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19 luglio 2014

Iraq: scade oggi ultimatun ISIL a cristiani Mosul, altrimenti "morte per spada"

By SIR

Scade alle 24 di oggi l’ultimatum del leader dell’Isil, Abu Bakr al-Baghdadi, ai cristiani di Mosul per lasciare il califfato, altrimenti “l’unica opzione resta la spada”. Secondo quanto riferisce il sito Ankawa.com, lo Stato Islamico dell‘Iraq e della Siria questa settimana ha distribuito volantini ai leader cristiani di Mosul, “minacciandoli di violenza se non si convertono. I cristiani che non accettano l‘Islam o che non pagano la tassa per i tribunali della Sharia islamica dovranno affrontare la morte per spada”.
Tuttavia i cristiani che non aderiscono a queste richieste “sono stati autorizzati dall’Isil a lasciare Mosul entro le 24 di oggi”.
L’avvertimento arriva, riferisce Ankawa.com, mentre la milizia islamica comunica di aver lasciato il controllo di parti della città irachena al gruppo militante sunnita Naqshbandi Army (Jrtn).
In un’intervista a “The Guardian” il governatore di Mosul Atheel Nujaifi ha confermato che Jrtn ora controlla la metà orientale della città e che l’Isil ha trasferito le proprie forze d’attacco a Tikrit per combattere contro l’esercito iracheno. Si ipotizza, infatti, che Jrtn, formazione guidata da Saddam Hussein durante il regime baathista, abbia stretto un’alleanza con l’Isil, permettendo a quest’ultimo di lanciare lo scorso giugno l’offensiva che gli ha permesso di conquistare alcune città chiave irachene, tra cui la stessa Mosul.
A confermare al Sir l’esistenza dell’ultimatum dell’Isil è l’arcivescovo latino di Baghdad, monsignor Jean Benjamin Sleiman. “A Mosul - denuncia il presule - è in atto una persecuzione ai danni dei cristiani. La città ormai conta solo pochissime famiglie cristiane, forse cinquanta. Sono andati via tutti. Gli armeni contavano 400 famiglie, ne sono rimaste circa 20 e forse sono già andate via. Non si capisce il motivo di tutto questo odio contro i cristiani”.
“Mosul -
continua mons. Sleiman - ha ormai perduto la sua componente cristiana e con essa la sua tradizione multisecolare. L’Isil ha profanato un antico convento poi trasformato in moschea ed anche tombe cristiane e sunnite, almeno di quei fedeli che nel sunnismo venerano figure care alla loro fede. Non so perché stia accadendo tutto questo. Non basta a spiegarlo la lotta fratricida tra sciiti e sunniti. A Mosul abitavano poche migliaia di cristiani, niente a confronto del milione e mezzo di abitanti della città, prima dell’arrivo dell’Isil. Che male hanno fatto i cristiani? Che fastidio danno? Perché accanirsi contro di loro? Domande che non trovano risposta”.
“Le famiglie che in queste ore stanno fuggendo da Mosul - dichiara al Sir l’arcivescovo latino - vengono fermate ai check point dai miliziani dell’Isil che li spogliano di tutti i loro averi, denaro, effetti personali, anche le auto sulle quali viaggiano, lasciandole prive di tutto costringendole a camminare per chilometri sotto il sole per arrivare ai primi villaggi cristiani fuori città dove vengono accolte”. Unico barlume di speranza, per mons. Sleiman, “è la ripresa del dialogo politico come testimonia la recentissima nomina del presidente del Parlamento. Ora si dovrà eleggere il presidente della Repubblica e soprattutto il nuovo Premier. L’Iraq ha bisogno di una guida sicura per rinascere e ritrovare sicurezza e stabilità”.