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22 dicembre 2021

Pechino costruirà mille scuole in Iraq

Il governo iracheno e quello cinese hanno firmato una serie di accordi che assegnano a due compagnie cinesi - Power China e Sinotech - il compito di costruire 1.000 scuole in tutto il Paese arabo entro i prossimi due anni. I costruttori cinesi si avvarranno della collaborazione di imprese irachene. Il patto, sottoscritto nei giorni scorsi, mostra una volta di più il profondo legame che unisce i due Stati, grazie anche al crescente disimpegno Usa nell’area. L’Iraq è ormai da tempo una delle principali destinazioni di investimenti cinesi in Medio oriente e, al tempo stesso, Pechino è il maggiore acquirente di petrolio iracheno.
Secondo quanto riferisce Hassan Mejaham, consulente del ministero iracheno dell’Edilizia, il Paese ha bisogno di almeno 8mila nuovi istituti per rispondere alle difficoltà e alle carenze del sistema educativo. Nonostante i proventi derivanti dalla vendita del petrolio, il quadro generale delle infrastrutture si presenta in condizioni critiche per decenni di guerre, la diffusa corruzione e il retaggio delle violenze jihadiste dello Stato islamico.
L’accordo complessivo fra Cina e Iraq è stato sottoscritto alla presenza del primo ministro Mustafa al-Kadhemi. Alla Power China è affidato l’incarico di realizzare 679 scuole, mentre alla Sinotech toccheranno le restanti 321. I lavori di costruzione dovrebbero cominciare a breve e terminare in due anni, ma già dal 2022 una parte degli istituti dovrebbe essere già agibile e disponibile all’uso per sopperire alle carenze del sistema. I due governi hanno già approntato una serie di passaggi successivi che prevedono nella seconda fase la costruzione di altre 3mila scuole e, nella terza e ultima, un lotto finale di 4mila.
Le difficoltà del sistema educativo e i problemi dell’edilizia scolastica sono da tempo al centro dell’attenzione degli esperti e delle organizzazioni internazionali. “Decenni di conflitti e sotto-investimenti in Iraq - ha sottolineato in una nota l’Unicef - hanno decimato quello che, un tempo, era il miglior sistema educativo della regione”, aggiungendo che “una scuola su due [nel Paese] è danneggiata o richiede una profonda opera di restauro”. Il fondo Onu per l’infanzia aggiunge che, in una nazione di circa 40 milioni di abitanti, “quasi 3,2 milioni di giovani iracheni in età scolare non frequentano le classi” e la stessa Banca mondiale avverte che la pandemia di Covid-19 ha acuito i già bassi livelli di istruzione.
Zhou Rong, esperto di finanza della Renmin University of China, spiega al Global Times che i progetti infrastrutturali sostenuti da Pechino in Iraq permetteranno di ampliare gli “spazi interpersonali e gli scambi culturali” fra i due Paesi, in un momento in cui Washington sta ritirando la sua influenza in Medio oriente. Tuttavia, il legame fra i due Paesi va ben oltre l’elemento culturale, con un volume commerciale che ha già raggiunto i 16 miliardi di dollari nei primi sei mesi del 2021 e una particolare attenzione per l’area del Kurdistan, considerata una miniera d’oro dagli investitori cinesi. Lo scorso anno l’Iraq è stato il terzo partner commerciale della Cina in Asia occidentale e Nord Africa con un interscambio commerciale di 30,1 miliardi di dollari, mentre Pechino ha importato più di 60 milioni di tonnellate di greggio iracheno.