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12 ottobre 2015

Parolin consacra vescovo nunzio in Iraq: fermare mano violenti

 
I cristiani in Iraq sono nel cuore della Chiesa, del Papa e della Santa Sede: è quanto ha detto il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, presiedendo ieri pomeriggio nella Basilica Vaticana la Messa per la consacrazione episcopale di mons. Alberto Ortega Martín, nuovo nunzio apostolico in Iraq e Giordania, che nella mattinata di oggi è stato ricevuto assieme ai suoi familiari in udienza da Papa Francesco.
Il porporato ha ricordato “la preziosa testimonianza di fede offerta - spesso a costo di gravi sacrifici - dalle comunità cristiane in Medio Oriente” travolte da “drammatiche vicende”: la presenza in Iraq del nunzio - ha detto - “è un segno eloquente che la Chiesa non abbandona i suoi figli nella prova, che vive e soffre con loro, che prega ed è solidale con loro”.
Si tratta di una missione che “richiamerà l’urgenza di rafforzare iniziative volte a ristabilire condizioni di sicurezza per tutti e a garantirne i diritti fondamentali, tra i quali spicca il diritto alla libertà di professare il proprio credo religioso, senza andare incontro a discriminazioni, o peggio a vere e proprie persecuzioni, e  il diritto di rimanere nella terra di origine e, qualora siano stati costretti ad emigrare, di ritornare in condizioni adeguate di sicurezza, avendo la possibilità di vivere e di lavorare in libertà e con prospettive per il futuro”.
“Molti - ha affermato il cardinale Parolin - hanno dovuto abbandonare case e beni e la stessa Patria, pur di continuare a testimoniare la propria fede. Hanno lasciato le apparenti sicurezze di questo mondo per mettere al sicuro la loro amicizia con il Signore. La Chiesa, di fronte a questa sofferenza e testimonianza prega incessantemente e si adopera a porre in atto ogni iniziativa che possa fermare la mano dei violenti”.
Mons. Ortega Martín è nato a Madrid 52 anni fa. E’ stato ordinato sacerdote il 28 aprile 1990. Laureato in Diritto Canonico, è entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede nel 1997, prestando la propria opera presso le rappresentanze pontificie in Nicaragua, Sud Africa, Libano e nella Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato.
Come motto episcopale ha scelto le parole: “Ti basta la mia grazia” (2Cor 12,9a) e ha posto nel suo stemma il segno di Cristo risorto e la torre, che allude ai luoghi della sua origine e simboleggia la Vergine Madre di Dio.
Il presule succede a mons. Giorgio Lingua, nominato nunzio a Cuba.