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22 febbraio 2007

Bambini a Baghdad. Vittime della violenza, sulla strada, tra droga, prostituzione e abusi

Fonte: SIR

a cura di Daniele Rocchi

IRAQ
Ahmed Saffar, ha 7 anni, e vive nelle strade di Baghdad dove cerca con stratagemmi di racimolare qualcosa da mangiare. Orfano, con un fratello ed una sorella più grandi, gira tra i semafori chiedendo soldi agli automobilisti: "zio, dammi qualche soldo per mangiare" è solito ripetere. "Le donne - dice - non abbassano mai il finestrino, gli uomini, se insisto a chiedere, mi picchiano, i più generosi sono gli anziani. Non ho alternative ma preferisco chiedere l'elemosina piuttosto che rubare". Ahmed mendica da quando i suoi genitori sono morti, sua madre a Falluja nel 2004, per un bombardamento americano, il padre, malato, nel 2005. "Io e i miei fratelli siamo felici anche se dormiamo all'aperto, nei giardini pubblici con solo qualche coperta. Quello che vorrei fare da grande è aiutare i bambini che, come me, vivono in strada". La storia di Ahmed, rilanciata dall'Irin, l'ufficio delle Nazioni Unite che coordina gli affari umanitari, è una delle tante che riguardano i bambini che, a causa delle violenze, dell'instabilità politico-economica e della mancanza di sicurezza, vivono più degli altri, sulla loro pelle i disastri dell'Iraq di oggi.

LA STRADA COME CASA.

Si calcola che siano decine di migliaia i bambini di strada attualmente in Iraq che sopravvivono rubando, chiedendo elemosina, rovistando tra i rifiuti o prostituendosi. Solo quattro anni fa, la maggioranza di questi viveva a casa con i loro genitori. "E' impossibile ignorarli ai semafori, sulle strade - dice Ali Mussawi, presidente di una ong locale - Kca, Keeping children alive - chiedono soldi o aiuto materiale. Parlano e imprecano come gli adulti, mettono sempre il nome di Allah in mezzo ai loro discorsi. Se poi hanno molta fame non esitano a rubare". Tra le cause principali del fenomeno dei bambini di strada iracheni, secondo il Comitato di coordinamento delle Ong in Iraq (Ncci), il deterioramento delle condizioni economiche ed il crescente numero di vedove nel Paese. "La situazione economica che peggiora sempre più - afferma il portavoce di Ncci, Cedric Turlan - costringe le famiglie ad usare i bambini come fonte di guadagno e li mandano a chiedere l'elemosina". Naturalmente i bambini lasciano la scuola e non si può fare nulla per strapparli alla strada. "Se i bambini andassero a scuola gli insegnanti avrebbero una maggiore influenza sulle famiglie" aggiunge Turlan. Per fronteggiare il fenomeno sono stati aperti diversi centri a Baghdad e il ministero per il Lavoro e gli Affari sociali stanno mettendo in campo, con alcune Ong, progetti che prevedono il sostegno alle famiglie. "Sfortunatamente - sottolinea il portavoce - a causa della mancanza di sicurezza e di fondi non si riesce a fare molto. L'Iraq ha siglato le Convenzioni internazionali che riguardano i diritti dei bambini, ma questo non ci impedisce di porre una domanda: quale sarà il loro futuro?".

TUTTI SONO VULNERABILI.

Sami Rubaie
, 12 anni, come Ahmed, vive in strada a Baghdad. E' fuggito di casa perché non voleva più subire le angherie del padre che lo accusava di non portare a casa sufficiente denaro elemosinato. Oggi sniffa colla e per comprarla si è unito ad un gruppo di ragazzi che si prostituiscono con gente adulta. Droga e prostituzione rappresentano per i bambini di strada un ulteriore pericolo. "Una volta in strada cadono facilmente preda di bande coinvolte in affari di droga, di violenza e di prostituzione. Sono particolarmente vulnerabili sotto il profilo psicologico - spiega Turlan - e manipolabili da adulti senza scrupoli. Nel 2005 abbiamo verificato un caso di un bambino usato come kamikaze. Si tratta di piccoli disperati, affamati fino a morire, che le bande usano per i loro scopi avviandoli alla droga e alla prostituzione". "Ogni volta che mi prostituisco piango - racconta Sami - e per questo vengo anche picchiato. Il mio capo mi dà 3 dollari per comprarmi il cibo e tanta colla da sniffare. So bene che ciò che faccio è sbagliato ma è meglio che vivere una vita continuamente picchiato da mio padre perché non raccolgo soldi a sufficienza".
Iniziative per tentare di recuperare questi ragazzi sono state attivate dalla Mezzaluna rossa ma queste risentono, come per altre, della mancanza di sicurezza e di fondi. In fuga dalla violenza della guerra, dagli abusi in famiglia, non tutti questi bambini e ragazzi cedono a droga e prostituzione, ma tutti sono vulnerabili. In questa grave situazione, non fa certo scalpore, la notizia che è in aumento anche il numero dei suicidi: violenza e stress psicologico dovuto alla paura e agli attentati. Ma in questi casi a decidere di morire sono soprattutto adulti. "Ma presto \n cominceranno anche i bambini" dichiara " Ahmed Fatah, membro del Dipartimento che si occupa di suicidi presso il ministero della Salute iracheno.