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2 marzo 2017

Al-Azhar condanna agli attacchi ai cristiani. Cittadinanza e uguaglianza contro l’estremismo


Una ferma condanna dell’uso della “violenza in nome della religione” e un rinnovato invito alla “armonia” e al “rispetto reciproco” fra fedi diverse, nel contesto di uno Stato che garantisce il diritto di “cittadinanza” e parità di trattamento. È quanto hanno affermato leader religiosi, politici e intellettuali cristiani e musulmani, nella dichiarazione conclusiva del congresso promosso dall’università di al-Azhar, al Cairo (Egitto), sul tema “Libertà e cittadinanza… differenze e integrazione”.
In programma dal 28 febbraio al 1 marzo, l’evento organizzato dalla più importante istituzione musulmana (sunnita) al mondo ha riunito oltre 600 personalità in rappresentanza di oltre 50 nazioni - arabe e non - al mondo.
A conclusione della due giorni di seminario, caratterizzata il 28 febbraio dagli interventi dei leader religiosi islamo-cristiani e ieri dalle personalità politiche e intellettuali, l’università di al-Azhar ha adottato in via informale la dichiarazione congiunta per una “co-esistenza reciproca”. I leader delle due grandi religioni monoteiste hanno condannato l’uso della religione per perpetrare atti di violenza o fomentare guerre, rilanciando il principio del vivere comune.
Nell’intervento finale che ha chiuso i lavori del convegno Shaikh Ahmad Al Tayeb, grande imam di al-Azhar, ha espresso una netta condanna “di tutti i crimini commessi in nome della religione”, una “condotta” estranea “a tutte le religioni e a tutte le norme” della civilizzazione. In questo senso, aggiunge, è importante riformare il concetto di cittadinanza ponendo al centro il “principio di uguaglianza” fra le persone appartenenti a uno stesso Stato.
Il grande imam ha chiesto di contrastare l’associazione fra islam e terrorismo, perché il “comportamento criminale” di qualche fedele musulmano non comporta la legittimazione dell’uso della violenza da parte della religione stessa. Inoltre, avverte Al Tayeb, associare “religioni e terrorismo” vuol dire legittimare il pensiero degli “ultra-modernisti” secondo cui è le religioni sono fonte di violenza; e che, col pretesto di “stabilizzare” le società, esse vanno “cancellate”.
Infine, il grande imam di al-Azhar ha condannato con forza i recenti attacchi contro i cristiani copti in Egitto, definendoli vittime di violenze “nella loro stessa terra”. “Per quanto potranno sforzarsi - ha aggiunto - i terroristi non riusciranno mai a minare la nostra determinazione a garantire un vivere comune”. Cittadinanza, uguaglianza e Stato di diritto saranno le basi “per una vita migliore delle generazioni future”, all’insegna della “solidarietà” e della “collaborazione” reciproca.
Alla conferenza internazionale è intervenuto anche il patriarca caldeo mar Louis Raphael Sako, il quale ha sottolineato l’importanza di “ripensare” i programmi educativi, rafforzando gli elementi di “convergenza e tolleranza”. “Bisogna promuovere relazioni fraterne fra cristiani e musulmani - ha aggiunto - attraverso la cultura dei media”. Il primate della Chiesa irakena ha quindi auspicato la nascita di una “casa” comune capace di “unire tutti i cittadini, le religioni, le culture” in un insieme di “valori condivisi”.
Il patriarca maronita card. Beshara Raï ha ricordato che la libertà religiosa è la base di tutti i diritti fondamentali dell’essere umano. Toccare la libertà religiosa, ha aggiunto, vuol dire minare “tutti i diritti e le libertà del vivere comune”. Infine, il capo della Chiesa copta papa Tawadros II ha esortato i presenti a “combattere il pensiero estremista attraverso l’uso della ragione”. “L’Egitto e tutta la regione [mediorientale] - ha spiegato - hanno sofferto a causa dell’ideologia fondamentalista, che è il risultato di una interpretazione errata della religione e che ha portato al manifestarsi del terrorismo” su scala locale e mondiale.