Pagine

15 marzo 2022

Razzi iraniani contro base USA a Erbil. Il Patriarcato caldeo: lo stallo nella formazione del governo mette a rischio il Paese

14 marzo 2022

Il Patriarcato caldeo deplora il lancio di missili che domenica 13 marzo ha sparso terrore tra la popolazione di Erbil, e alla luce del grave episodio richiama le forze politiche a superare lo stallo e i veti incrociati che in Iraq impediscono da mesi la formazione di un nuovo governo, indebolendo il Paese e esponendolo a operazioni destabilizzanti promosse da forze esterne.
Le preoccupazioni del Patriarcato caldeo sull’attuale, incerta fase politica attraversata dall’Iraq, sono state espresse in un comunicato firmato dal Patriarca Louis Raphael Sako, e diffuso dai canali ufficiali del Patriarcato caldeo dopo il lancio di missili caduti sulla capitale della Regione autonoma del Kurdistan iracheno.
All’una del mattino di domenica 13 marzo, 12 missili balistici Fatih – 110, di fabbricazione iraniana, sono stati lanciati contro la base USA localizzata presso l’aeroporto di Erbil. 
Nelle vicinanze dell’area colpita si trova anche l’edificio di recente costruzione che ospita il Consolato USA nel Kurdistan iracheno. 
Il lancio di missili – come ha confermato ai media anche Omid Khoshnaw, attuale governatore di Erbil – non ha provocato vittime o feriti, ma soltanto danni materiali. 
Anche La sede della TV locale Kurdistan24 è stata danneggiata. 
L’attacco missilistico è stato rivendicato dal Corpo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane. Nel messaggio di rivendicazione, i Pasdaran hanno fatto riferimento alla presenza di una “delegazione militare israeliana segreta” presso la base Usa colpita. Dopo la rivendicazione, le autorità di Baghdad hanno convocato l’Ambasciatore iraniano per esprimere la loro formale protesta in merito all’attacco, mentre due tra più rilevanti Partiti iracheni, l’alleanza elettorale “Saeroun” (che fa capo al leader sciita Muqtada al Sadr) e il partito Democratico del Kurdistan, hanno chiesto la formazione di una commissione d’inchiesta per confermare o smentire la presunta presenza di squadre israeliane a Erbil.
Anche l’attacco di Erbil conferma a suo modo la ormai cronica debolezza politico-istituzionale del Paese dei due Fiumi, sempre permeabile ad azioni terroristiche o incursioni organizzate o compiute in territorio iracheno da apparati militari e d’intelligence legati a forze straniere. 
Davanti a tale situazione, il Patriarcato caldeo ribadisce che i problemi del Paese possono essere affrontati solo attraverso il dialogo tra le forse politiche e sociali, “per garantire un futuro migliore per tutti, e non attraverso armi distruttive”. 
Nelle attuali circostanze critiche, il Patriarcato caldeo esorta tutti gli iracheni a “stringere i ranghi e unire le forze per giungere alla formazione di un governo nazionale in grado di assumersi tutte le sue responsabilità, al fine di preservare la sicurezza del Paese da qualsiasi ricaduta negativa, soprattutto ora che le relazioni dell'Iraq con molti Paesi, in particolare i Paesi confinanti, hanno iniziato a migliorare e c'è speranza che nuovi passi possano essere fatti in questa direzione”.
In Iraq, la spartizione su base etnico-confessionale delle cariche istituzionali prevede che il Capo dello Stato sia scelto tra i rappresentanti politici curdi, mentre il Presidente del Parlamento deve essere un sunnita e il Premier deve essere sciita. 
Le elezioni parlamentari tenutesi il 10 ottobre 2021 hanno visto una netta affermazione della alleanza elettorale guidata dal leader sciita Muqtada al Sadr, che in Parlamento ora occupa 73 dei 329 seggi disponibili. Dalle elezioni è uscito invece ridimensionato il peso parlamentare dei Partiti sciiti filo-iraniani, che hanno duramente contestato i risultati. Finora non è stato possibile procedere alla formazione di un nuovo governo, né all’elezione di un nuovo Presidente.