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19 aprile 2013

Il Patriarca caldeo Sako: i cristiani iracheni non possono vivere in un ghetto

By Fides

I cristiani e gli altri abitanti dell'Iraq non possono vivere in enclavi disegnate su base etnica e religiosa. E la “militarizzazione della Primavera araba” rappresenta “una perdita per tutti”.
Cosi il Patriarca di Babilonia dei Caldei Louis Raphaël I Sako è intervenuto su alcune questioni chiave dell'attualità mediorientale durante una intervista all'emittente televisiva al-Arabiya che verrà trasmessa in Iraq la sera di oggi, venerdì 19 aprile. Nella sua conversazione con il giornalista Hassan Moawad, riferita all'Agenzia Fides, S. B. Sako ha risposto alle voci ricorrenti di chi continua a ventilare l'istituzione di una zona autonoma speciale riservata ai cristiani iracheni (solitamente identificata con la Piana di Ninive), ribadendo che nè i cristiani nè gli appartenenti a altri gruppi confessionali o etnici possono vivere in un ghetto. Le proposte di suddivisione del territorio iracheno su base settaria esprimono secondo il Patriarca un approccio ormai obsoleto ai problemi che affliggono il Medio Oriente, dove l'unica prospettiva adeguata è quella di affermare il principio di cittadinanza uguale per tutti, “siano musulmani, cristiani, arabi, curdi, turkmeni”. Per lo stesso motivo al capo della Chiesa caldea appare fuori luogo l'eventualità di instaurare in Iraq uno Stato islamico: “Il mondo è cambiato, è plurale e diversificato” ha detto il Patriarca in merito a disegni politici che pretendono di adeguare per legge tutti i dettagli della vita individuale e collettiva a regole tratte dai Testi Sacri.
Riguardo al conflitto siriano, il Patriarca Sako ha detto che il regime di Assad deve accogliere le richieste di cambiamento: “Sosteniamo le esigenze della giustizia e dei diritti delle persone, e come cristiani siamo coinvolti nella Primavera araba, sia in Egitto o in Siria” ha sottolineato " ma siamo contro la militarizzazione di questa primavera” ha riferito Louis Raphaël I “perchè questa rappresenta una perdita per tutti”.