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14 novembre 2008

Mons. Isaac (Baghdad): L’esercito USA restituisce il Babel College alla chiesa caldea.

By Baghdadhope

Il 6 novembre 2008, la sede di Baghdad del Babel College, l’unica facoltà teologica cristiana in Iraq, è stata restituita alla chiesa caldea che ne è proprietaria dall’esercito americano che la occupava dalla fine di marzo del 2007.
Le attività ospitate dal complesso, la sede universitaria affiliata all’Università Urbaniana di Roma, ma anche il Seminario Maggiore Caldeo di San Pietro e l’Istituto delle Scienze Religiose per la preparazione dei catechisti, a gennaio dello stesso anno a causa della pericolosità del quartiere di Dora erano state trasferite ad Ankawa, nel nord del paese controllato dal Governo Regionale Curdo dove tuttora si svolgono.
Ma la speranza di poter un giorno tornare a Baghdad – pur mantenendo le istituzioni anche ad Ankawa - non era mai svanita e si univa a quella che il quartiere di Dora potesse tornare ad essere uno dei centri della cristianità di Baghdad non solo per la presenza del complesso del Babel College ma anche di conventi e chiese appartenenti a diverse confessioni, cattoliche e non.
A marzo del 2007, però, il cammino verso il ritorno a Baghdad sembrò imboccare una strada chiusa. Nei lunghi corridoi del Babel College, nelle aule, nella biblioteca, nelle camere del seminario, persino nella cappella non camminavano più giovani seminaristi, suore, studenti o professori, ma soldati armati di tutto punto. Il Babel College era diventato Cop Amanche, un avamposto avanzato di combattimento del 4° Squadrone di Cavalleria della Prima Divisione di Fanteria Meccanizzata USA, i soldati del “Grande Uno Rosso” che avevano il compito di “pacificare” la zona.
La situazione però a Dora era talmente grave che ci volle la metà di aprile perché iniziassero a filtrare le prime notizie sulla sorte del complesso che suscitò le immediate rimostranze della chiesa caldea che non ne aveva concesso l’uso all’esercito americano e che ne richiese l’immediata restituzione.
Tra incontri tra le parti e trattative intanto il tempo passava. Da Cop Amache il Babel College diventò, nell’autunno del 2007 Cop Blackfoot, ed i soldati del Grande Uno Rosso vennero sostituiti da quelli dai Dragoni del 2-2 SCR, il 2° Squadrone del 2° Reggimento di Cavalleria.
Ora, a distanza di 19 mesi il Babel College è tornato nella mani della chiesa caldea complice la nuova politica americana di lasciare il controllo delle strade all’esercito iracheno. Così il 6 novembre sono stati firmati i documenti che sanciscono la restituzione degli edifici ed il risarcimento per i danni provocati.

Baghdadhope
ha chiesto a Monsignor Jacques Isaac, il Rettore del Babel College, di raccontare come sono andate i fatti: “Gli americani hanno deciso di lasciare gli edifici ed hanno sottoscritto i documenti firmati da parte nostra, da me e da Monsignor Shleimun Warduni” ha ricordato il vescovo.
Ci sono stati danni agli edifici?
“Sì. Ma fa parte dell’accordo che l’esercito americano provvederà al restauro delle parti danneggiate ed a sostituire ciò che è stato distrutto: le attrezzature delle aule, ad esempio, e la tipografia.”
E la biblioteca?
“No, la biblioteca non è stata danneggiata perché è sempre stata tenuta chiusa. Neanche la cappella ha subito danni perché, vista la presenza di un cappellano, è stata usata per quello che è: un luogo di culto.”
La chiesa caldea è soddisfatta dall’accordo?
“Per ora direi di sì, ma bisogna aspettare che i lavori vengano conclusi. Siamo ancora nelle prime fasi. Proprio oggi c’è stato un incontro tra gli ingegneri dell’esercito americano e l’ingegnere da noi incaricato di seguire le opere. Abbiamo anche dato all’esercito americano una lista dettagliata di tutto ciò che c’era negli edifici prima che diventassero una base operativa. In ogni caso ci vorranno dei mesi perché tutto sia rimesso a posto."
Ora la sicurezza a chi è affidata?
“Il giorno stesso in cui gli americani sono andati via alcune persone hanno cercato di penetrare in un varco del muro di cinta per rubare del ferro lasciato nei cortili ma sono state fermate dall’esercito iracheno che ora staziona all’esterno degli edifici. Quelle persone hanno cercato di giustificare il loro tentativo di furto affermando che si trattava di “roba degli americani” ma i soldati hanno risposto loro che non era vero, che l’edificio e tutto quello che c’è dentro è degli iracheni.”
Agli inizi di ottobre Lei aveva annunciato che l’Istituto di Scienze Religiose, le cui attività erano state prima trasferite ad Ankawa e poi sospese, era di nuovo in funzione nella chiesa del Sacro Cuore a Baghdad, guidato da Padre Sa’ad Sirop Hanna, ex direttore della sezione teologica del Babel College. L’Istituto rimarrà in quella chiesa o riprenderà a funzionare nel complesso del Babel College?
“Noi speriamo che tutto nel complesso di Dora - la facoltà, l’Istituto, il Seminario - possa tornare a funzionare come prima. Questo però non vuol dire che le sezioni create ad Ankawa saranno chiuse. In questi mesi ci siamo resi conto della loro utilità anche nel nord ed intendiamo mantenerle funzionanti.”
Ci sono previsioni sui tempi per il complesso di Baghdad?
“Oltre ai tempi tecnici per i lavori di ristrutturazione bisogna considerare la situazione della sicurezza che obbiettivamente è migliorata ma ancora lontana dall’essere normale. In ogni caso non smettiamo di pregare e sperare che tutto si possa sistemare.”

Nessuno potrà mai dire con certezza che la trasformazione del Babel College in una base operativa americana sia stato un bene o un male. Si può sostenere che la cosa potrebbe attirare ancora di più l’odio anticristiano spinto dalla convinzione che tra la chiesa e gli americani ci fosse un accordo, o invece pensare che proprio la presenza americana abbia salvato il complesso da furti e vandalismi – pensiamo per esempio all’eventuale danno patrimoniale ma anche storico se la biblioteca fosse stata saccheggiata - e che in una situazione che va “seppure lentissimamente” migliorando l’occupazione USA verrà dimenticata.
Ciò che è certo è che ora la sicurezza del complesso è affidata all’esercito iracheno che dovrà dimostrare di saperlo e volerlo proteggere. Se lo farà darà prova della tanto sbandierata – ma fino ad ora non messa in pratica – volontà del governo di rispettare le minoranze.
In ogni caso a distanza di più di cinque anni e mezzo dall’inizio della guerra all’Iraq è incredibile come la speranza sia ancora la molla che guida gli iracheni. Che ci sia ancora qualcuno, e tra essi Monsignor Isaac, che abbia ancora voglia di lottare, di costruire, di pensare al futuro.
Un nuovo futuro per il Babel College che tutti ci auguriamo sia iniziato il 6 novembre quando i teloni verdi stasi tra le finestre a riparo dei soldati americani sono stati rimossi ed il cortile è stato nuovamente invaso: questa volta però dal sole.