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18 luglio 2014

L’arcivescovo caldeo di Bagdad: le nostre paure si sono avverate

By Korazym.org
Marta Petrosillo

«Siamo senza parole perché quanto successo è davvero scioccante. I cristiani sono a Mosul da secoli e quelle famiglie sono state improvvisamente strappate via dalla loro città, dalla loro casa, dalla loro vita. Siamo davvero preoccupati per il futuro dei cristiani in questo paese».
È la drammatica reazione di monsignor Saad Syroub a quanto accaduto a Mosul. Il vescovo ausiliare caldeo di Bagdad è stato raggiunto telefonicamente da Aiuto alla Chiesa che Soffre.
Nelle ultime ore, i jihadisti dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (Isis) hanno costretto i pochi cristiani rimasti nella seconda città irachena a lasciare le loro abitazioni. Disperati, i cristiani sono immediatamente fuggiti ma sono stati fermati ai checkpoint in uscita dai miliziani di Isis, che li hanno depredati delle auto e di tutti i loro averi per poi intimare loro di proseguire a piedi. La maggior parte delle famiglie si è diretta a Nord, nella città di Dahuk.
«Non era mai accaduto che i cristiani fossero cacciati dalle proprie case come se non avessero alcun diritto – commenta il presule – Purtroppo è questa la realtà oggi in Iraq, soprattutto a Mosul». Monsignor Syroub riferisce ad ACS che nei giorni scorsi jihadisti hanno iniziato a scrivere su ognuna delle abitazioni cristiane la frase “Immobile di proprietà dell’Isis”. Accanto alla scritta, cerchiata in rosso, una lettera nun: l’iniziale in arabo della parola nasara, cristiani.
Da ieri i miliziani hanno poi iniziato a chiedere ai cristiani di convertirsi all’Islam, oppure di lasciare Mosul. «Le nostre peggiori paure si stanno avverando– aggiunge il presule – e non sappiamo come reagire. È ormai troppo tempo che in Iraq non c’è la sicurezza e la gente è terrorizzata, specialmente i nostri fedeli». La piccola minoranza manca di punti di riferimento sia a livello nazionale che internazionale.
In questo tragico momento, monsignor Syroub chiede alla comunità internazionale di esercitare pressione sul governo iracheno affinché trovi soluzioni concrete. «Con una maggiore stabilità interna non ci sarà più posto per questi gruppi di fanatici che pretendono di governare il nostro paese. E poi bisogna aiutare questa povera gente senza più una casa e depredata di ogni avere. È davvero una tragedia».