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29 dicembre 2010

Resteremo in Medio Oriente

di Giacomo Galeazzi

«Nessuno riuscirà sradicare la presenza dei cristiani dal Medio Oriente. Fanno parte della storia della Chiesa in quelle terre. Sono storia essi stessi. Ma hanno bisogno della nostra solidarietà».
È la certezza espressa dal cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso in un'intervista all'Osservatore Romano.
«Si tratta solo di aiutare le diverse comunità religiose a conoscersi di più, a imparare a lavorare insieme per il bene comune. Solo così sarà possibile isolare i fondamentalisti e sconfiggere la violenza», ha aggiunto. Secondo il quotidiano vaticano, la condizione dei cristiani in questa vasta area del mondo è stata certamente la fonte di maggiore preoccupazione per il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso in questo anno che sta per concludersi. Non a caso il cardinale Tauran ha compiuto ben dieci viaggi in Paesi a maggioranza islamica o comunque paesi nei quali la presenza islamica è significativa e richiede un'attenzione specifica per trovare i modi per sviluppare il dialogo tra le diverse religioni. Rispetto a episodi così drammatici come i sanguinosi attentati di questi giorni contro i cristiani, seguiti alla strage nella cattedrale di Baghdad in ottobre, secondo il cardinale Tauran «si tratta certamente di episodi molto gravi che fanno capire quali livelli di crudeltà può assumere il terrorismo. Prima almeno i luoghi sacri venivano rispettati; ora invece diventano bersaglio preferito soprattutto quando accolgono gente che prega. Si tratta, ne sono convinto, di azioni che giungono da ambienti estremisti che non raccolgono in consenso del mondo islamico. Personalmente ho ricevuto tante testimonianze di solidarietà e parole di condanna da tutti i capi religiosi sia dell'Iraq sia di altri paesi». «Ma ho ricevuto anche - ha aggiunto - tante sollecitazioni a promuovere nuove e più continue iniziative di dialogo, con l'assicurazione da parte dei maggiori responsabili della comunità islamica, di voler continuare sulla strada del rispetto e del dialogo per isolare sempre più quanti invece tentano di strumentalizzare le differenze ai fini politici o di potere». «Il problema è - ha spiegato il cardinale - nel far penetrare il frutto del grande lavoro che si fa tra capi religiosi sino alla base, e di farlo poi giungere ai vertici dei sistemi legislativi perch‚ si trasformi in leggi a protezione. Non solo: l'attenzione va rivolta al mondo dell'informazione e a quello della formazione. Bisogna promuovere il rispetto e la conoscenza gli uni degli altri. A cominciare dalle scuole, aiutandosi con libri di testo, di storia soprattutto. Su questo bisogna lavorare: far capire l'importanza del sistema educativo per superare certe diffidenze». La maggior disponibilità al dialogo è stata trovata dal cardinale Tauran a «livello di responsabili e capi religiosi», con i quali «non c'è mai stata alcuna difficoltà. I nostri interlocutori sono sempre stati professori e esperti dunque tutta gente capace di imbastire un discorso. Poi però resta la difficoltà di trasmettere il messaggio. I cristiani continuano a essere considerati persone con una cittadinanza incompleta. Almeno è quello che essi percepiscono nelle società musulmane nelle quali vivono».