“Per
fermare il flusso dei rifugiati il problema è uno solo: risolvere la
questione della guerra in Siria”. E per trovare una pace vera “non
fallita in partenza” occorre non escludere nessuno dal tavolo delle
trattative, neppure Bashar Assad.
P. Paul Karam, direttore di Caritas
Libano va subito diritto al punto, partendo dall’esperienza che lui e i
libanesi hanno nell’affrontare l’emergenza dei profughi. In oltre
quattro anni, il Libano ha ospitato quasi 1,5 milioni di rifugiati
siriani e deve affrontare gli squilibri demografici, economici,
politici, di sicurezza che tutto questo comporta. Per lui la comunità
internazionale è anzitutto indifferente, chiudendo gli occhi davanti
alla vendita di armi, ai finanziamenti per i terroristi. Ed è anche
incapace a lavorare per il bene comune, lasciando che ogni Paese si
muova sullo scacchiere medio-orientale per i propri interessi e on per
il bene comune. Il consiglio all’Europa è semplice: occorre trovare una
via della pace in Siria, senza escludere nessuno. Ecco l’intervista che
p. Paul Karam ci ha rilasciato.
L’Europa sta affrontando una crisi quasi epocale con
tutti i rifugiati – in maggioranza siriani - che premono alle sue porte.
Vi è generosità, ma anche inefficienze e chiusure. Diversi si lamentano
che i rifugiati sono troppi. Com’è il paragone con il Libano?
Riguardo alla polemica sui profughi, mi permetta di dire subito che
per fermare il flusso dei rifugiati il problema è uno solo: risolvere la
questione della guerra in Siria. Se fermiamo la guerra e il traffico
delle armi, i finanziamenti al terrorismo, tutto può essere controllato.
E’ un problema che la comunità internazionale si deve assumere.
Per il resto, capisco molto bene quello che sta davanti ad alcuni
Paesi europei con il flusso continuo di persone che fuggono dalla
guerra. Noi viviamo questo dramma già da quattro anni e vi siamo ancora
immersi.
Il Libano ha più di un milione e mezzo di rifugiati dalla Siria. I
registrati sono 1,2 milioni, ma poi vi sono quelli non registrati. A
questi sono da aggiungere almeno mezzo milione di palestinesi. Quindi vi
sono quasi due milioni di rifugiati per 4,5 milioni di popolazione: il
Libano ha un fardello di rifugiati pari circa al 50% della popolazione!
E’ come se l’Italia, invece che 150mila, dovesse ospitare 30 milioni di
profughi! Il Libano sta compiendo un gesto davvero eroico accogliendo
tutte queste persone, soprattutto se lo paragoniamo con altri Paesi che
hanno territorio, possibilità economiche e demografiche molto più ampi e
ricchi.
Il problema si pone anche per il futuro: la venuta di un gran numero
di profughi porta scosse e squilibri a livello della demografia, della
sicurezza, dell’economia e della politica …
Non so se fra qualche anno l’Europa potrà far fronte ai problemi che
seguiranno, come ad esempio la crescita di delinquenza (come sta
avvenendo in Libano). Non si può andare avanti così, trovando soldi per
finanziare armi, scontri ecc e non trovare il modo per fermare tutte
queste guerre in Medio oriente.
Non tutti i Paesi della regione sono ospitali come il Libano.
Già: come mai solo alcuni Paesi europei devono accogliere i
rifugiati? I Paesi del Golfo, l’Arabia saudita non hanno mai accettato
di accoglierli. E’ una domanda che la comunità internazionale deve
porsi. Non ci si può accontentare solo di dare soldi per aiutare qualche
Paese ospitante, lavandosene poi le mani.
Noi della Caritas aiutiamo tutti, cristiani e musulmani. I Paesi del
Golfo danno donazioni a fondazioni islamiche, che poi le distribuiscono
ai bisognosi musulmani.
Leggevo qualche giorno fa su un giornale che “l’Arabia saudita ha
accolto 500 profughi”, ma in realtà questi erano solo dei migranti
economici, dei lavoratori e non dei rifugiati.
Occorre mettere in chiaro chi sono i rifugiati. Papa Francesco dice
bene: dobbiamo accogliere gli stranieri, ma secondo le nostre capacità,
le capacità del Paese. Perfino la Germania ha dovuto bloccare il flusso
dei profughi perché le sue strutture sono al collasso… E cosa dovrebbe
dire il Libano che ha già qui, sul suo territorio una popolazione di
rifugiati siriani pari a più di un terzo della sua popolazione?
La comunità internazionale da quattro anni dice: Non vi preoccupate,
vi aiutiamo. Ma questo non risolve nulla. E’ necessario aprire
trattative con Assad e dialogare per cercare di far terminare questa
guerra, cercando la pace più adeguata.
La questione dei rifugiati è molto legata ad Assad:
diversi Paesi europei (come Francia e Gran Bretagna) mostrano il dramma
dei rifugiati colpevolizzando (solo) Assad per la situazione. La stessa
cosa la fanno i Paesi del Golfo. Perfino l’Organizzazione della
cooperazione Islamica, conclude che “la piaga dei rifugiati è colpa di
Assad”.
Occorre guardare tutta la situazione, qual è la via che può risolvere
la guerra in Siria. Abbiamo già visto il risultato della guerra in
Iraq; quello della guerra in Libia; quello delle rivoluzioni in Egitto e
in Tunisia…. Io non capisco come mai la comunità internazionale non
comprenda che non basta cambiare il leader, non basta togliere di mezzo
Assad per far andare bene le cose in Siria. Dopo di lui chi verrà? E’
importante che la comunità internazionale si domandi anche sul futuro di
questi Paesi.
Quali sono le vere emergenze?
Noi operiamo in condizioni molto difficili. L’Alto Commissariato Onu
per i rifugiati ha ridotto gli aiuti per mancanza di fondi; lo stesso ha
fatto il World Food Programme… Come si può pensare che un Paese
piccolissimo come il Libano possa risolvere questo grande problema? Non
si può andare avanti. La comunità deve affrontare la situazione. E la
soluzione è la via della pace, del negoziato, senza escludere nessuno,
neanche Assad. Dopo di Assad chi viene? Daesh? Il gruppo che ha ucciso
tanti cristiani e musulmani e che ha prodotto il loro esodo da Mosul e
la Piana di Ninive? Questa sarebbe la soluzione? Questa sarebbe la
primavera araba?
Se va via il regime di Assad, i problemi rimarranno: chi sta vendendo
le armi in Medio oriente? Chi sta vendendo il petrolio di Daesh
attraverso la Turchia? Chi sta finanziando le milizie fondamentaliste?
In questa guerra ogni Paese sembra avere un interesse particolare. E il
Libano e la Giordania sono vittime. A noi tocca risolvere il problema di
come nutrire tutti questi profughi, trovare scuole per loro, come
medicarli, come trovare i kit igienici…. E la comunità internazionale
che dice: Ci spiace, non abbiamo i fondi, arrangiatevi.
E’ urgente risolvere il problema della guerra, mettendosi attorno a
un tavolo, senza escludere nessuno e trovare una pace vera. Spero
proprio che la comunità internazionale cerchi il bene comune e non il
bene di uno o dell’altra potenza. Il Medio oriente sta soffocando e ha
bisogno di una pace vera e non fallita in partenza.