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25 marzo 2021

Dopo la visita di Francesco in Iraq, l’attacco dell’Isis al papa, “idolatra” e “crociato”

Aldo Maria Valli

Cari amici di Duc in altum, riprendo da Church Militant ampi stralci di un articolo nel quale si dà conto di un durissimo attacco contro papa Francesco, a causa della sua visita in Iraq, da parte di un giornale legato all’Isis. Nell’articolo l’esperto di Islam Robert Spencer spiega che le conseguenze del viaggio rischiano di essere ben diverse da quelle auspicate dal papa.

*** di Jules Gomes
Lo Stato islamico (Isis) sta minacciando nuovi attacchi alle chiese irachene dopo la visita di papa Francesco, con un ultimatum nel quale si afferma che i jihadisti “rimuoveranno le croci molto presto” come hanno già fatto “la prima volta, con Il permesso di Allah”.
In un durissimo editoriale del suo settimanale arabo, Al-Naba, il gruppo terroristico più temuto del mondo interpreta le aperture interreligiose di Francesco in Iraq come una “crociata” per “rimuovere la sharia di Allah da questa terra, stabilire al suo posto una religione politeista e sollevare la sua croce profana sulle rovine di Mosul”.
Church Militant ha ottenuto una copia dell’articolo e ne ha commissionato una traduzione in inglese. L’editoriale è intitolato Messages of the Christian Idolator-Tyrant [Taghut al-Nasara al-Baba] on His Visit to Iraq, ed è uscito su Al-Naba l’11 marzo.
Lo studioso islamico Robert Spencer ha spiegato a Church Militant il significato dell’appellativo taghut al-nasara (usato otto volte nell’editoriale per descrivere papa Francesco): taghut si riferisce a idoli o idolatri, nasara è la parola usata nel Corano per i cristiani e al-baba è il papa. Quindi taghut al-nasara al-baba significa “il papa, l’idolatra cristiano”. 
Nell’Iran moderno, taghut è il termine applicato allo scià di Persia Reza Pahlavi.
L’Isis afferma che la visita del papa “serve a diffondere nuove idee crociate verso i paesi musulmani, in particolare l’Iraq, che è stato il luogo di una guerra straziante negli ultimi due decenni tra i musulmani e i mushrikeen”.
Francesco quasi certamente non sa che il Corano dice che “gli ebrei e i cristiani non saranno mai soddisfatti di te finché non seguirai la loro religione”. (cfr Corano 2: 120)
I mushrikeen sono politeisti che commettono il peccato imperdonabile di “sottrarsi” attribuendo ad altri le qualità uniche di Allah. I cristiani sono considerati mushrikeen perché attribuiscono a Gesù le caratteristiche uniche di Dio.
L’editoriale di Al-Naba riserva il suo attacco più aspro all’evento interreligioso di Francesco a Ur. L’accusa al “tiranno-idolatra cristiano” è di voler spingere “a una nuova religione dell’incredulità e dell’ateismo” favorendo una convergenza di cattolici, ebrei e “idolatri-tiranni [taghut] dei paesi musulmani”.
L’editoriale, condannando la definizione di “religioni abramitiche” come “satanica” perché “attribuisce false religioni a Ibrahim”, cita la sura 3:67 del Corano: “Ibrahim non era né un ebreo né un cristiano, ma era un retto musulmano; non era un idolatra”.
Robert Spencer spiega che questa affermazione “può sembrare strana agli occidentali alla luce del fatto che l’Islam è nato seicento anni dopo Gesù, ma nello schema delle cose islamico l’Islam era la religione originale di tutti i profeti biblici”, tanto che i musulmani considerano il giudaismo e il cristianesimo come false religioni che hanno corrotto gli insegnamenti profetici. “E questa è l’idea dell’Islam tradizionale, non solo degli estremisti”.
Spencer spiega inoltre che per i musulmani il papa ha profanato Mosul sollevando la croce su di essa, perché “per l’Islam Gesù non fu crocifisso (cfr Corano 4: 157), e affermare il contrario significa suggerire che Allah non è abbastanza forte per proteggere i suoi profeti”.
L’editoriale imputa al papa soprattutto di voler creare una nuova religione abramitica basata sul suo dialogo con i leader musulmani, qualcosa di inconcepibile per l’Islam.
“Francesco probabilmente resterebbe scioccato nello scoprire che i suoi tentativi di pace e di conciliazione sono visti come provocazioni, ma questo è un altro esempio del fatto che egli si coinvolge in questioni che, nella migliore delle ipotesi, comprende solo vagamente, creando più problemi di quanti ne stia risolvendo”.
Oltre a criticare il programma interreligioso di Francesco nel Sud dell’Iraq come opportunismo religioso, l’editoriale definisce la visita del papa a Baghdad “un messaggio di sostegno a questo governo di criminali idolatri”.
Dopo aver sostenuto che lo Stato islamico controlla ancora gran parte dell’Iraq, l’editoriale descrive la visita del papa come “una vetrina per la stabilità del governo con i visitatori tenuti nell’illusione della sicurezza” e come “propaganda progettata per rassicurare gli amici crociati del papa [i governi occidentali] e per indurli a concedere prestiti a uno Stato iracheno pieno di debiti”. In effetti, scrive il giornale, “non si può escludere che questa visita religiosa da parte del tiranno idolatra cristiano abbia obiettivi puramente economici”.
Alla luce dell’editoriale dell’Isis, Spencer afferma di temere che la visita di Francesco in Iraq anziché promuovere pace e dialogo potrà mettere a rischio i cristiani nella regione.
Church Militant fa sapere di aver contattato la sala stampa della Santa Sede chiedendo se il Vaticano fosse a conoscenza delle nuove minacce dell’Isis ai cristiani iracheni nel periodo che precede la Settimana Santa, ma, riferisce il sito, nessuna risposta è stata fornita dal Vaticano.