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4 giugno 2019

Se anche la BBC si accorge che i cristiani sono perseguitati

By Aldo Maria Valli website
Aldo Maria Valli

“Persecuzione cristiana a livelli vicini a quelli di un genocidio”
. La definizione è di una fonte insospettabile come la britannica BBC, che ne parla a proposito di uno studio ordinato dal ministro degli esteri Jeremy Hunt e realizzato dal vescovo anglicano di Truro, Philip Ian Mounstephen.
Secondo quanto riferito, una persona su tre nel mondo soffre di persecuzioni religiose, e i cristiani sono decisamente “il gruppo religioso più perseguitato”, tanto che in alcune aree del mondo “il livello e la natura della persecuzione si avvicina verosimilmente alla definizione internazionale, adottata dalle Nazioni Unite, di genocidio”.
A questo proposito, Jeremy Hunt nota come i governi occidentali sembrino “addormentati” e incapaci di reagire o quanto meno di mostrarsi sensibili davanti a una simile situazione.
Secondo Hunt c’è forse un imbarazzo, da parte occidentale, legato al fatto che alcuni paesi europei avvertono di avere la coscienza sporca in quanto ex paesi colonialisti, ma, sebbene un tale atteggiamento sia in parte comprensibile, occorre sottolineare che in realtà molti dei cristiani più perseguitati nel mondo non hanno mai avuto niente a che fare con il colonialismo o con la presenza di missionari occidentali. Cristiani minacciati di genocidio quali, per esempio, gli assiri della Siria e dell’Iraq o i copti dell’Egitto erano cristiani diversi secoli prima che gli antenati dei colonizzatori europei diventassero cristiani e andassero in missione.
Il rapporto della BBC identifica nel politically correct il principale motivo dell’indifferenza dell’Occidente, un atteggiamento assurdo, dato che, come spiega Hunt, molto spesso le popolazioni cristiane perseguitate sono anche le più povere al mondo.
Tuttavia Raymond Ibrahim (il cui ultimo libro è Sword and Scimitar. Fourteen Centuries of War between Islam and the West) in un articolo per il Gatestone Institute, nota che sebbene la BBC giustamente denunci il politically correct, mostra a sua volta di esserne vittima nel momento in cui evita di precisare chi sta perseguitando i cristiani e perché.
“La stragrande maggioranza della persecuzione cristiana – scrive Ibrahim –  si verifica nelle nazioni a maggioranza musulmana”. Secondo la World Watch List 2019 di Open Doors, che esamina le cinquanta nazioni in cui i cristiani sono più perseguitati, “l’oppressione islamica continua ad avere un impatto su milioni di cristiani” e in sette delle nazioni più vessatorie in assoluto è proprio l’Islam la causa della persecuzione. Ciò significa che per milioni di cristiani seguire apertamente Gesù può avere conseguenze dolorose, inclusa la morte.
Tra i peggiori persecutori ci sono i paesi che governano secondo la legge islamica, la sharia. In Afghanistan semplicemente “il cristianesimo non può esistere”, dice il rapporto di Open Doors. Poiché si tratta di uno Stato islamico per costituzione, funzionari governativi, leader di gruppi etnici, funzionari religiosi e cittadini sono programmaticamente ostili verso i cristiani. Allo stesso modo in Somalia la piccola comunità cristiana è sotto costante minaccia di attacco, perché la sharia è parte integrante della costituzione del paese, e la persecuzione dei cristiani comporta quasi sempre la violenza. Anche in Iran, nota il rapporto, “la società è governata dalla legge islamica, il che comporta che i diritti e le possibilità professionali per i cristiani sono fortemente limitati”. Altrettanto significativo è il fatto che trentotto delle cinquanta nazioni in cui i cristiani sono più perseguitati sono a maggioranza musulmana.
“L’intenzione di cancellare tutte i segni della presenza cristiana in paesi come Siria, Iraq, Egitto, Nigeria nord-orientale e Filippine è resa evidente dalla rimozione delle croci e dalla distruzione degli edifici di culto e di altri simboli. In alcune parti del Medio Oriente i cristiani rischiano di esser spazzati via. In Palestina, sono ridotti a meno dell’1,5 per cento della popolazione. In Siria sono scesi da 1,7 milioni nel 2011 a meno di 450 mila e in Iraq sono crollati da 1,5 milioni prima del 2003 a meno di 120 mila oggi”. Insomma, quando si dice che il cristianesimo in quelle terre è a rischio di estinzione non si sta esagerando.