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12 novembre 2019

Iraq, ancora manifestazioni e vittime. Vescovo di Baghdad: spero torni la normalità

By Vatican News
Elvira Ragosta

Gli iracheni sono scesi in piazza anche nelle ultime ore per protestare contro il carovita e la corruzione. I media locali registrano ancora vittime nella repressione delle manifestazioni. Gli scontri sono avvenuti ieri a Nassiriya, a sud di Baghdad, dove quattro persone sono rimaste uccise e 130 ferite. Secondo la Commissione per i diritti umani irachena, sono circa 320 persone che hanno perso la vita dall’inizio delle manifestazioni, a inizio ottobre scorso.

La testimonianza dell’arcivescovo di Baghdad
La situazione a Baghdad è difficile da descrivere e incomprensibile da lontano, dice ai microfoni di Adelaide Patrignani monsignor Jean Benjamin Sleiman, arcivescovo di Baghdad. “Nel mio quartiere c’è normalità - aggiunge Sleiman- ma nel cuore della città ci sono ancora manifestazioni, strade chiuse, misure di sicurezza e di tanto in tanto problemi di violenza, con morti e feriti e questa situazione dura dal primo ottobre”.
Guardando al futuro dell’Iraq, l’arcivescovo di Bghdad aggiunge: “Spero e prego tutti i giorni perché finisca questa situazione, si ritrovi la normalità e che si continui a ragionare, dialogare, pensare in un’atmosfera di normalità, perché l’atmosfera non è serena”.

Patriarcato caldeo: tre giorni di digiuno per chiedere la pace
Da lunedì 11 a mercoledì 13 novembre “i figli e le figlie” della Chiesa caldea sono chiamati a digiunare e pregare per chiedere a Dio il dono della pace e del ritorno alla stabilità in Iraq. Lo ha chiesto Louis Raphael Sako, Patriarca di Babilonia dei caldei, che, secondo quanto riportato dall’agenzia Fides, ha anche rinnovato l’appello al governo e ai manifestanti affinché tutti esercitino “saggezza e moderazione nel dare priorità all’interesse generale” dell’intero popolo iracheno, evitando di spargere sangue innocente e di saccheggiare o danneggiare beni pubblici e privati.

L’analisi della crisi e le possibili soluzioni
“In Iraq c’è stato il fallimento complessivo di quel sistema costituzionale settario, impostato come soluzione post Saddam Hussein”. Questa l’analisi di Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni internazionali all’Università Cattolica. “Il sistema settario riproduce corruzione e rende molto difficile il controllo democratico e la rendicontazione sulle attività governative. In una situazione come quella irachena – aggiunge Parsi – si può immaginare come questo abbia fatto esplodere le tensioni sociali, considerando la condizione economica assolutamente disastrosa”. Dopo settimane di manifestazioni di piazza, gli Stati Uniti chiedono elezioni anticipate. Un comunicato del portavoce della Casa Bianca segnala come gli "Stati Uniti siano fortemente preoccupati per i continui attacchi contro i manifestanti, attivisti e media, così come per le restrizioni all'accesso a internet in Iraq". Per il professor Parsi, però, le elezioni non cambierebbe molto la situazione: “Serve un ricambio complessivo della classe politica - aggiunge il docente - e un ridisegno del sistema, che è difficilissimo a fronte della situazione interna e internazionale”.