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27 ottobre 2014

I fondi per i rifugiati sottratti da funzionari corrotti. L'Arcivescovo Nona: rubano a povera gente che ha perso già tutto

By Fides

Un'inchiesta parlamentare è in corso per verificare e punire fenomeni di corruzione riguardanti i fondi destinati alle famiglie di rifugiati costretti a abbandonare le proprie case davanti all'offensiva dei jihadisti dello Stato islamico. Lo rivelano fonti locali consultate dall'Agenzia Fides. La distrazione di fondi sarebbe opera soprattutto di alcuni funzionari e impiegati del Ministero per l'emigrazione e l'evacuazione. Alcuni di loro avrebbero applicato tangenti al trasferimento di fondi destinati ai profughi. Problemi nella gestione dei fondi sono stati ammessi anche dal vice-ministro Salam al-Khafaji, secondo il quale molti membri del personale ministeriale si sarebbero procurati falsi documenti per poter fruire degli aiuti destinati ai rifugiati. In alcuni casi le stesse famiglie destinatarie degli aiuti governativi si sarebbero viste rivolgere richieste di tangenti da parte di funzionari corrotti. Secondo i dati forniti dal Ministero, a ogni famiglia di sfollati dovrebbe essere corrisposta la cifra di un milione di dinari iracheni (corrispondenti a circa 850 dollari) per poter acquistare beni di prima necessità nella condizione emergenziale in cui si trovano.
"Purtroppo la corruzione in Iraq non è un'eccezione ma la regola, a tutti i livelli”
spiega all'Agenzia Fides mons. Amel Shamon Nona, l'Arcivescovo caldeo di Mosul costretto a trovare rifugio insieme ai suoi fedeli a Ankawa, distretto a maggioranza cristiana di Erbil. “Ma nella situazione in cui ci troviamo" aggiunge l'Arcivescovo "il furto grida al cielo, perché si tratta di risorse destinate a povera gente che ha perso già tutto. E spiega perchè qui da noi, nonostante gli annunci, non abbiamo visto ancora arrivare nessun tipo di aiuto concreto da parte del governo centrale”.