“Baghdad ha perduto la sua bellezza e non ne è rimasto che il nome.
Rispetto a ciò che essa era un tempo, prima che gli eventi la colpissero e gli occhi delle calamità si rivolgessero a lei, essa non è più che una traccia annullata, o una sembianza di emergente fantasma.”
Ibn Battuta
Sono passati due anni dal 9 luglio 2017, quando Mosul, la seconda città più importante dell’Iraq, è stata riconquistata da
Baghdad e strappata ai terroristi dello Stato Islamico. Da allora, dei
15 mila cristiani che vivevano in città prima dell’arrivo dell’Isis nel
2014 ne sono rientrati soltanto 40. Gli altri «hanno troppa paura per restare la notte», dichiara ad Aid to the Church in need padre Amanuel Adel Kloo, l’unico sacerdote residente a Mosul.
«I CRISTIANI HANNO TROPPA PAURA» «I cristiani sono pochissimi perché hanno ancora troppa paura»,
afferma il prete ricordando che nel 2003, prima dell’invasione
americana, vivevano a Mosul ben 35 mila cristiani. Una presenza che
affonda le sue radici lontano nel tempo, ben 1800 anni fa. In città
regna ancora l’insicurezza e i sentimenti favorevoli ai jihadisti sarebbero ancora troppo forti, nonostante la cacciata dell’Isis. Padre Kloo rivela che circa mille cristiani studiano all’Università
di Mosul, ma non osano trasferirsi e ogni sera tornano a dormire nei
villaggi della Piana di Ninive. Qualche altro centinaio di cristiani
lavora in città, senza però risiedervi.
«RICOSTRUISCO UNA CHIESA» Il sacerdote iracheno siro-cattolico sta cercando di restaurare
almeno una chiesa, quella dell’Annunciazione, per incoraggiare il
ritorno dei cristiani: «Speriamo che la chiesa apra nel giro di tre mesi
e che quando aprirà le porte la gente torni. Abbiamo ancora bisogno di
molte cose per permettere ai cristiani di rientrare: serve una scuola,
un complesso abitativo per chi è povero e non ha le risorse per
ricostruire la propria casa. Faccio affidamento sul ritorno di centinaia
di persone». Come spiegato da padre Kloo, i cristiani sono ancora traumatizzati
dal trattamento ricevuto. Nel 2014 l’Isis ha imposto a tutti di
scegliere tra la conversione all’islam, la fuga o la morte. Tutte le
case dei cristiani sono state requisite, dopo essere state marchiate con
la lettera “N” per nazareni, e molte distrutte. Durante l’interregno
dei terroristi, la popolazione è stata vessata e torturata, esecuzioni
pubbliche di massa erano all’ordine del giorno.