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10 aprile 2017

Patriarca Sako: marcia per la pace in Iraq è per tutto un popolo

8 aprile 2017


“Sarà un’occasione di speranza per tutto l’Iraq e il Medio Oriente”. Così il Patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Raphaël I Sako, parlando della marcia della pace interreligiosa al via questa Domenica nella Piana di Ninive. L’iniziativa, aperta anche ai musulmani, parte da Erbil e si concluderà, dopo una settimana di cammino, ad Alqosh. Massimiliano Menichetti ha intervistato lo stesso Patriarca Sako: 

È una marcia per la pace per dire alla gente che c’è un’esigenza di pace. Penso che avrà un impatto molto forte sulla popolazione. In questa iniziativa, tanti troveranno un momento di meditazione, di analisi. Questa marcia durerà una settimana e sarà lunga 140 chilometri. Finirà il sabato, quando arriveremo a Qaraqosh per partecipare alla Messa della notte.
La marcia di fatto attraversa la Piana di Ninive dove c’è stata tanta sofferenza. Ma l’Iraq soffre ancora. Pensiamo anche a quello che accade e non solo a Mosul …
E’ per tutto l’Iraq! Loro incontreranno più musulmani che cristiani, perché in tutti questi villaggi ci sono musulmani curdi, arabi, yazidi. È una marcia per tutti. Ci saranno anche musulmani per promuovere l’unità. Vogliono dire: basta guerre, basta conflitti, basta morte!
Anche lei prenderà parte alla marcia …
Mercoledì andrò a Erbil e Giovedì Santo celebrerò la Messa in un villaggio cristiano. Laverò i piedi di alcune persone di questo villaggio e poi pranzeremo insieme.
Lei nel suo messaggio per la Quaresima ha avviato una raccolta fondi per aiutare tutti senza alcuna distinzione …
La settimana scorsa sono andato a Mosul. Mi sono recato in due campi profughi per portare cibo, medicine, latte per i bambini, per quattromila famiglie. Erano tutti musulmani non c’era nessun cristiano fra loro. Ho detto loro che ero andato per portare la nostra solidarietà, vicinanza e amicizia.
Che cosa le hanno detto questi profughi fuggiti da Mosul sotto lo Stato islamico?
Loro hanno detto che Mosul senza cristiani non sarà Mosul…
Il volto dell’Iraq è stato tanto ferito. Quanto ci metterà a tornare ciò che era?
Ci vuole tempo. Hanno bisogno di uscire da questa mentalità di vendetta e imparare a perdonare, perché chi perdona è più forte. Sempre ripeto questo. Quando Gesù ha detto: “Bisogna perdonare 70 volte sette”, vuol dire fine alla fine. Dobbiamo perdonare  e aver fiducia e speranza nell’uomo che può cambiare.
Qual è il messaggio in questa Quaresima verso la Pasqua?
Per noi è un passaggio: c’è difficoltà, c’è la Croce, abbiamo sperimentato la Croce e la sofferenza. Ma l’ultima parola non è di guerra, di morte: è di vita, di risurrezione. I nostri sono già ritornati nei villaggi. Piano piano la gente ritorna.