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5 luglio 2007

Cristiani perseguitati. Manifestazione a Roma: "Libertà religiosa base di tutti i diritti"

Fonte: SIR abc a Click on "leggi tutto" for the article by SIR

Una bandiera del Libano sventola vicino a quella di Israele. Poco distante un gruppo della comunità pakistana a Roma mostra striscioni e bandiere. Questa un’immagine che ha offerto, ieri sera, la piazza Santi Apostoli, in occasione della “Manifestazione nazionale contro l’esodo e la persecuzione dei cristiani in Medio Oriente, per la libertà religiosa nel mondo” promossa nella capitale, accogliendo una proposta del vice direttore del Corriere della sera, Magdi Allam. In piazza cattolici, cristiani di altre confessioni religiose, ebrei, musulmani, tutti uniti dalla consapevolezza che “la libertà religiosa è il test per verificare se c’è il rispetto anche per gli altri diritti”, anzi “se manca la libertà religiosa crolla tutto il resto”. Sul palco, allestito in piazza tante testimonianze di esponenti delle diverse religioni. Si legge anche il “grazie” che mons. Shlemon Warduni, vescovo caldeo ausiliare di Baghdad, raggiunto telefonicamente dal Sir, ha rivolto per questa manifestazione: “In nome di tutti i perseguitati per la fede vi dico grazie. Vi chiediamo di sensibilizzare il mondo politico, religioso e tutta l’opinione pubblica sulla sorte dei cristiani perseguitati e continuare a farlo anche in futuro”.
Una condizione, quella dei cristiani, difficile in Medio Oriente, ma anche in altri paesi, come Cuba, Cina, Pakistan, come ha ricordato più di un testimone sul palco. Altri hanno ricordato che “il fondamentalismo islamico che perseguita i cristiani è inclemente anche con i suoi figli, che si ribellano contro gli abusi”. Tutti concordi anche nel dire che non si può “mettere sotto silenzio questa situazione” e che è necessario agire “prima che sia troppo tardi”. Anche il promotore dell’iniziativa, Magdi Allam, chiudendo la manifestazione, ha spiegato: “Siamo qui riuniti, quali persone di buona volontà che, al di là della propria religione e nazionalità, si sentono unite dall’imperativo di affermare e difendere il diritto alla libertà religiosa di tutti e ovunque nel mondo”. Una manifestazione, quella di ieri sera, che, a giudizio di Allam, ha avuto, per i partecipanti, il senso di “riscattare se stessi, i propri valori e la propria identità, violati e traditi dal dilagare del relativismo culturale e religioso”. La battaglia per la libertà dei cristiani in Medio Oriente coincide così “con la battaglia per riconquistare la nostra dignità e la nostra libertà che sono venute meno con il dilagare del relativismo cognitivo, valoriale, culturale, religioso e politico”. Perciò, ha concluso, “non possiamo non dire ‘Siamo tutti cristiani’”.

PERSECUTED CHRISTIANS: A RALLY IN ROME, “RELIGIOUS FREEDOM, THE FOUNDATION OF ALL RIGHTS”
A flag of Lebanon flies near that of Israel. Not far away, a group from the Pakistani community of Rome shows banners and flags. This is an image, which could be seen last night in Piazza Santi Apostoli, for the “National rally against the flight and persecution of the Christians in the Middle East, for religious freedom in the world”, promoted in Rome in response to a proposal put forward by the deputy director of Corriere della sera, Magdi Allam. In the square, Catholics, Christians of other religious confessions, Jews, Muslims, all shared the belief that “Religious freedom is the test to find out if the other rights are respected as well”, actually “if there is no religious freedom, all the rest will collapse”. On the stage, set up in the square, people from different religions gave their testimonies. A “thank you” for the event came from mgr. Shlemon Warduni, the Chaldean auxiliary bishop of Baghdad, who said to SIR over the phone: “On behalf of all the people who are persecuted for their faith, I say thank you. We ask you to raise the awareness of the political and religious worlds and all public opinion about the fate of the persecuted Christians and keep doing so in the future as well”.
A situation, that of Christians, which is difficult in the Middle East and in other countries as well, such as Cuba, China, Pakistan, as many a witness mentioned on stage. Others recalled that “Islamic extremism, which persecutes Christians, is also relentless with its own children, who rebel against the abuse”. Everyone also agreed on saying that “this situation cannot be overlooked”, and action must be taken “before it’s too late”. In closing the rally, the promoter of the event, Magdi Allam, explained: “We are gathered here as people of good will, who, beyond their own religion and nationality, feel bonded by the imperative of asserting and defending the right to religious freedom for everyone and everywhere in the world”. A rally, the one of last night, which according to Allam meant, for the people taking part in it, “redeeming themselves, their own values and their own identity, which are betrayed and violated by the spreading of cultural and religious relativism”. Thus, the fight for the freedom of Christians in the Middle East amounts “to the fight to regain our dignity and our freedom, which have been annihilated by the spreading of relativism in the sphere of values, of knowledge, of culture, of religion and politics”. So, he concluded, “we cannot help saying ‘We are all Christians’”.