Pagine

23 ottobre 2017

Da Aleppo e Karachi due vescovi scrivono ai benefattori ACS: «Il 2 novembre fate celebrare le sante messe per i vostri cari ai sacerdoti perseguitati»

By Aiuto alla Chiesa che Soffre

«Donando per la celebrazione di Sante Messe, i cattolici italiani offriranno sollievo non solo ai cari defunti, ma anche ai tanti sacerdoti nel mondo che, afflitti da persecuzioni o povertà, celebrano per loro e si sostengono con le loro offerte».
Così scrive monsignor Antoine Audo in una lettera indirizzata alle migliaia di benefattori di Aiuto alla Chiesa che Soffre, nella quale il vescovo caldeo di Aleppo invita, in occasione della commemorazione dei defunti del 2 novembre, a far celebrare Sante Messe per i loro cari da sacerdoti della Chiesa sofferente in tante regioni del pianeta, innanzitutto in Siria.
ACS offre infatti la possibilità ai propri benefattori di far celebrare delle Sante Messe, secondo le loro intenzioni, da sacerdoti della Chiesa che soffre. Tale sostegno costituisce l’unica “entrata” per migliaia di ministri di Dio che in molte aree povere del mondo non possono contare sulle offerte dei propri fedeli, ma al contrario devono sostenere anche economicamente il proprio gregge. Ogni anno ne vengono celebrate più di un milione. Nel 2016 sono state 1.435.888, ovvero una ogni 22 secondi. I contributi donati hanno permesso di sostenere 43.027 sacerdoti – ovvero uno ogni nove nel mondo – in particolare in Africa (14.403) e in Asia (11.293).
«Ancora grazie per la vostra generosità», scrive monsignor Audo ai benefattori italiani di ACS, ringraziandoli a nome delle «martoriate comunità siriane» e dei tanti «nostri fratelli nel mondo che con il vostro aiuto sono ancora presenti in alcune aree del mondo nonostante i fondamentalismi». «Questa realtà descrive magnificamente una comunità unita nella carità!»
Un ringraziamento ai benefattori ACS che donano per le intenzioni di Sante Messe giunge anche dal Pakistan, da monsignor Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi e presidente della Conferenza episcopale pachistana. «È anche grazie a voi – scrive il presule – se in Pakistan la Chiesa cattolica consente alla comunità cristiana, tra le più povere del Paese, di far fronte alle necessità quotidiane e di istruire i più giovani».