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28 settembre 2022

La chiesa restaurata dà speranza ai cristiani che vogliono restare in Iraq


A Qaraqosh le famiglie raggiungono la chiesa dei santi Behnam e Sarah. 
L'interno del luogo di culto è immacolato e i numerosi fedeli sono lieti di partecipare alla celebrazione della liturgia siro-cattolica. Solo otto anni fa Qaraqosh era completamente occupata dai terroristi dell'ISIS, i quali distrussero la chiesa. «La prima volta che ho visitato la città, quattro giorni dopo la sua liberazione nel 2016, ho trovato una devastazione totale, la chiesa bruciata e il campanile demolito. Sono rimasto profondamente rattristato, perché questa parrocchia era molto attiva prima dell'ISIS. Tuttavia la chiesa è ancora in piedi, perché siamo riusciti a restaurarla», racconta don George Jahola, originario di Qaraqosh, indicando alcuni dei segni di distruzione ancora visibili.
Negli ultimi anni la chiesa è stata restaurata. Recentemente è stato completato l'interno del luogo di culto e ora, con il sostegno finanziario della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), sono finalmente iniziati i lavori degli esterni. Gli abitanti di Qaraqosh non hanno tuttavia aspettato il completamento dei lavori per pregare in questa chiesa dopo il ritorno dall'esilio in Kurdistan. «La comunità era felice di poter pregare di nuovo in questa parrocchia e volevamo rafforzare e incoraggiare questa fede, perché la chiesa è più dei suoi edifici, è l'anima delle persone che vivono nella parrocchia. Dopo due anni, abbiamo deciso che era giunto il momento di restaurare la chiesa per dare speranza alla gente», spiega don George.
La speranza è necessaria anche ora, dopo la liberazione della città, quando molti sono ancora tentati di cercare terre più sicure in Occidente. «Il restauro di questa chiesa è un simbolo di resistenza, della volontà di rimanere in questa terra e di dare testimonianza. Papa Francesco ci ha visitato poco più di un anno fa e ci ha chiesto di testimoniare in questa terra», ricorda il sacerdote.
Il parroco della chiesa, don Boutros Sheeto, conferma che il restauro è diventato un segno visibile della lotta per mantenere viva la fede cristiana in Iraq. «Il restauro della chiesa dà forza psicologica e morale alla comunità. Senza questa ricostruzione, molte famiglie starebbero pensando di emigrare».
Il fatto che molti cristiani abbiano deciso di rimanere non significa che non temano di nuovo le persecuzioni; anzi, molti le considerano parte della loro vita di fede. «Dai suoi inizi fino ad oggi, la Chiesa è stata perseguitata. Una Chiesa che non è perseguitata è una Chiesa che non porta Cristo, perché Gesù è stato crocifisso e ha sofferto durante la sua vita e la sua missione. Se Gesù ha sofferto, è morto, è stato sepolto ed è risorto, noi dobbiamo soffrire con Gesù e soffrire con la Chiesa per vivere la Risurrezione ed essere testimoni del Vangelo della gioia e della speranza nel mondo», aggiunge don Boutros.
«Ringraziamo Aiuto alla Chiesa che Soffre per l’impegno per la ricostruzione della chiesa, ringraziamo la fondazione e tutti i suoi benefattori dal profondo del cuore», esclama  Semoon Beto Shabo, il sacrestano della chiesa.
ACS è stata molto attiva nel ripristinare il patrimonio e le infrastrutture cristiane in Iraq, soprattutto in seguito alla terribile persecuzione da parte dell'ISIS, che ha costretto centinaia di migliaia di persone a fuggire in Kurdistan. Dopo essersi concentrata sulla ricostruzione delle case nelle città e nei villaggi cristiani, la fondazione pontificia ha contribuito al restauro e alla costruzione di scuole, chiese e altre istituzioni fondamentali per preservare la presenza cristiana nella regione.

Aid to the Church in Need (Ireland) 
Restored church gives Iraqi Christians hope