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18 maggio 2009

Chiesa Assira dell’Est ed Antica Chiesa dell’Est: verso una riunificazione?

By Baghdadhope

Alla vigilia del sinodo della Chiesa Antica dell’Est (Baghdad – 27 aprile/2 maggio 2009) il suo patriarca, Mar Addai II, aveva annunciato che uno dei punti in discussione sarebbe stato la possibile adozione del calendario gregoriano per il Natale (ma non per Pasqua) al posto di quello giuliano, ed aveva invitato i fedeli ad esprimere la propria opinione a proposito. A questa anticipazione aveva fatto eco quella del Metropolita della Chiesa Antica dell’Est per l’Australia e la Nuova Zelanda, Mar Yako Daniel, che aveva dichiarato che sarebbe stata discussa anche la possibile riunificazione della chiesa con quella Assira dell’Est. Diverse controversie avevano portato nel 1968 alla divisione dell’originale Chiesa dell’Est in due. Da una parte la Chiesa Antica dell’Est ora guidata da Mar Addai II che ha sede patriarcale a Baghdad e dall’altra la Chiesa Assira dell’Est guidata ora da Mar Dinkha IV con sede patriarcale a Chicago. Le anticipazioni fatte dai due prelati si sono rivelate vere. I fedeli dell’Antica Chiesa dell’Est avranno tre mesi di tempo per dichiarare ciò che pensano della proposta di celebrare il Natale secondo il calendario gregoriano. Per quanto riguarda poi il processo di riunificazione è stato reso noto che il 5 di maggio l’Antica Chiesa dell’Est ha risposto favorevolmente alla proposta fatta dalla Chiesa Assira dell’Est di convocare un incontro allo scopo di riunificare le due chiese mettendo fine a decenni di separazione e che risale al 15 novembre 2005. Proposta alla quale Mar Addai II aveva risposto il 22 gennaio 2006 affermando che la questione sarebbe stata discussa quando si sarebbe riunito il sinodo. Ora che il sinodo è finito quella risposta è arrivata. Mar Addai II ha a questo proposito suggerito che la riunione potrebbe tenersi in Iraq dopo la Pasqua del 2010, secondo il calendario giuliano. E se in quella data dovesse iniziare davvero il cammino verso la riunificazione? Una sola chiesa riunita converrebbe, in effetti, ad entrambe le parti. La piccola Chiesa Antica dell’Est sarebbe avvantaggiata dall’unione con una chiesa con molti più fedeli e più strutturata all’estero come quella Assira che, a sua volta, potrebbe irrobustire attraverso essa i legami con le sue origini irachene assottigliati dalla diaspora e da un patriarcato ormai da troppo tempo lontano. Ma, ammettendo che il lungo processo dovesse concludersi con i due attuali patriarchi in carica: saranno capaci di dividersi il potere? E come? Nella storia comune delle due chiese ci sono stati altri periodi di doppio patriarcato. Sarà questa la soluzione? Un patriarcato in Occidente ed uno ad Oriente fino alla morte di Mar Dinkha o di Mar Addai? E che ne sarà dei vescovi delle due chiese che ora hanno giurisdizione sugli stessi territori come ad esempio i due metropoliti dell’Australia e della Nuova Zelanda, Mar Yako Daniel e Mar Meelis Zaia? E se mentre si discute uno dei due patriarchi dovesse mancare i vescovi della sua chiesa accetteranno di buon grado l’alutorità dell’altro o si sentiranno svantaggiati? La comune fede e liturgia potrebbero non bastare a risolvere questi problemi pratici E che le chiese si occupino anche di questi e non solo delle anime dei fedeli è dimostrato da un altro dei punti del documento sinodale, quello in cui dopo l’accenno alla multietnicità ed alla multireligiosità della Mesopotamia si citano i “cristiani (Assiri) come uno dei popoli che la compongono, e si chiede che i loro diritti siano assicurati nelle costituzioni irachena e curda. Una proposta che ricorda quella avanzata dal sinodo caldeo tenutosi ad Ankawa nello stesso periodo che, invece, ha chiesto che la componente caldea venga inclusa come separata da quelle assira e sira nella nuova costituzione del Kurdistan. La quasi contemporaneità dei due sinodi non permette di verificare se una delle due proposte sia consequenziale rispetto all’altra. Ciò che è certo è che la chiesa - le chiese in questo caso - con tali dichiarazioni stanno sempre più partecipando alla vita politica preservando quel ruolo di guida che “naturalmente” avevano quando la pluralità partitica in Iraq era ancora un sogno. E che a fronte di un possibile avvicinamento delle due chiese dell’est il solco tra esse e quella cattolica caldea va approfondendosi.
E questo nonostante tutti e due i recenti sinodi abbiano auspicato l’unità con le chiese sorelle.