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24 marzo 2022

Baghdad, card. Sako: con il papa per la pace in Ucraina


 Gli iracheni “sono contro la guerra”, la gente comune “desidera la pace” in Ucraina come nel proprio Paese, in televisione si moltiplicano gli appelli alla distensione perché “abbiamo sperimentato” in prima persona conflitti e violenze, e le loro conseguenze. 
Il patriarca caldeo, card. Louis Raphael Sako, esprime ad AsiaNews i timori per il nuovo fronte che si è aperto alle porte dell’Europa, in seguito all’invasione lanciata da Mosca contro Kiev. Con il rischio che possa trasformarsi in un conflitto su scala globale con l’uso di armi atomiche. Per questo domani la Chiesa irachena si unirà a papa Francesco, in occasione della consacrazione della Russia e dell’Ucraina al cuore immacolato di Maria. “Abbiamo previsto - spiega il primate caldeo - una funzione di preghiera al santuario mariano di Baghdad [Nostra Regina del Rosario, ndr]”.
A livello di governo, prosegue il porporato, non vi è “una posizione chiara” su una guerra che si inserisce “in una situazione complicata a livello regionale e mondiale”. Le autorità di Baghdad, che vantano solidi legami economici e militari con Washington e Mosca, “non possono fare una scelta di campo netta”. Tuttavia, la popolazione “ricorda lo stesso scenario vissuto 20 anni fa” con l’invasione statunitense e la caduta del regime di Saddam Hussein - come prima con la guerra in Kuwait.
“All’epoca - ricorda il card. Sako - io ero a Mosul. Siamo rimasti più di un mese sotto le bombe Usa”. La soluzione del problema, avverte, non può che passare “dal dialogo”. Se non vi è un confronto, uno scambio aperto di posizioni i danni “riguarderanno tutti. Nei giorni scorsi ho inviato una lettera all’arcivescovo di Kiev esprimendo la nostra solidarietà e vicinanza. Dall’Iraq preghiamo per la pace, il dialogo, per una soluzione delle controversie. Chi ha vissuto la guerra - ammonisce - sa quanti disastri può causare” tanto a livello umano quanto sul piano materiale.
Nel frattempo sul piano economico si cominciano a scorgere le prime conseguenze della crisi ucraina: nei giorni scorsi nel sud del Paese sono divampate proteste per l’escalation dei prezzi dei generi alimentari, che per i funzionari locali è legata al conflitto. Per una settimana il prezzo dell’olio da cucina e della farina è salito alle stelle nei mercati locali, innescando manifestazioni di malcontento che le amministrazioni hanno tentato di disinnescare annunciando provvedimenti a sostegno della spesa. Teatro della protesta la piazza centrale di Nassiriya, già epicentro della sollevazione popolare del 2019 contro la corruzione estesa poi a gran parte della nazione.
“L’aumento dei prezzi ci sta strangolando, sia del pane sia di altri generi alimentari” ha dichiarato all’Afp Hassan Kazem, un insegnante in pensione della città. “Riusciamo a malapena - ha aggiunto - a sbarcare il lunario”. Di recente il governo centrale ha annunciato misure per limitare le conseguenze dell’aumento dei prezzi su scala globale, stanziando una indennità di circa 64 euro per i pensionati con reddito inferiore ai 630 euro mensili; il bonus è esteso ai dipendenti pubblici che guadagnano meno di 310 euro. A questo si aggiunge la sospensione per due mesi dei dazi doganali sui prodotti alimentari, sui beni di consumo di base e sui materiali usati nei cantieri edili.
Gli iracheni sono “stanchi” delle sofferenze che hanno patito e vissuto in questi ultimi anni, che i vari governi hanno cercato di “affrontare” ma all’atto pratico sono rimasti “irrisolti”, accumulando nel tempo vari “fattori di crisi”. La visita del papa nel marzo dello scorso anno, ancora oggi un fatto attuale, “è stata un messaggio di gioia, di pace e di convivenza” per tutti. Per ricordare questo evento, conclude il patriarca, “abbiamo recitato la preghiera di san Francesco di Assisi, seguita da una particolare orazione rivolta da uno sciita, un sunnita e uno yazidi. Uniti all’insegna della pace”.