Pagine

4 gennaio 2007

Confermato il trasferimento del Babel College e del Seminario Maggiore Caldeo nel nord dell'Iraq

Asia News, Agenzia Sir, e Toscanaoggi confermano la notizia dell'avvenuto trasferimento di alcune istituzioni cristiane irachene da Baghdad ad Ankawa.
Clicca su "leggi tutto" per leggere gli articoli di Asia News, Sir e Toscanaoggi e per i link diretti ai tre organi di stampa.

Fonte Agenzia Sir

12:40 - IRAQ: PATRIARCATO CALDEO, “CRISTIANI SEMPRE PIÙ VITTIME DI VIOLENZE”
Il Babel College, l’unica facoltà teologica cristiana in Iraq e il Seminario maggiore caldeo di San Pietro sono state trasferiti da Baghdad nel nord dell'Iraq, ad Ankawa, vicino Erbil. Motivi di sicurezza hanno spinto il Patriarcato caldeo a prendere questa “sofferta decisione”. A confermarlo al Sir è il vescovo caldeo ausiliare di Baghdad, mons. Shlemon Warduni: “il prossimo 8 gennaio cominceremo il trasferimento. Speriamo si tratti di una sistemazione provvisoria e che le sofferenze di questo tempo possano servire per dare pace, stabilità e sicurezza all’Iraq”. Attualmente il seminario maggiore è frequentato da circa 35 giovani, “ma forse non tutti – dichiara il vescovo – si trasferiranno per motivi logistici. Non è facile trasferire un seminario in un appartamento. Il patriarca ha fatto quanto era possibile per non far perdere l’anno scolastico ai nostri studenti. Ma la situazione qui è diventata insostenibile”. Proseguono infatti le minacce, le violenze e i rapimenti ai danni della comunità cristiana. “Oggi il quartiere meridionale di Dora, a Baghdad, un tempo uno dei centri delle cristianità della città e dove erano situati sia il seminario che il college, è diventato una zona pericolosa. Da qui la decisione”.

13:24 - IRAQ: PATRIARCATO CALDEO, “CRISTIANI SEMPRE PIÙ VITTIME DI VIOLENZE” (2)
Davanti all’insicurezza, aggiunge mons. Warduni, “molti cristiani lasciano l’Iraq. Non temere piccolo gregge, si legge nella Scrittura, ma qui siamo accerchiati da tanti lupi. Si rischia di finire divorati o allontanati. Tuttavia c’è anche chi mostra fede in Dio”. Tra i motivi di tanta violenza contro i cristiani il presule caldeo punta l’indice contro “la credenza che siano ricchi e per questo subiscono molti rapimenti. Ma coloro che possedevano qualcosa sono andati via”. Una violenza facilitata anche dal fatto che “i nostri fedeli sono pochi, pacifici e quindi deboli”. Il tutto è aggravato dall’ingresso “in Iraq di stranieri che fomentano la divisione e sangue”. “Ci vorrebbe – afferma - una conferenza internazionale sull’Iraq ma anche un esercito capace di far uscire dal Paese gli elementi stranieri violenti e di disarmare le milizie di morte. Un esercito che protegga il Paese e i suoi cittadini e non asservito a interessi di parte. E’ facile parlare di democrazia e libertà, ma dove sono oggi in Iraq? E’ libertà uccidere bambini, mettere bombe, rapire? E come si fa a vivere con solo due ore di elettricità al giorno? Chi oggi parla di democrazia saprebbe come fare?”. “E’ giunto il tempo di gridare dai tetti la nostra condizione – conclude - anche a costo di morire. Magari ci uccidessero se questo servisse a dare la pace all’Iraq”.

Fonte:
Asia News

12:32 Troppa insicurezza a Baghdad, Seminario e Università teologica si spostano a nord.
Il Babel College e il Seminario maggiore caldeo si sono ufficialmente trasferiti in Kurdistan dopo mesi di chiusura in seguito a rapimenti e minacce ai cristiani. La decisione era già nell’aria da tempo: tra settembre e dicembre a Baghdad erano stati rapiti rettore e vicerettore del Seminario.
Erbil (AsiaNews) – Dal quartiere tradizionale dei cristiani a Baghdad, Dora, passando per la zona est della capitale irachena, e infine in Kurdistan; è il “percorso obbligato” che alcune importanti istituzioni cristiane in Iraq sono state costrette a compiere per rimanere in vita. Rapimenti di sacerdoti, attentati e minacce hanno infatti spinto il Patriarcato caldeo di Baghdad a trasferire vicino Erbil, il Babel College - unica università teologica cristiana nel Paese - e il Seminario maggiore di St. Peter.

Già nell’aria da tempo - gli edifici che li ospiteranno ad Ankawa erano già stati individuati e presi in affitto - la decisione del trasferimento dei due istituti è stata resa ufficiale solo oggi, 4 gennaio. Ad AsiaNews lo ha comunicato il vescovo di Erbil, mons. Rabban al Qas, che ha ospitato temporaneamente nel vescovado gli studenti, in attesa della fine dei lavori.

Da Dora ad Ankawa, il “trasloco forzato” del Babel College e del Seminario maggiore inizia il 1 agosto 2004. Quel giorno la chiesa caldea di San Pietro e Paolo, vicina al Seminario maggiore, è stata tra le quattro chiese della capitale attaccate contemporaneamente da autobomba. Vi furono 15 morti e ingenti danni all’edificio religioso e al Seminario. Da allora - come ricordano alcuni iracheni della diaspora nel loro blog, Baghdad Hope - i cristiani non si sono più sentiti sicuri e hanno iniziato a trasferirsi prima lentamente e poi in modo più frenetico verso zone ritenute meno pericolose, come Baghdad Jadida (Nuova Baghdad). Il Seminario maggiore è chiuso da prima dell’estate. A settembre è stato rapito il suo vice-rettore, p. Salem Basel Yaldo, in una delle poche uscite che faceva dall’edificio. A dicembre è poi toccato al rettore, p. Samy Al Raiys, sequestrato per una settimana. Per mesi è stato chiuso anche il Babel College, la cui riapertura dei corsi è stata rimandata per l’ennesima volta proprio dopo il rapimento di p. Samy, che doveva presiederne all’imminente inaugurazione dell’Anno accademico. Il rettore è scomparso mentre si stava recando alla chiesa di Mar Khorkhis (San Giorgio), Baghdad Jadida, dove dovevano essere spostati collegio e seminario. Il pericolo eccessivo ha quindi portato ad una decisione drastica: il nord del Paese.
Questo trasferimento, insieme all’inaugurazione, a metà novembre, del seminario siro-cattolico a Bakhdida (Qaraqosh), dimostrano come il nord dell’Iraq, sotto controllo curdo, sia per il momento l’unico rifugio sicuro per i cristiani iracheni.

http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=8150&size=A

Fonte: Toscanaoggi

Patriarcato caldeo: "Cristiani sempre più vittime di violenze"

Il Babel College, l’unica facoltà teologica cristiana in Iraq e il Seminario maggiore caldeo di San Pietro sono state trasferiti da Baghdad nel nord dell'Iraq, ad Ankawa, vicino Erbil. Motivi di sicurezza hanno spinto il Patriarcato caldeo a prendere questa “sofferta decisione”. A confermarlo al Sir è il vescovo caldeo ausiliare di Baghdad, mons. Shlemon Warduni: “il prossimo 8 gennaio cominceremo il trasferimento. Speriamo si tratti di una sistemazione provvisoria e che le sofferenze di questo tempo possano servire per dare pace, stabilità e sicurezza all’Iraq”. Attualmente il seminario maggiore è frequentato da circa 35 giovani, “ma forse non tutti – dichiara il vescovo – si trasferiranno per motivi logistici. Non è facile trasferire un seminario in un appartamento. Il patriarca ha fatto quanto era possibile per non far perdere l’anno scolastico ai nostri studenti. Ma la situazione qui è diventata insostenibile”. Proseguono infatti le minacce, le violenze e i rapimenti ai danni della comunità cristiana. “Oggi il quartiere meridionale di Dora, a Baghdad, un tempo uno dei centri delle cristianità della città e dove erano situati sia il seminario che il college, è diventato una zona pericolosa. Da qui la decisione”. Davanti all’insicurezza, aggiunge mons. Warduni, “molti cristiani lasciano l’Iraq. Non temere piccolo gregge, si legge nella Scrittura, ma qui siamo accerchiati da tanti lupi. Si rischia di finire divorati o allontanati. Tuttavia c’è anche chi mostra fede in Dio”. Tra i motivi di tanta violenza contro i cristiani il presule caldeo punta l’indice contro “la credenza che siano ricchi e per questo subiscono molti rapimenti. Ma coloro che possedevano qualcosa sono andati via”. Una violenza facilitata anche dal fatto che “i nostri fedeli sono pochi, pacifici e quindi deboli”. Il tutto è aggravato dall’ingresso “in Iraq di stranieri che fomentano la divisione e sangue”. “Ci vorrebbe – afferma - una conferenza internazionale sull’Iraq ma anche un esercito capace di far uscire dal Paese gli elementi stranieri violenti e di disarmare le milizie di morte. Un esercito che protegga il Paese e i suoi cittadini e non asservito a interessi di parte. E’ facile parlare di democrazia e libertà, ma dove sono oggi in Iraq? E’ libertà uccidere bambini, mettere bombe, rapire? E come si fa a vivere con solo due ore di elettricità al giorno? Chi oggi parla di democrazia saprebbe come fare?”. “E’ giunto il tempo di gridare dai tetti la nostra condizione – conclude - anche a costo di morire. Magari ci uccidessero se questo servisse a dare la pace all’Iraq”.

http://www.toscanaoggi.it/news.asp?IDNews=8689&IDCategoria=1