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4 settembre 2014

Hassan di Giordania tra i cristiani fuggiti da Mosul


A tre mesi di distanza dalla preghiera per la pace il Papa tornerà domani ad aprire la sua casa in Vaticano a personalità del Medio Oriente: oltre a uno dei protagonisti della giornata dell'8 giugno - Shimon Peres, oggi non più presidente di Israele - Francesco vedrà infatti il principe giordano Hassan bin Talal, lo zio dell'attuale re Abdallah II nonché suo influentissimo consigliere. Due incontri che avvengono alla luce dei fatti drammatici di questa estate, con la tragedia della persecuzione dei cristiani  iracheni e la nuova guerra consumatasi nella Striscia di Gaza.
Proprio per questo è estremamente significativo il gesto che il principe Hassan ha voluto compiere alla vigilia di questa sua visita in Vaticano: ieri si è recato personalmente presso il centro Nostra Signora della Pace di Amman dove ha incontrato alcuni dei cristiani esuli da Mosul che la Caritas giordana ha accolto in queste settimane. Una nuova mobilitazione straordinaria della Chiesa cattolica giordana, da tre anni già in prima linea nell'accoglienza di decine di migliaia di esuli siriani nei propri centri. Ad accompagnare l'ospite nella sua visita alla struttura c'erano il nunzio apostolico Giorgio Lingua (che è anche nunzio in Iraq) e il vicario patriarcale di Amman, il vescovo Maroun Lahhan. Rivolgendosi ai profughi iracheni il principe Hassan ha ribadito il suo «no all'estremismo e al terrorismo», condannando con parole forti l'odio settario contro i cristiani che - ha detto - rinnega la storia dell'Iraq e i valori dell'islam. Ha inoltre promesso il sostegno della casa reale hashemita per la causa dei cristiani dell'Iraq e di tutto il Medio Oriente.
Il principe Hassan di Giordania è una delle personalità islamiche più impegnate nel dialogo interreligioso. È fondatore e presidente del Royal Aal al-Bayit Institute for Islamic Tought, un centro studi da tempo in rapporti stretti con il mondo cristiano; insieme, però, è stato anche protagonista di iniziative specifiche per la promozione della tolleranza all'interno del mondo islamico. Durante il recente viaggio in Giordania Papa Francesco aveva pubblicamente lodato queste iniziative, citando espressamente il Messaggio di Amman, un percorso voluto proprio dal principe Hassan per combattere quel settarismo intra-musulmano che ha il suo volto più estremo oggi nello scontro tra sunniti e sciiti.
Sempre l' Aal al-Bayit Institute - inoltre - stato il promotore ad Amman l'anno scorso della prima e finora unica conferenza sulla condizione dei cristiani nel Medio Oriente di oggi organizzata da un organismo musulmano. E già all'inizio del mese di luglio il principe Hassan si era espresso pubblicamente contro le milizie dell'Isis che hanno costretto alla fuga i cristiani di Mosul: «Basta con la violenza in nome della religione», aveva scritto in una lettera aperta.
È dunque un islam agli antipodi rispetto allo Stato islamico quello promosso dall'Aal al-Bayit Institute. Non a caso proprio la Giordania è uno dei Paesi maggiormente nel mirino del Califfato, i cui miliziani ora controllano il confine tra l'Iraq e il regno hashemita. E va segnalato anche che proprio mentre il principe Hassan domani sarà in Vaticano dal Papa, suo nipote Abdallah - il re di Giordania - sarà ospite al vertice della Nato a Newport. Segno di quanto oggi siano in tanti nel mondo a guardare ad Amman come a una crocevia fondamentale per fermare la follia fanatica di al Baghdadi.