Pagine

27 novembre 2018

Intervento di SE Mons. Alberto Ortega in occasione dell'assemblea dei Patriarchi cattolici (Baghdad, 27 novembre 2018)

By Patriarcato Caldeo

Cara Eminenza, Card.
Louis Raphaël Sako, Eminenza, Beatitudini, Eccellenza,
Sono molto lieto di partecipare a questa sessione dell'Assemblea dei Patriarchi cattolici d'Oriente e ringrazio per l'invito rivoltomi.
Mi fa molto piacere che l'incontro si svolga a Baghdad. Siate i benvenuti! La vostra illustre presenza a Baghdad non è solo un positivo segnale che la situazione, dal punto di vista della sicurezza, è migliorata in Iraq, ma è soprattutto un gesto di vicinanza alla Chiesa in Iraq, che ha attraversato momenti molto duri, ma che non ha perso la speranza.
Con la vostra presenza paterna, siete un sostegno ai cristiani iracheni che hanno dato una bella testimonianza di fede, come hanno fatto altre comunità cristiane in altri Paesi del Medio Oriente. La testimonianza di così tanti martiri e confessori della fede è un tesoro per tutta la Chiesa.
Nel vostro messaggio della scorsa solennità di Pentecoste avete evidenziato l'importanza dei martiri e dell'insegamento che essi ci trasmettono: " Il sangue dei nostri martiri è un seme per un rinnovamento delle nostre Chiese, dei nostri fedeli, dei nostri sacerdoti, vescovi e patriarchi. Anche se la strada aperta dal sangue dei nostri martiri è lunga e difficile, noi la percorriamo ".
Penso che sia un privilegio per voi, essere a capo di Chiese di martiri e confessori della fede. Per voi e per i vostri fedeli si rivelano particolarmente vere le parole della lettera agli Ebrei: " Anche noi dunque, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che che ci è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento "(Eb. 12, 1-2)
Sono latore dei saluti del Santo Padre, di Papa Francesco, che vi è vicino e prega ogni giorno per i cristiani del Medio Oriente. Sapete che le vostre Chiese e i vostri Paesi hanno un posto molto speciale nel cuore del Papa.
Sono molto contento anche che abbiate scelto come tema della vostra assemblea: "I giovani: segno di speranza nei Paesi del Medio Oriente". Abbiamo ancora negli occhi e nel cuore il recente Sinodo dei Vescovi sui giovani che penso che sia stato anche per voi una bella esperienza e un tempo di grazia. Auspico che questa iniziativa del Sinodo e tutto ciò che da essa deriva dia tanti frutti di bene per la Chiesa e per l'intera società. Infatti, i giovani sono la speranza ed il futuro della Chiesa e della società.
Vi ringrazio per la lettera pastorale che avete pubblicato nella predetta solennità di Pentecoste che ha tanti punti importanti e auspico che detto documento sia molto diffuso e sia fatto oggetto di studio e contribuisca a educare e a incoraggiare i vostri fedeli e abbia anche una qualche ripercussione sugli altri cittadini dei vostri Paesi e sull'Occidente.
Mi sembra che sia un documento importante per sostenere la speranza dei vostri fedeli in tali momenti difficili. Siamo infatti in una Regione dove tanti conflitti sono ancora aperti e causano dolore a tutti. Purtroppo questa situazione tragica non ha trovato una risposta adeguata da parte della comunità internazionale che sembra farsi guidare da altri interessi diversi dal bene di ogni persona e dei popoli del Medio Oriente.
Continuiamo a constatare con dolore l'emigrazione dei cristiani. Questa diminuzione drammatica del numero dei cristiani negli ultimi anni è una perdita grave non solo per la Chiesa ma per tutta la società. Come ha rilevato il Santo Padre a più riprese non possiamo pensare a Medio Oriente senza cristiani, sarebbe un'altra cosa.
Abbiamo molto a cuore la presenza dei cristiani in questa terra che noi consideriamo santa. Al tempo stesso siamo consci che non solo i cristiani soffrono e pertanto vogliamo continuare a condividere il dolore di tanti nostri fratelli di altre religioni e di altri gruppi minoritari.
Questa situazione continua a rappresentare una sfida grande. Ma non perdiamo la speranza. Come dite nella lettera: "Il numero dei cristiani diminuisce, ma il sangue dei martiri è seme di vita e di grazia. Il numero dei cristiani diminuisce, ma la grazia sovrabbonda ". Infatti nel mezzo della sofferenza risplende la grazia di Dio.
La persecuzione e la sofferenza hanno reso più visibile la fede forte di tanti cristiani. Per dare un esempio, nel mese di agosto del 2014 solo a Mosul nella Piana di Ninive circa 120.000 cristiani hanno perso ogni cosa dal punto di vista materiale da un giorno all'altro per conservare la fede e hanno affrontato situazioni di precarietà negli ultimi anni proprio a causa della loro fede, per non rinnegare il Signore. Personalmente sono colpito dalla fede dei cristiani iracheni, che è un dono per la Chiesa. Ma lo stesso possiamo dire anche dei cristiani dei vostri Paesi.
Sono convinto che nel disegno di Dio, quanto avvenuto è chiamato a dare frutti di bene e di salvezza, come è accaduto con la croce di Cristo.
Per esempio, la testimonianza di fede di tanti cristiani che hanno sofferto in questa Regione, ha risvegliato la fede di molti cristiani in occidente. Tanti miei amici in Spagna o in Italia venuti a conoscenza di come vivono la fede i cristiani qui in Iraq e nel Medio Oriente si sono sentiti interpellati a vivere la fede più intensamente, con più radicalità.
Inoltre questa situazione di bisogno da parte dei cristiani in Medio Oriente ha suscitato una bella solidarietà e comunione da parte della Chiesa universale che è venuta incontro a queste terre con aiuti materiali e spirituali; penso ai volontari e a coloro che accompagnano la situazione anche con le preghiera.
Avremmo voluto che i cristiani fossero rimasti nei propri Paesi, ma quelli che sono andati via hanno contribuito in modo significativo alla vita della Chiesa là dove sono andati. I vostri cristiani che si trovano adesso nella diaspora hanno contribuito tanto al bene delle Chiese locali. E' importante sostenerli pastoralmente e ciò rappresenta per voi ulteriori sfide.
Ringrazio con voi Dio per la fede di tanti cristiani del Medio Oriente che danno una bella testimonianza. Essi sono affidati alla vostra cura. Che grazia e che responsabilità!
Vi ringrazio per tutto il lavoro che fate per la Chiesa e per la società in genere in un contesto non facile.
Vi esorto a continuare a incoraggiare i cristiani a restare nei loro Paesi.
Non sarà mai abbastanza sottolineata l'importanza della presenza dei cristiani in Iraq e in Medio Oriente, non solo per il bene della Chiesa, ma per quello dell'intera società, in quanto i cristiani sono artefici di pace, di riconciliazione e di sviluppo e portano avanti tante opere buone.
Un aspetto molto importante della vostra missione in questo momento è infondere speranza nella vostra gente. La vera speranza che nasce dalla fede. Vi esorto a continuare a seguire da vicino i vostri Vescovi e sacerdoti perché possano trasmettere tale speranza ai fedeli e renderli semp più forti nella fede.
Mi sembra molto importante che possiate ricordare ai vostri fedeli che essi hanno una missione preziosa e importante nella Regione. Essi sono la presenza di Cristo, essi sono una benedizione per tutti. Penso che la motivazione fondamentale perché i cristiani possano restare, insieme al naturale attaccamento alla propria terra, è la coscienza di avere una missione.
Insieme alla cura pastorale dei vostri collaboratori e dei vostri fedeli, dovete agire anche in altri ambiti, e dialogare con le Autorità civili per favorire che i cristiani possano restare nei loro Paesi come tutti gli altri cittadini, con gli stessi diritti e doveri.
So che vi impegnate per favorire sempre più il concetto di cittadinanza come base per l'organizzazione di una società più giusta senza discriminazioni.
Molti di voi spingete, anche pubblicamente,   per una sana separazione tra religione e stato, ciò rappresenterebbe un bel cambiamento nelle nostre società.
Più in generale va favorita e promossa la riconciliazione sociale e la pace. E vi ringrazio per il vostro impegno in questo ambito.
Vi esorto inoltre a continuare, insieme ai vostri fedeli, il cammino della comunione e del dialogo ecumenico.
In un momento tanto delicato in cui è in gioco, in un certo senso, la stessa presenza cristiana in Medio Oriente, è comprensibilmente importante che tutte le comunità cristiane siano unite, unità all'interno di ogni Chiesa, unità con le altre Chiese cattoliche e anche con quelle non cattoliche.
L'unità è il grande segno della presenza di Cristo, che nella sua preghiera, nota come preghiera sacerdotale, ha chiesto che tutti siamo una sola cosa perché il mondo creda.
L'unità è perciò parte essenziale della vita della Chiesa. Essa è nello stesso tempo dono e compito, grazia e sfida. La comunione nasce da un riconoscimento del dono che ci è stato dato che è più grande di ogni differenza.
Che bello quando i cristiani e i loro responsabili sono uniti e manifestano in diversi modi tale unità. Sono perciò molto contento di questo incontro e che i fedeli ieri vi abbiano visto tutti insieme partecipare alla stessa celebrazione con un cuore solo e un'anima sola.
Un altro punto su cui orientate la vostra gente è il dialogo con i membri di altre religioni, in particolare con i musulmani. La gente aspetta da voi e dai vostri collaboratori un esempio e individua in voi un punto di riferimento per vivere il dialogo e la collaborazione con i musulmani.
A mio avviso i musulmani oggi devono affrontare tante sfide soprattutto perché alcuni dei loro rappresentanti hanno offerto al mondo un'immagine non giusta, a volte intransigente e violenta dell'Islam.
E' chiaro che un cambiamento della mentalità dei musulmani deve venire da essi stessi, ma noi li possiamo incoraggiare e accompagnare, soprattutto con la nostra testimonianza.
Concludo ribadendo l'interesse e la vicinanza con cui Papa Francesco e la Santa Sede seguono le vostre Chiese e i vostri Paesi.
So bene che il Medio Oriente è un tema che è sempre presente nelle conversazioni del Papa e dei Superiori della Segreteria di Stato con i diversi responsabili ecclesiastici e anche con politici non solo dei vostri Paesi, che in un modo o in un altro possono aiutare.
Vi ringrazio della vostra attenzione e vi auguro un proficuo incontro in questi giorni, che possa dare i frutti di bene da tutti auspici.
Chi Dio vi benedica!

Mons. Alberto Ortega
Nunzio Apostolico in Giordania ed Iraq