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25 giugno 2014

Il prefetto della Congregazione per le Chiese orientali apre la plenaria della Roaco


L’Iraq, la Siria, l’Ucraina e la Terra santa sono i territori che destano attualmente le maggiori preoccupazioni della Congregazione per le Chiese Orientali. E da lunedì pomeriggio, 23 giugno, la situazione in cui vivono le Chiese orientali e le popolazioni di queste regioni sono al centro dei lavori dell’ottantasettesima assemblea plenaria della Riunione delle opere di aiuto alle Chiese orientali (Roaco). In questo momento è l’Iraq a presentare la situazione più drammatica. A causa dei cruenti scontri che si verificano in varie zone del Paese, si è reso persino necessario spostare ad Erbil la riunione del Sinodo della Chiesa caldea, vista l’impossibilità di raggiungere Baghdad.
Il cardinale Leonardo Sandri in questa circostanza ha inteso esprimere la propria solidarietà al patriarca Luis Sako in un messaggio inviato alla vigilia dell’inizio dei lavori. Dopo aver confermato le sue preghiere «per i pastori e i fedeli dell’Iraq, perché siano perseveranti nella grande tribolazione», il presidente del dicastero per le Chiese orientali nel suo messaggio ha anche assicurato che chiederà al Papa la «benedizione apostolica per ciascuno di voi e le vostre comunità perché possiate infondere ovunque quella speranza che resiste contro ogni speranza». Poi, riferendosi ai lavori del Sinodo, si è detto sicuro che sarà «lo Spirito Santo a tenere uniti quanti la violenza cerca di dividere: è l’ora questa di una limpida testimonianza di fraternità in Cristo, che superi tutto quanto ci può tenere lontani gli uni dagli altri».
I lavori della plenaria hanno avuto come prologo la celebrazione della messa presieduta dal cardinale questa mattina, martedì 24, all’a l t a re di san Giovanni Paolo II nella basilica vaticana. Con il porporato hanno concelebrato sua beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica ucraina, gli arcivescovi Cyril Vasil’, segretario della Congregazione, Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, Giuseppe Lazzarotto, delegato apostolico a Gerusalemme, Thomas Gullickson, nunzio apostolico in Ucraina; i vescovi Claudiu-Lucian Pop, della curia arcivescovile maggiore della Chiesa greco-cattolica romena, Florentin Crihălmeanu, dell’eparchia di Cluj-Gherla (Romania), oltre al vescovo emerito di Fiesole, Luciano Giovannetti, che è anche presidente della fondazione Giovanni Paolo II, e al sotto-segretario della Congregazione, monsignor Maurizio Malvestiti. All’omelia il cardinale Sandri ha voluto in particolare sottolineare che la prima intenzione della preghiera di questa messa era per Papa Francesco, il quale «nel recente pellegrinaggio in Terra santa — ha detto — ha confermato tutta la sua sollecitudine a favore dell’Oriente cristiano». E riproponendo la sostanza del messaggio lasciato a quelle popolazioni, ha voluto unirsi alla sua «supplica di pace per la Siria, per l’Iraq e tutto il Vicino oriente, come per l’Ucraina, affinché tornino ovunque e al più presto la concordia e la giustizia». Infine, rivolgendosi ai presenti, li ha invitati a chiedere «al Padre misericordioso il suffragio per le numerose vittime dei conflitti in atto e il conforto per quanti ne piangono la perdita. Ma ricordiamo a Gesù, come sempre, la sua terra e gli orientali cattolici, ovunque siano, compresi quelli di Romania, ai quali pure dedicheremo la nostra attenzione in questi giorni. Il Signore conceda alle Chiese orientali di svolgere in serenità la missione del vangelo nelle nazioni di cui fanno parte a pieno titolo perché sono sempre pronte, in nome della fede cristiana, a contribuire al bene di tutta la società». Nel suo intervento in apertura dei lavori, nel pomeriggio di lunedì 23, il cardinale Sandri aveva illustrato la situazione dei Paesi dei quali si occuperà la plenaria, soffermandosi in particolare su quanto la Congregazione ha fatto per venire incontro alle loro necessità più immediate e su quello che ancora si può e si deve f a re . L’urgenza è oggi rappresentata dall’Iraq. Il cardinale ha chiesto al nunzio apostolico di fare proposte sulle più immediate urgenze, «soprattutto riguardo all’accoglienza nelle strutture ecclesiastiche di quanti hanno dovuto lasciare repentinamente le proprie città per porsi in salvo. Si tratta di un esodo consistente che farà sentire la sua gravità in breve tempo». Ha poi ricordato il Sinodo caldeo, inviando al patriarca Sako e ai padri sinodali «il ricordo e l’augurio della Congregazione e della Roaco, con l’assicurazione di una particolare preghiera».
Per ciò che riguarda la Siria, il porporato ha ricordato che la Congregazione ha sostenuto con vari sussidi ciascuna delle 17 circoscrizioni ecclesiastiche; aiuto personale hanno ricevuto anche 193 sacerdoti. È stata poi inviata una lettera circolare a tutti i vescovi del Paese affinché segnalino le necessità più urgenti. Importante pure il sostegno assicurato a profughi e rifugiati. «Un primo stanziamento — ha informato il cardinale — è stato assegnato ai nunzi apostolici in Giordania e Libano in attesa di indicazioni sulle più consistenti necessità». Quanto all’Ucraina, il prefetto del dicastero ha espresso alla Chiesa del Paese «la solidarietà più fraterna, accompagnata dalla preghiera per la riconciliazione di tutti nel rispetto della libertà religiosa». Il porporato ha anche fatto riferimento alla Romania, «una Chiesa sempre meritevole, che si sta dotando delle necessarie strutture liturgiche pastorali, educative e assistenziali. Sono i campi di azione collaudati da una diffusa esperienza ecclesiale». Tuttavia il Paese «risente ormai del suo inserimento nel contesto europeo: ne condivide la crisi economica» ma anche purtroppo quella religiosa. «La vivace Chiesa greco-cattolica — ha aggiunto — è ormai anch’essa alle prese con la flessione vocazionale sia per i candidati ai seminari come alla vita consacrata. Ed è sofferente anche a causa di una forte emigrazione, specie delle forze giovanili, come avviene per molti contesti orientali sia dell’est Europa sia del Vicino oriente». Per le questioni riguardanti la Terra santa, infine, il cardinale ha richiamato il valore del pellegrinaggio di Papa Francesco, sicuro che la sua testimonianza, il suo abbraccio con il patriarca Bartolomeo e l’i n c o n t ro di preghiera per la pace con i presidente palestinese e israeliano in Vaticano porteranno frutti di pace. Da parte sua la Congregazione, ha ribadito, continuerà ad assicurare il suo costante sostegno per tutte le necessità.