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30 marzo 2007

Con acqua e aceto Settimana Santa e Pasqua in un paese martoriato

Fonte: SIR

Di Daniele Rocchi

"Nonostante l'esodo dei nostri fedeli all'estero o in zone più tranquille del Paese, che ci rattrista non poco, non perdiamo la speranza di pace, di stabilità e di sicurezza. Mai come in questo tempo la parola speranza fa rima con Resurrezione".
Nelle parole del vescovo caldeo, ausiliare di Baghdad, mons. Shlemon Wardun, c'è sì, tutta l'amarezza "di una situazione di cui non si vede la fine, le cui vittime sono gli strati più deboli della popolazione irachena, i malati, gli anziani, i bambini, molti resi orfani dalle violenze inenarrabili provocate da autobomba, kamikaze e criminali", ma anche "
la voglia di futuro. La Pasqua che andiamo celebrare rinsalderà la nostra certezza in un avvenire giusto e pacifico, fatto di tolleranza e di riconciliazione". Con questo spirito e nonostante tutte le difficoltà del momento i cristiani iracheni si apprestano a celebrare la Risurrezione.

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Mons. Warduni, in mezzo a tante difficoltà, come celebrerete la prossima Pasqua?
"Umanamente parlando diciamo che arriviamo alla solennità di Pasqua con un certo timore e, quindi, anche con prudenza nello stilare un programma. Non sappiamo cosa può succedere da un momento all'altro. Non possiamo prevedere dove saremo domani. Ogni giorno siamo sottoposti a bombardamenti, attacchi kamikaze, attentati di ogni genere. L'incolumità delle persone è messa continuamente a rischio dai rapimenti che incutono paura. La morte è dietro l'angolo".
Esiste un programma di massima per la Settimana Santa e il Triduo pasquale?
"Il programma sarebbe quello di ogni anno. Quindi, apertura il sabato precedente la Domenica delle Palme con una celebrazione riservata ai bambini, mentre la Domenica tutte le comunità si ritrovano nelle rispettive chiese per la messa delle Palme. Lunedì, Martedì e Mercoledì Santo sono riservati alle confessioni. Il Giovedì Santo invece è il giorno della messa crismale. Il Venerdì Santo la liturgia entra nel vivo con la lettura della Passione di Cristo, seguita da due o tre prediche cui fa seguito la sepoltura di Cristo e il bacio della Croce. All'uscita dalla chiesa i fedeli sono invitati a bere acqua mista ad aceto, memoriale della morte di Cristo, e con questo sapore in bocca tornano a casa. Il Sabato Santo si tiene una messa nel pomeriggio che sostituisce la veglia pasquale notturna, lasciata adesso perché troppo, troppo pericoloso uscire di notte. La Domenica di Pasqua la solenne messa. Ora, data l'incertezza della situazione non sappiamo se questo programma sarà effettivamente realizzato. Poniamo la nostra fiducia in Dio e speriamo che si possa celebrare degnamente la Risurrezione. Domenica 1 aprile, il programma delle celebrazioni verrà consegnato ai fedeli di tutte le chiese. Speriamo che la fede in Cristo dia loro il coraggio necessario per partecipare".
Ci sono zone della capitale Baghdad particolarmente calde e pericolose, come il quartiere di Dora, un tempo cristiano ma oggi praticamente abbandonato dai fedeli. Contate di celebrare anche qui?
"Si pensava di andare anche in questi posti, ma è difficile dirlo adesso. Ripeto, potremo dire di aver celebrato la Pasqua solo dopo che è passata, non prima..." La paura ha annientato, tra i cristiani, il clima della festa fatto anche di tradizioni popolari?
Ci sono tradizioni che i nostri fedeli amano e cui sono legati. Innanzitutto danno un senso alla festa indossando per Pasqua l'abito migliore, quello più bello. Vengono cotti dei piccoli dolci fatti farina, datteri e nocciole, simboli di gioia. Poi vi è l'usanza di dipingere le uova ma non quelle di cioccolata. Nessuno qui ti dona del cioccolato. Si tratta di uova naturali che vengono cucinate a lungo e poi decorate con colori naturali estratti da cipolle ed altri prodotti come il tè. È il regalo più apprezzato dai bambini. Le uova si portano in chiesa la sera della Veglia pasquale e nell'annuncio, Cristo è risorto, molti fedeli escono a mangiarle per poi rientrare. Uscire dalla chiesa significa uscire dal sepolcro. Una tradizione per il momento accantonata perché la Veglia di Pasqua è anticipata al pomeriggio a causa della mancanza di sicurezza. Facciamo quello che possiamo e chiediamo a Dio di accettare questo poco che abbiamo".
Si è mai chiesto se tutta questa sofferenza, se tutto questo "digiuno dalla vita" ha un significato?
"Per tutti la Settimana Santa è tempo di digiuno e astinenza. Non si mangia carne e si digiuna fino a mezzogiorno. Il Venerdì Santo il digiuno è anche da pesce, uova e formaggi, per chi li ha. Ma il nostro digiuno è la sofferenza in cui viviamo giornalmente. Offriamo questa sofferenza non solo per l'Iraq ma per tutto il mondo, nella certezza che dopo il Venerdì santo c'è la vittoria della vita sulla morte, c'è la Resurrezione. Questo è il significato".