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22 gennaio 2021

L’Isis rivendica gli attentato a Baghdad. Patriarca caldeo: ‘Riconciliazione’


Nella notte le milizie dello Stato islamico (SI, ex Isis) hanno rivendicato il sanguinoso attentato di ieri verso mezzogiorno a Baghdad, che ha causato almeno 32 vittime e 110 feriti, alcuni dei quali versano tuttora in condizioni gravi. Le modalità operative - un kamikaze, seguito da un secondo attentatore suicida - ricordano infatti tecniche già usate a più riprese in passato dal gruppo jihadista, sconfitto sul piano militare ma con cellule ancora attive sul territorio e in ripresa con la pandemia di Covid-19.
A distanza di alcune ore, su un account di Telegram riconducibile all’Isis è apparsa la rivendicazione dell’attacco. Nel messaggio diffuso dal gruppo jihadista si afferma che l’obiettivo dei radicali sunniti sono i musulmani sciiti, bollati come miscredenti e infedeli da colpire. Il gesto ha ricevuto una condanna unanime da leader politici e religiosi irakeni e internazionali.
Dopo papa Francesco, che proprio in Iraq dovrebbe compiere il primo viaggio apostolico all’estero a marzo dall’inizio della pandemia di Covid-19, vi è anche la nota del patriarcato caldeo che “condanna con fermezza” l’attacco suicida “che ha provocato decine di martiri e ferito civili innocenti”.
“La politica - si legge nel comunicato inviato ad AsiaNews - è una responsabilità onorevole per raggiungere la pace, la sicurezza e una vita dignitosa per i cittadini. Pertanto, dopo 18 anni di conflitti e sofferenze, è tempo che gli iracheni si riconcilino e si muovano per sollevare il Paese dal fondo del collasso, liberandolo da controversie politiche e partigiane, settarismo e quote”. Per il porporato, quello attraversato è “un momento fatidico e difficile” in cui “ogni cittadino” è chiamato a “voltare pagina e partire con entusiasmo per contribuire a costruire un Paese sano e forte”.
È compito di tutti, conclude, “costruire le nostre società con una cultura di cittadinanza, tolleranza, diversità, rispetto delle leggi e prestigio dello Stato”. Il presidente irakeno Barham Saleh ha manifestato la condanna unanime delle istituzioni nazionali, sottolineando he il governo “è fermo nel contrastare questi tentativi canaglia di destabilizzare il nostro Paese”. Sostegno e solidarietà arrivano anche dai vertici degli Stati Uniti, dell’Unione europea (Ue) e delle Nazioni Unite. Nel suo periodo di massima espansione l’Isis - apparso sulla ribalta internazionale nel 2014 - è arrivato a controllare 88mila kmq di territorio fra la parte orientale della Siria e il settore ovest dell’Iraq, imponendo il proprio dominio con violenza e terrore a quasi otto milioni di persone. A dispetto della sconfitta militare e della liberazione di gran parte del territorio a partire dal 2017, secondo fonti Onu vi sono ancora oggi almeno 10mila combattenti attivi nell’area.