo, ieri pomeriggio, è stata confermata oggi ufficialmente alla MISNA da Monsignor Philip Najim, Procuratore Caldeo presso la Santa Sede: “È un vero scandalo, uno schiaffo a ragazzi che volevano andare a testimoniare la fede e la gioia di vivere della chiesa irachena nonostante le sofferenze…S’infrange contro il muro della diffidenza e della burocrazia il sogno dei ragazzi iracheni di partecipare alla Giornata mondiale della gioventù cattolica a Sidney, dopo che l’ambasciata australiana ad Amman ha prima negato del tutto e poi oggi concesso 30 visti di accesso nel paese…appena 30 di cui 12 per i religiosi e solo 18 per i ragazzi, su una lista di 170 persone presentata sin dallo scorso anno”
“A rendere più amaro il rifiuto è l’illazione che i giovani approfittino dell’occasione per restare come richiedenti asilo; secondo loro non ci sarebbero sufficienti garanzie che facciano ritorno in patria”
ha detto monsignor Najim, dopo ripetuti contatti con le autorità competenti. Il rappresentante della chiesa caldea ha ribadito che l’obiettivo dei giovani iracheni “è soltanto far conoscere la chiesa irachena ai coetanei di tutto il mondo e poi tornare a far crescere quell’esperienza di condivisione di fede in Iraq” Padre Rayan Atto, parroco della chiesa di Mar Qardagh ad Erbil, organizzatore del viaggio, ha già detto di non voler andare senza i ragazzi, mentre ora si presenta anche la non facile decisione su chi potrà partire e chi dovrà restare."

Young Iraqi Christians and WYD: hope for some of them to be in Sydney?

By Baghdadhope

The reason for the refusal of the entry visas in Australia to many young Iraqis who had to travel to Sydney for the upcoming World Youth Day was explained by the Australian Emabssy in Amman which now seems to want to follow a "softer" line.

If threedays ago, in fact, the
news spoke of an offer of 10 visas instead of the almost 170 required, today they are about 30 visas that could be granted in extremis. The chosen persons should be 10 priests, including Father Bashar Warda and Father Rayan P. Atto, who was the first to talk to Baghdadhope about his disappointment for a dreamed journey that was about to fade, Mgr. Mikha P. Maqdassi, the Chaldean bishop of Al Qosh, a nun, 8 persons designated to carry the Cross in Sydney and 10 young people active in parish youth groups. Regarding the visas denied to the other components of the "Iraq group for peace" the Australian embassy denies, albeit indirectly, what stated to Sir by Mgr. Jibrail Kassab, the Chaldean bishop of Australia and New Zealand according to whom behind the refusal would be "presumably political reasons." They would be, instead, essentially economic reasons. The Australian Embassy, in fact, while stating to have received assurances about the topic by the Vatican and WYD Australia, and while declaring to have been informed that the church would guarantee for the expenses for the applicants for visas, points out that in most requests received the documents pertaining to the employment and financial situation of the individuals are missing, and that those documents represent a sort of guarantee of their return to Iraq. Guarantee that, as clearly specified, does not affect the clergy.
Despite this, albeit partially, positive development, Father Rayan P. Atto declared to Baghdadhope: "We are reassured by the fact that the Australian Embassy in Amman appointed a responsible to follow our specific case, but we are concerned about the times. To go to Amman to withdraw the visas, after the official confirmation, means losing at least three days and then having to organize quickly the journey to Australia. Unfortunately time elapses quickly, the WYD does not last forever, and for this reason we all pray because this confirmation arrives as soon as possible. Personally, apart from my religious duties, I live checking my e-mail."

The piece of news of this "concession", by the Australian Embassy was kept confidential since when it arrived, yesterday afternoon, but was confirmed today officially to
MISNA by Mgr. Philip Najim, Chaldean Procurator to the Holy See: "This is a real scandal, a slap at young people who wanted to go to witness the faith and the joy of living of the church in Iraq despite sufferings… The dream of young Iraqis to participate in World Youth Day in Sydney shatters against the wall of mistrust and of bureaucracy after that the Australian embassy in Amman completely denied the visas in the beginning and then, today, granted 30 entry visas to the country… just 30 of which 12 are for religious and only 18 for young boys and girls, on a list of 170 people delivered since last year "
"What’s make the refusal bitter is the inference that young people could take advantage of this opportunity to remain as applicants for asylum, according to them there would be no sufficient guarantees that they will return home,"
said Monsignor Najim, after repeated contacts with the competent authorities. The representative of the Chaldean church reiterated that the objective of young Iraqis "is only to make their peers worldwide to know about the Iraqi church and then return to make that experience of sharing and faith grow in Iraq." Father Rayan Atto, parish priest of the church of Mar Qardagh in Erbil, the organizer of the journey, already said that it would not go without the young people, but now there is also the not easy choice about who will leave and who will remain."

Mons. Sako: “Più di 5mila giovani dall'Iraq pregheranno per il Papa a Sydney

Fonte: AsiaNews

A Sydney non ci sarà alcun giovane irakeno: nessuno di quelli che aveva programmato il viaggio ha ricevuto il visto per l'Australia. Pur non nascondendo la “profonda delusione” per la mancata concessione dei visti, mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk non si perde d'animo. “In concomitanza con la Giornata Mondiale della Gioventù abbiamo organizzato un raduno al quale parteciperanno più di 5mila giovani”, provenienti dalle diocesi del nord dell’Iraq per “per pregare assieme al Papa”. II prelato caldeo sottolinea la portata “storica” dell’evento che non esita a definire “un miracolo” in una situazione ancora oggi segnata da conflitti e violenze. Mons. Sako ribadisce che “la vera sfida è ricostruire l’Iraq”, preservando la tradizione “cristiana che costituisce una parte fondamentale della cultura irachena”. Pur fra sofferenze e difficoltà essa intende “rimanere viva e collaborare con la comunità musulmana per portare una pace stabile e duratura”.
Clicca su "leggi tutto" per l’intervista rilasciata da mons. Louis Sako ad AsiaNews
Eccellenza, qual è lo stato d’animo dei giovani iracheni ai quali è stato negato il visto per partecipare alla Gmg?
Un sentimento di delusione è naturale, ma dalle sofferenze nasce sempre un segno di speranza: in occasione della giornata mondiale della gioventù abbiamo organizzato un incontro al quale prenderanno parte più di 5mila ragazzi provenienti dalle diocesi del nord del Paese fra cui Kirkuk, Amadiyah, Erbil. Questo è un evento storico, perché ribadisce la volontà dei giovani di testimoniare la loro fede pur in mezzo a difficoltà e sofferenze; la comunità cristiana è viva, e la testimonianza offerta dai giovani è il frutto di un vero miracolo.
Quali eventi avete organizzato in occasione dell’incontro?
Il 17 e il 18 luglio ci saranno dei momenti di preghiera, di catechesi, di riflessione che intendono testimoniare la vicinanza della comunità cristiana irachena ai giovani e al Papa. Egli ha sempre dimostrato un’attenzione particolare alla nostra realtà, e se anche non potremo essere fisicamente vicini a loro, il nostro spirito e il nostro cuore sono a Sydney. Certo è un peccato perdere un momento unico di confronto con altre realtà, altre culture e altre esperienze che hanno in comune la fede in Cristo, ma è altrettanto importante e significativo mostrare che la Chiesa locale è viva, che intende lavorare per promuovere la pace e lo sviluppo. Per questo abbiamo voluto mandare un messaggio a Papa Benedetto XVI e ai giovani che parteciperanno alla Gmg, per affermare con forza che siamo lì, in mezzo a loro.
Vi sono dei segnali di speranza per il Paese?
La situazione è ancora molto difficile, in particolare in alcune zone dell’Iraq, ma non abbiamo perso la voglia di lavorare per costruire la pace, testimoniando allo stesso tempo la nostra fede. La vicinanza del Papa è un segnale importante non solo per la comunità cristiana, ma per tutto l’Iraq e per i nostri fratelli musulmani.
Fra cristiani iracheni nascono delle vocazioni?
Questo è un punto essenziale per mantenere viva la comunità cristiana. Ad oggi mancano preti, suore, ma soprattutto personale con una formazione specifica nella dottrina e nella pastorale. In passato abbiamo registrato delle fughe significative dal Paese a causa delle violenze, sequestri, omicidi, ma la vera sfida è rimanere qui e lavorare per la nostra terra e il nostro popolo. Segni flebili di speranza ci sono: oggi in cattedrale abbiamo organizzato un incontro con 300 giovani fra i 7 e i 16 anni che hanno manifestato con forza il desiderio di pace, di sicurezza. Essi chiedono di poter vivere liberamente la propria fede e un piccolo gruppo – 7 su una classe composta da 25 elementi – ha anche detto di voler consacrare la propria vita a Cristo, perché vedono nei religiosi dei veri testimoni della fede, dei modelli da seguire.
Quali sono le maggiori difficoltà per chi lascia il Paese ?
C’è un problema evidente di integrazione con la cultura e il mondo occidentale, che è sempre più disgregato e secolarizzato. È vero, da noi manca la sicurezza, i pericoli ci sono; ma c’è anche un profondo senso di unità, di comunione, la famiglia è ancora oggi il cardine portante della società. Per questo invito i cristiani a non abbandonare il Paese, perché le difficoltà che incontrano all’estero, attratti dal miraggio della sicurezza e del benessere, possono essere persino più grandi. La vera sfida è rimanere qui e contribuire alla rinascita dell’Iraq.

Archbishop Sako: "More than 5,000 young people from Iraq will pray for the pope in Sydney

Source: Asianews

There will be no Iraqi young people in Sydney: none of those who had planned the trip have received visas for Australia. Although he does not conceal his "profound disappointment" over the refusal of visas, Louis Sako, archbishop of Kirkuk, is not losing heart. "In conjunction with World Youth Day, we have organised a gathering that will be attended by more than 5,000 young people", from the dioceses of northern Iraq, to "pray together with the pope". The Chaldean prelate emphasises the "historic" significance of the event, which he does not hesitate to describe as "a miracle" in a situation still marked today by conflicts and violence. Archbishop Sako stresses that "the real challenge is to rebuild Iraq", preserving the "Christian tradition, which constitutes a fundamental part of Iraqi culture". Despite its suffering and difficulties, this community intends "to remain alive and to collaborate with the Muslim community, in order to bring stable and lasting peace".
Click on "Leggi tutto" for the interview granted to AsiaNews by Archbishop Louis Sako:
Your Excellency, what is the mood of the Iraqi young people who have been denied visas to participate in WYD?
It's natural to feel disappointed, but suffering always brings a sign of hope: on the occasion of World Youth Day, we have organised a gathering that will be attended by more than 5,000 young people from the northern dioceses of the country, including Kirkuk, Amadiyah, Erbil. This is an historic event, because it highlights the desire of the young people to testify to their faith, in spite of the difficulties and sufferings that they face; the Christian community is alive, and the witness offered by the young people is the result of a true miracle.
What events have you organised for the gathering?
On July 17 and 18 there will be moments of prayer, of catechesis, of reflection, intended to testify to the Iraqi Christian community's closeness to the young people and to the pope. He has always demonstrated special concern for our situation, and even if we cannot be physically close to them, our spirits and our hearts are in Sydney. Of course, it is a shame to miss a unique opportunity to encounter other realities, other cultures and other experiences that are united by faith in Christ, but it is just as important and significant to demonstrate that the local Church is alive, that it intends to work to promote peace and development. For this reason, we wanted to send a message to Pope Benedict XVI and to the young people who will participate in WYD, to state emphatically that we are there, in their midst.
Are there signs of hope for the country?
The situation is still very difficult, especially in certain areas of Iraq, but we have not lost the desire to work to build peace, testifying at the same time to our faith. Closeness to the pope is an important sign not only for the Christian community, but for all of Iraq and for our Muslim brothers.
Are vocations developing among Iraqi Christians?
This is an essential point for keeping the Christian community alive. Today there is a lack of priests and sisters, but above all of personnel with specific formation in doctrine and pastoral activity. In the past, we have seen significant emigration from the country because of violence, kidnappings, killings, but the real challenge is that of remaining here to work on behalf of our land and our people. There are modest signs of hope: today in the cathedral we organised a meeting with 300 young people between the ages of 7 and 16, who gave a strong demonstration of their desire for peace and security. They are asking to be able to live their faith freely, and a small group - 7 out of a class of 25 - have also said that they want to consecrate their lives to Christ, because they see religious men and women as real witnesses of the faith, as models to be followed.
What are the greatest difficulties for those who leave the country?
There is an evident problem of integration with Western culture, which is increasingly fragmented and secularised. It is true, we lack security and we face danger; but there is also a profound sense of unity, of communion, family is still the pillar of society. For this reason, I invite Christians not to leave the country, because the difficulties that they face abroad, lured by the mirage of security and well-being, can be even greater. The real challenge is to remain here and contribute to the rebirth of Iraq.

10 luglio 2008

GMG Sydney: Mons. Kassab (Caldei Australia) su mancato visto a iracheni “una grande tristezza”

La notizia data da Baghdadhope del rifiuto dei visti alla delegazione irachena da parte dell’Ambasciata Australiana commentata nell'intervista del SIR a Mons. Jibrail Kassab, vescovo caldeo dell’Eparchia dell’Australia e della nuova Zelanda.

"Il mancato rilascio dei visti di ingresso ai giovani iracheni per partecipare alla Giornata mondiale della Gioventù rappresenta un motivo di grande tristezza”.
Lo ha dichiarato al Sir mons. Jibrail Kassab, vescovo caldeo dell’eparchia di Oceania e Nuova Zelanda, commentando la notizia del visto negato alla delegazione irachena. “Sarebbe stato un momento di grande condivisione di fede – ha affermato il vescovo – da cui avrebbero tratto giovamento tantissimi giovani e non solo iracheni. Purtroppo, motivi probabilmente politici lo hanno impedito”. Nonostante cio’ la presenza irachena non mancherà anche se questa sarà garantita dagli emigrati che vivono in Australia, Usa ed Europa, per un totale di circa 700 persone. Tristezza anche da parte di Tara Najjar, della delegazione irachena: “le richieste di visto erano state inoltrate ancora prima della fine dello scorso anno, presso l’ambasciata in Amman, ma non c’è stato niente da fare. Non credo che i sacerdoti e seminaristi iracheni avrebbero chiesto asilo politico all’Australia una volta entrati. Volevano solo pregare e condividere la loro fede con altri giovani”.

WYD of Sydney: Mgr. Kassab (Chaldeans of Australia) "No visas to Iraqi, very sad"

The piece of news given by Baghdadhope about the refusal of the entry visas to Iraqi delegation by the Australian Embassy commented in SIR's interview by Mgr. Jibrail Kassab, the Chaldean Bishop of Australia and New Zealand.

“The refusal of the entry visas to the young Iraqis who wished to attend the World Youth Day makes us very sad”.
It was stated to SIR by mgr. Jibrail Kassab, Chaldean bishop of the eparchy of Oceania and New Zealand, in commenting the news of the visas refused to the Iraqi delegation. “It would have been a great opportunity for sharing faith – stated the bishop – which would have been beneficial to so many young people, and not only Iraqis. Unfortunately, presumably political reasons prevented this”. Despite this, the Iraqi presence will not be missing, even if it will be provided by the emigrants living in Australia, the USA and Europe, a total of about 700 people. Sadness has also been expressed by Tara Najjar of the Iraqi delegation: “the applications for the visas had been submitted even before the end of last year to the Embassy in Amman, but there was nothing doing. I don’t think the Iraqi priests and seminarians would have sought asylum from Australia once they were in. They only wanted to pray and share their faith with other young people”.

8 luglio 2008


Italiano

English

7 luglio 2008

"Gruppo Iraq per la pace"... un sogno infranto!

By Baghdadhope



GRUPO IRAQUÍ POR LA PAZ...UN SUEÑO DESTRUÍDO by temas de interés católicos blogspot

“Il sogno dei giovani cristiani iracheni”
dice Padre Atto “sarebbe quello di partecipare alla prossima GMG in Australia. Una partecipazione che avrebbe un alto valore simbolico sia per loro, membri di una comunità che sta soffrendo l’isolamento in cui l’Iraq tuttora vive, sia per i giovani cristiani del mondo che potrebbero così confrontarsi con i propri fratelli iracheni direttamente, e non solo attraverso ciò che i media riportano.”
A
marzo del 2007 Padre Rayan P. Atto, parroco della chiesa di Mar Qardagh ad Erbil, esprimeva un sogno. Oggi, a più di un anno di distanza, ma a meno di due settimane dall’inizio della Giornata Mondiale della Gioventù in Australia quel sogno si è infranto.
Alterna toni tristi ed arrabbiati Padre Rayan mentre da Erbil spiega a Baghdadhope il perché della fine di quella speranza: “ La scorsa settimana
l’Ambasciata Australiana di Amman a cui avevamo fatto riferimento per le pratiche burocratiche necessarie alla partecipazione alla GMG ha riferito a Padre Bashar Warda, il nostro capo gruppo, che i visti sono stati negati”
Perché?
“Perché il timore è che qualche partecipante della delegazione irachena possa non far ritorno in patria e chiedere rifugio in Australia”
Può affermare che il timore sia infondato?
“Sì. Posso affemarlo. Partecipare alla GMG di Sydney per i giovani iracheni cristiani non era un sistema per lasciare il paese. La maggior parte degli iscritti al gruppo viene dal nord dell’Iraq, una zona tranquilla, non ha ragione di fuggire e certo non l’avrebbero fatto sfruttando un’occasione legata alla fede. Non si sta parlando di una vacanza, ma di una sorta di pellegrinaggio che avrebbe fatto sentire quei giovani parte di una comunità riunita per conoscersi, confrontarsi, pregare.”
Non c’è speranza quindi? Se la bandiera irachena sventolerà nel cielo di Sydney sarà perché portata solo da iracheni che già vivono all’estero?
“Si. Non ci saranno giovani provenienti dall’Iraq. In realtà l’Ambasciata di Amman ha proposto di rilasciare solo 10 visti, ma come si fa a ridurre un gruppo di quasi 170 persone a dieci? Padre Bashar a sua volta ha chiesto che almeno vengano rilasciati i visti ai sacerdoti ma a questo punto se anche avessi il visto in mano non andrei. Come potrei lasciare i giovani della mia parrocchia che tanto hanno sognato questa occasione?”
Padre Rayan, ci parli di come avevate preparato la vostra partecipazione alla GMG…
“Dal punto di vista burocratico le pratiche sono iniziate più di sei mesi fa con la compilazione dei moduli per la richiesta dei visti che sono stati presentati all’Ambasciata australiana di Amman accompagnati da una lettera di presentazione scritta dal vescovo caldeo di Amadhiya ed Erbil, Monsignor Rabban Al Qas. Il nostro gruppo era stato registrato con il nome 'Iraq' e con il numero 8335.”
Da quante persone avrebbe dovuto essere composto il gruppo?
“Tra i giovani, i seminaristi, i sacerdoti e qualche adulto saremmo stati quasi 170 persone. Cristiani delle diocesi di Erbil, Baghdad e Mosul. Solo dalla mia parrocchia sarebbero partiti 35 giovani.”
E come avevate preparato il viaggio di questi giovani?
“In questi mesi ci sono state varie riunioni. Alcuni giovani, ad esempio, erano stati preparati anche a partecipare non solo come fedeli ma anche come volontari. Avevamo preparato in arabo il programma della GMG ed una guida di Sydney e dei luoghi da visitare, ed un poster intitolato 'Gruppo Iraq per la pace' con una mappa dell’Iraq ed al centro il logo della GMG. Avevamo addirittura preparato i ragazzi e le ragazze a cantare il Padre Nostro in latino in onore del Papa. Avevamo fatto tante cose ed ora… ora ci sentiamo delusi, infelici, depressi. ”
Certamente la cancellazione di un viaggio così desiderato ingenera un senso di frustrazione. Lei organizzerà qualcosa di alternativo per i giovani della sua parrocchia?
“Non in concomitanza della GMG. Tra il 25 ed il 30 luglio comunque faremo un campeggio preso il lago Dokan, vicino a Sulemaniya, staremo insieme, canteremo, pregheremo, anche se non potremo fare a meno di pensare all’occasione perduta. Sarebbe stato veramente bello poter mostrare al mondo la fede che anima i nostri giovani, che ci fa partecipi della cristianità universale pur rimanendo profondamente legati alle nostre tradizioni ed la nostro paese.
Lo scorso anno lei ha espresso la speranza di partecipare alla GMG nel 2008. I suoi sentimenti sono cambiati ora?
“Mentirei dicendo che non sono deluso, ma allo stesso tempo voglio dire che noi, giovani iracheni cristiani, anche se non fisicamente presenti a Sydney saremo insieme a tutti i giovani del mondo, e che speriamo di poter portare la nostra testimonianza diretta in occasione della prossima GMG.”

"Iraq group for peace" ... a broken dream!

By Baghdadhope

"The dream of young Iraqi Christians,"
says Father Atto "would be to be present at the next World Youth Day in Australia. A participation that would have a high symbolic value for them, members of a community that is suffering the isolation in which Iraq still lives, and for young Christians in the world who could exchange views directly with their Iraqi brothers, and not only through what the media report. "
On March 2007 Father Rayan P. Atto, parish priest of the Chaldean church of Mar Qardagh in Erbil, expressed a dream. Today, more than a year after, but less than two weeks before the start of the World Youth Day in Australia that dream has been broken.
Alternating sad and angry tones Father Rayan from Erbil explains to Baghdadhope the end of that hope: "Last week the Australian Embassy in Amman to which we referred to for the bureaucratic papers required for our attendance at the WYD told to Father Bashar Warda, our group leader, that the visas had been denied "
Why?
"Because of the fear that some of the participants of the Iraqi delegation would not return home seeking refuge in Australia"
Can you affirm that this fear is unfounded?
"Yes. I can affirm it. To be present at the World Youth Day in Sydney for young Iraqi Christians was not a system to leave their country. Most of the subscribers to the group come from north Iraq, a calm area. They have no reasons to flee and certainly would not have done it exploiting an opportunity linked to faith. We are not talking of a vacation, but of a sort of pilgrimage that would made those young people feel part of a community gathered to meet, exchange views, pray."
There is no hope then? If the Iraqi flag will wave in Sidney’s sky it will be only thanks to Iraqis already living abroad?
"Yes. There will be no youth from Iraq. The Embassy in Amman proposed to issue only 10 visas, but how can you reduce a group of nearly 170 people to 10? Father Bashar in turn asked at least the visas for the priests but even if I had a visa in my hands I wouldn’t go. How could I leave the youth of my parish who dreamt of this opportunity?"
Father Rayan, how did you prepare your participation at the WYD?
"From the bureaucratic point of view we began more than six months ago with the filling of the forms to request the visas that were forwarded to the Australian Embassy in Amman accompanied by a letter of introduction written by the Chaldean bishop of Amadhiya and Erbil, Mgr. Rabban Al Qas. Our group was registered under the name 'Iraq' and with the number 8335."
How many people should be part of the group?
"Among young people, seminarists, priests and some adults we would have been almost 170 people. Christians of the dioceses of Erbil, Baghdad and Mosul. From my parish church 35 young people asked to go to Australia."
And how did you prepare the journey of these young people?
"In recent months there have been many meetings. Some young people, for example, were prepared to participate not only as faithful but also as volunteers. We prepared the program of the World Youth Day and a guide to Sydney and places to visit in Arabic, and a poster entitled 'Iraq group for peace' with a map of Iraq and the logo of the WYD. We had even prepared the boys and the girls to sing the “Our Father” prayer in Latin in honour of the Pope. We had done so many things and now… now we feel disappointed, unhappy, depressed."
Certainly the cancellation of a such desired journey creates a sense of frustration. Will you organize something for the youth of your parish church?
"Not in the same days of the WYD. Between the 25 and the 30 of July, however, we’ll go camping at Lake Dokan, near Sulemaniya, we will stay together, sing, pray, even if we will surely think to the lost occasion. It would have been really nice to be able to show to the world the faith animating our young people, that makes us partakers of universal Christianity while remaining deeply connected to our traditions and to our country."
Last year you expressed the hope to be present at WYD in 2008. How did your feelings change?"
"I would lie saying that I am not disappointed, but at the same time I want to say that we, young Iraqi Christians, even if not physically present in Sydney will be together with all the youth of the world, and that we hope to bring our direct testimony at the next WYD. "

4 luglio 2008

Vescovi iracheni chiedono aiuto per proteggere il loro gregge

Fonte: Inside Catholic

By Deal W. Hudson

Tradotto ed adattato da Baghdadhope


I numeri sono catastrofici e la situazione sta peggiorando. Prima della invasione americana 1,2 milioni di cristiani vivevano in Iraq. Più di 400.000 hanno lasciato il paese dopo l'inizio della guerra. Molti altri sono stati rapiti e uccisi; alcuni sono stati crocifissi; un sacerdote è stato decapitato, e un arcivescovo è stato rapito e ucciso. Un vescovo caldeo ed uno assiro cattolico dalla California hanno presentato un piano per proteggere gli iracheni cristiani che ancora vivono nel paese nonostante il pericolo e la continua discriminazione e persecuzione. "La costituzione irachena riconosce la libertà di culto ma non quella di religione", afferma Mons. Sarhad Jammo Vescovo di El Cajon, CA.
I vescovi mi ha riferito che si tratta di "un momento decisivo" per gli iracheni cristiani, e che spetta agli Stati Uniti - e in particolare ai cristiani americani - aiutare a trovare una soluzione.
La mia intervista con Mar Sarhad Jammo e Mar Bawai Soro ha avuto luogo subito dopo il loro incontro alla Casa Bianca con alcuni membri del Consiglio per la sicurezza nazionale. Jammo e Soro vogliono che gli Stati Uniti sostengano la creazione di una "Area autonoma" nel nord Iraq, dove gli iracheni iracheni possano ricoprire le più alte cariche governative.

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La zona che essi suggeriscono è quella nelle pianure di Ninive, un'area quadrangolare tra la provincia di Mosul ed il Kurdistan dove già vive una maggioranza di cristiani di lingua aramaica, così come è stato per migliaia di anni. L'aramaico è la lingua di Gesù, parlata fino ad oggi. Dei restanti 800000 cristiani, il 65% sono caldei, il 25% siriaci ed il 10% assiri. Molti cristiani assiri non sono in comunione con la Chiesa cattolica, ma il vescovo Soro, che è assiro, recentemente si è unito alla diocesi cattolica caldea in California insieme a migliaia di altri assiri. Monsignor Jammo, la cui famiglia proviene dalla pianura di Ninive, considera questo piano come il modo migliore per porre fine agli spargimenti di sangue ed alle persecuzioni, e di dare parità di diritti agli abitanti cristiani, compresi quelli di libertà religiosa e di espressione culturale. Monsignor Soro prevede che migliaia di iracheni cristiani fuggiti dal paese negli ultimi anni ritornerebbero se non fossero oggetto di giornaliera discriminazione, e specialmente se avessero la piena libertà ed un proprio spazio autonomo. "In Iraq in questo momento i cristiani sono cittadini di seconda classe." Non solo la creazione di questo spazio difenderebbe e farebbe rivivere la comunità cristiana, quanto sarebbe un "fattore stabilizzante" in tutta la regione. Mentre le difficoltà giornaliere degli iracheni cristiani sono state poco pubblicizzate alcune delle atrocità perpetrate hanno avuto l'attenzione mondiale. Il sequestro e la crocifissione di bambini cristiani hanno avuto i titoli, ma è stato il rapimento e l'uccisione di Monsignor Paulos Faraj Rahho a suscitatare le proteste da parte di Benedetto XVI e del Presidente Bush. Il giorno del mio colloquio con i vescovi, il New York Times ha pubblicato la notizia secondo la quale il motivo del sequestro e dell'esecuzione di Monsignor Rahho è stato il suo rifiuto a continuare a pagare per la protezione ai banditi musulmani. Monsignor Rahho riuscì ad usare il suo telefono cellulare per chiamare alcuni amici dicendo loro di non pagare alcun riscatto per il suo rilascio. Il suo corpo fu trovato dodici giorni più tardi. I vescovi pensano che l'amministrazione Bush stia seriamente prendendo in considerazione la loro proposta. Essi sperano che le loro azioni di sensibilizzazione diano un risultato concreto. La loro proposta si intitola "L'iniziativa cristiana per un nuovo Iraq di successo". Questa area autonoma sarebbe creata nella cornice costituzionale dell'Iraq, e non rappresenterebbe in nessun modo un'entità separata da esso, come qualcuno ha suggerito. Tuttavia essa avrebbe un parlamento "eletto da tutti gli adulti caldeo-siriaco-assiri della zona," in quanto componente della popolazione irachena. L'iniziativa dei vescovi deve affrontare delle serie dificoltà politiche. Una fonte molta informata sulla situazione mi ha riferito che l'idea di un'area autonoma dovrebbe essere approvata a molti livelli, a cominciare dai governi locali che condividono la pianura di Ninive, dal governo iracheno compreso il Primo Ministro Maliki, da vari paesi tra cui gli Stati Uniti, e dalle Nazioni Unite con il Consiglio di Sicurezza. La proposta di un'area sotto "controllo cristiano" potrebbe inoltre aumentare le tensioni anti-cristiane. Monsignor Jammo e Monsignor Soro hanno già ascoltato queste obiezioni, ma non sono scoraggiati. "Non vedo come la situazione possa peggiorare", ha detto Monsignor Jammo. Quando gli ho chiesto se la soluzione fosse l'implementazione della Costituzione irachena ha risposto: "Il popolo caldeo-siriaco-assiro dovrebbe avere parità costituzionale rispetto agli arabi ed ai curdi e la parità dovrebbe comprendere un'area autonoma". Mentre in Iraq i cristiani sono perseguitati ogni giorno e privati dei loro diritti costituzionali gli Stati Uniti si danno da fare per mantenere buone relazioni con la comunità musulmana. Nel mese di maggio, il maggior generale Jeffrey Hammond ha tenuto una riunione con i leader musulmani dopo che un soldato aveva utilizzato un Corano per fare pratica di tiro. Il generale Hammond ha detto loro: "Umilmente vi guardo negli occhi e dico: per favore perdonate me e i miei soldati."
La proposta che i vescovi caldeo e assiro fanno agli Stati Uniti è semplicemente quella di chiedere lo stesso livello di rispetto per i cristiani che lottano per rimanere nella loro patria irachena.

Deal Hudson W. è il direttore di InsideCatholic.com e l'autore di
Onward, Christian Soldiers: The Growing Political Power of Catholics and Evangelicals in the United States (Simon and Schuster, March 2008).