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19 giugno 2011

I Vescovi tedeschi: per aiutare i cristiani dell’Iraq “priorità al lavoro”


Nella difficile situazione che vivono i cristiani in Iraq, mentre “l’esodo dei fedeli continua”, “le priorità sono la pace e il lavoro”: è quanto dice in una intervista all’Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Ludwig Schick, Arcivescovo di Bamberga, a capo di una delegazione della Conferenza Episcopale tedesca che ha concluso oggi, 18 giugno, un viaggio in Iraq.

Mons. Schick, Presidente della Commissione episcopale per la Chiesa universale, annuncia a Fides che i Vescovi tedeschi intendono aiutare la Chiesa irachena ad avviare scuole di formazione professionale e ad aprire a Erbil un apposito ufficio che, grazie a esperti dall’estero, realizzi progetti di sviluppo sociale ed economico, a beneficio delle comunità cristiane.
Eccellenza, da quanto avete visto, qual è la situazione dei cristiani in Iraq?
La situazione dei cristiani è differente a seconda delle aree. In luoghi come Mosul e Baghdad vi sono attentati ed episodi di persecuzione che si incrociano con atti di criminalità comune, estorsioni, discriminazioni. Ma non si può parlare di “persecuzione generalizzata”, bensì di difficoltà e sofferenze. Nella zona del Kurdistan (Nord del paese) invece, vi sono pace e sicurezza, per questo molti cristiani sono fuggiti dal Sud al Nord. Ma tanti soffrono ugualmente perchè non hanno il necessario per sopravvivere e per questo vogliono lasciare il paese: anche per queste ragioni l’esodo continua e i Vescovi iracheni sono preoccupati perché i fedeli abbandonano la terra di Abramo.
Cosa fa il governo e cosa si può chiedere alle autorità civili?
Abbiamo parlato con diversi ministri che si sono detti aperti e hanno ribadito l’impegno a tutelare la vita dei cristiani. Credo che, per fermare questo esodo, le priorità siano la pace e il lavoro, che garantisce la sopravvivenza e il benessere. Per trovare lavoro occorre la formazione professionale: per questo abbiamo individuato, come Chiesa tedesca, questo settore concreto di impegno, per aiutare le Chiese locali.
In quale modo le aiuterete?
La Conferenza Episcopale, con Caritas e Misereor, intende aiutare la Chiesa irachena ad avviare scuole di formazione professionale nel settore dell’agricoltura, dell’ediliza, del turismo, del settore alberghiero. Crediamo che in tal modo si possano aiutare le Chiese locali a dare un futuro ai cristiani e a tutto l’Iraq. Per questo è in programma l’apertura di un apposito ufficio a Erbil, che coordini il lavoro e sviluppi progetti della Chiesa. L’ufficio si avvarrà di esperti dall’estero, per valutare le situazioni e avviare progetti a beneficio dei cristiani. I Vescovi e i fedeli hanno buona volontà, ma occorre un aiuto dall’estero, e questo è il nostro compito.
Avete incontrato anche dei leader musulmani: il dialogo interreligioso resta un sfida?
Abbiamo incontrato leader musulmani moderati e aperti al dialogo. Questi, rimarcando che non solo i cristiani sono vittime delle violenze e dal radicalismo musulmano, sostengono che urge unire tute le forze buone per eliminare il radicalismo. Ma esistono anche leader musulmani radicali che vogliono una società solo islamica. Dunque il dialogo è una sfida aperta ma, come dicono i Vescovi iracheni, resta l’unica via possibile, su cui proseguire con ogni sforzo.
Quali speranze vede per i cristiani dell’Iraq?
Le speranze ci sono in quanto, come cristiani, confidiamo nell’aiuto e nella grazia di Dio. Inoltre anche i leader politici affermano che i cristiani sono molto importanti per il futuro della nazione, in quanto portatori di valori e di un umanesimo che può aiutare i gruppi religiosi e sociali a unirsi e costruire una società armoniosa, giusta e fraterna.