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15 ottobre 2010

Intervento di Mons. Thomas Meram, Arcivescovo di Urmia dei Caldei, Vescovo di Salmas, Shahpour dei Caldei (Iran)

By Radiovaticana

Innanzi tutto, vorrei porgere i miei ringraziamenti e la mia gratitudine a tutti coloro che hanno preparato questo difficile testo e ci hanno dato l’Instrumentum laboris. Questo Sinodo ci da forza e speranza, e ci aiuta ad andare avanti, malgrado le difficoltà, senza disperarci né fare compromessi nell’affrontare le difficoltà quotidiane; in questo modo saremo portatori di una viva testimonianza cristiana. Come è detto nell’Instrumentum laboris, la testimonianza è un martirio e in molti paesi del Medio Oriente i cristiani vivono tale martirio e devono sopportare ogni sorta di calamità senza venir meno alla propria fede. E i cristiani sono stati perseguitati sin dalle origini, come ben dimostra la Storia. Malgrado i disastri e le persecuzioni, i cristiani hanno conservato il deposito della fede in completa fedeltà e sincerità. La Chiesa caldea è stata particolarmente perseguitata ed ha sacrificato migliaia e migliaia dei suoi figli sull’altare della fedeltà e dell’amore per Cristo: per questo fu chiamata la Chiesa dei Martiri e ha continuato a emigrare di città in città, di paese in paese, fino ad oggi, senza mai abbandonare nulla della propria fede, irrigata del sangue di questi martiri e santi da cui essa è custodita, rafforzata e confermata. Oggi posso ripetere con il profeta David: Per te ogni giorno veniamo massacrati; i cristiani portano la propria croce quotidianamente e procedono sulla via verso il Golgota, rendendo così una testimonianza viva e silenziosa, una testimonianza che è un alto grido, udibile da tutti gli uomini di buona volontà; ogni giorno i cristiani si sentono dire, dagli altoparlanti, dalla televisione, dai giornali e dalle riviste, che sono infedeli e per questo vengono trattati come cittadini di serie B, ma essi restano saldi senza cambiare la propria fede, e divengono più coraggiosi e perfino più orgogliosi di essa.
Il tema dell’immigrazione: da cento anni costituisce un problema, e non solo in Medio Oriente, ma anche in tutti i paesi dell’Asia, dell’Africa e del Sud America; ognuno ha le sue ragioni particolari, poiché ogni essere umano ha il diritto di vivere dove vuole. Le ragioni dell’emigrazione possono essere politiche, economiche o essere dettate dal desiderio di benessere e di un futuro migliore, più prospero e sereno. Molte persone si chiedono quale beneficio scaturirà da questo Sinodo e che cosa si farà per i cristiani del Medio Oriente. E’ vero che non possiamo fare miracoli in fretta, ma almeno questo Sinodo suscita speranza.I cristiani del Medio Oriente non si sentiranno soli e sapranno così che tutte le Chiese cattoliche del mondo li hanno a cuore, poiché essi sono membri attivi e santi del corpo di tutta la Chiesa.
La chiesa in Iran: Vediamo che la Chiesa si sente maggiormente responsabile quando si trova ad affrontare serie difficoltà e malgrado le prove e le tribolazioni, o l’occasionale mancanza di rispetto, vediamo che essa cresce e prospera. Sì, vi è stata una forte diminuzione del numero dei cristiani, particolarmente cattolici, ma d’altro canto vediamo anche che le vocazioni religiose e sacerdotali sono in aumento fra gli abitanti di questo paese.
Permettetemi ora di darvi qualche numero:
Banana, l’ultimo nunzio pontificio in Iran, scrisse un libro nel 1979 intitolato “La Chiesa in Iran” in cui descrisse tutto ciò che fa la Chiesa cattolica attraverso i servizi cristiani, umani e culturali, e parlò dell’esistenza di una sola casa di accoglienza per gli anziani e i disabili. Adesso abbiamo quattro case, che forniscono servizi gratuiti a queste persone che provengono da tutte le denominazioni cristiane, senza discriminazioni in base all’appartenenza ecclesiale o l’identità nazionale.
Nel 1979, c’erano soltanto 51 sacerdoti, di cui solo uno era iraniano e due iraniani naturalizzati. Vi erano 73 suore, di cui solo due erano iraniane. La maggior parte di suore e sacerdoti lavorava nel campo dell’insegnamento.
Adesso, dopo la rivoluzione islamica, la Chiesa sta affrontando la crisi peggiore per quanto concerne la presenza di suore e sacerdoti. Possiamo vedere che lo Spirito Santo non ha lasciato sola la Chiesa ad affrontare questo momento di crisi, ma ha infuso nel cuore dei suoi figli e delle sue figlie un senso profondo di responsabilità nei confronti della loro fede e della loro Chiesa. E malgrado le continue emigrazioni e il numero ristretto di cattolici, vediamo che le vocazioni aumentano e che la Chiesa, in Iran, come un albero ha adesso nuove foglie e porta frutti.
Abbiamo 14 sacerdoti, 6 dei quali sono iraniani ed altri due servono la Chiesa fuori dal proprio paese; abbiamo 4 vescovi che non sono iraniani, 21 suore di cui 15 sono iraniane: due sono impegnate all’estero, tre stanno finendo l’università e dieci servono la propria Chiesa e il proprio paese secondo la propria vocazione. Chiediamo a Dio di far crescere queste vocazioni.
Vi ringrazio per l’attenzione.