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12 ottobre 2010

Appello dei Padri sinodali in favore dei cristiani in Iraq. Mons. Warduni: a volte ci sentiamo soli

By Radiovaticana



Al Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente è risuonato l’appello in favore dei cristiani in Iraq, “vittime della guerra, ma non tenuti sufficientemente in considerazione dalla comunità internazionale”. Secondo mons. Shlemon Warduni, vicario patriarcale di Babilonia dei Caldei, “per garantire la presenza dei cristiani nel Paese occorre lavorare di più per costruire la pace e la sicurezza. Inoltre – ha detto – sono di fondamentale importanza l’unità tra le Chiese del Medio Oriente e il dialogo interreligioso”. Al microfono di Paolo Ondarza, mons. Warduni spiega le attese dei cristiani iracheni da queste giornate di lavori in Vaticano.


R. – Ho portato i saluti dei bambini, dei giovani, delle famiglie irachene che aspettano maggiore efficacia nel sostenerli perché sì, ringraziamo tutti per le loro preghiere, ma veramente tante volte abbiamo sentito che siamo soli.

D. – Quando si parla di Iraq, poco si parla dei cristiani …

R. – Purtroppo è così. Però, noi in genere parliamo di tutti gli iracheni, perché siamo nella stessa situazione. Il terrorismo non fa differenza: le autobombe, i kamikaze e i rapimenti delle persone non sanno se chi colpiscono sia cristiano o musulmano … Però bisogna insistere anche sui cristiani, perché i cristiani non fanno male a nessuno; i cristiani vogliono vivere in pace con tutti. Allora, perché fanno questo ai cristiani?

D. – Che risposta dà a questo essere i cristiani obiettivo dei terroristi?
R. – Io direi che il fanatismo è il male seminato nei cuori dei terroristi che produce questo; poi, un po’ c’è anche l’odio contro il cristianesimo, la cattiveria. Perciò noi preghiamo anche per i terroristi, perché il Signore dia loro la grazia, l’apertura della mente e del cuore.

D. – Mons. Warduni, i cristiani in Iraq sanno dello svolgimento di questo Sinodo per il Medio Oriente in Vaticano?
R. – Certamente. Abbiamo parlato anche con i laici; abbiamo organizzato un incontro con oltre 200 tra ragazze e ragazzi laici e ne abbiamo parlato, e abbiamo chiesto le loro preghiere per il buon esito di questo Sinodo.

D. – Una domanda sulla situazione in generale in Iraq: le notizie adesso sono anche meno frequenti rispetto a quelle che ci giungevano fino a qualche anno fa. Oggi, a che punto siamo?
R. – C’è un po’ di miglioramento, ma non è assolutamente sufficiente. Poi, riguardo ai mass media, direi che veramente non fanno il loro lavoro come dovrebbero, perché quando ci sono centinaia di morti, allora parlano; se i morti sono soltanto dieci, allora questo non ha importanza e questo è molto grave. Richiamo quindi la coscienza dei mass media affinché facciano bene il loro dovere, di portare la verità al mondo, di mettere concordia fra gli uomini, e questo lo possono fare; dire anche le cose positive che possono esserci, e quindi seminare la fratellanza e la pace.

D. – Se dovesse suggerire appunto ai mass media un argomento positivo che riguarda la situazione in Iraq, che cosa direbbe?
R. – La prima cosa è che i cristiani ancora resistono, e sono lì e vivono malgrado tutte le difficoltà e anche malgrado il fatto che tanti abbiano lasciato l’Iraq. La seconda cosa è che le Chiese svolgono tutte le loro attività nonostante tutte le difficoltà: il catechismo, gli incontri dei giovani, gli incontri dei cristiani, la celebrazione delle funzioni liturgiche; e poi, le nostre chiese, le nostre case sono sempre aperte a tutti. Quindi resistiamo fondandoci sulla Parola del Signore: “Sono con voi fino alla fine del mondo”.