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23 febbraio 2021

Padre Ammar Yako: “Questa basilica fa parte della nostra storia”

By Aleteia

La chiesa di Al-Tahira a Qaraqosh, in Iraq, è stata quasi completamente distrutta durante il regime del terrore dell’ISIS (2014-2017).
Grazie al generoso aiuto dei benefattori dell’organizzazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), negli ultimi anni la chiesa è stata ricostruita, e ormai è quasi del tutto restaurata.
Papa Francesco ha confermato che si recherà nella basilica mariana domenica 7 marzo durante la sua visita nel Paese.
La fondazione ha intervistato padre Ammar Yako, che supervisiona la ricostruzione.
Qual è la storia della chiesa di Al-Tahira?
La costruzione della chiesa di Al-Tahira, a Qaraqosh, è iniziata nel 1932. Tutta la popolazione di Qaraqosh ha aiutato nell’opera e ha contribuito volontariamente alla sua costruzione, che si è conclusa nel 1948, quando è stata inaugurata la chiesa. È stato un bel modo per la gente di mostrare la propria fede. Conosciamo molte storie sull’epoca della costruzione della chiesa, tramandate e relative ai nostri padri e nonni. Questa grande chiesa è stata eretta grazie al loro duro lavoro.
In che condizioni era il tempio dopo l’invasione e la distruzione da parte dell’ISIS?
Come sapete, nel 2014 l’ISIS ha conquistato la città, e noi siamo fuggiti in Kurdistan. Dopo tre anni la città è stata liberata e siamo ritornati. Ricordo bene quanto fosse distrutto il tempio. Era completamente in macerie. Hanno distrutto tutte le croci, hanno rubato quello che c’era all’interno della chiesa, le immagini e tutto il resto. I leader dell’ISIS hanno scritto i propri nomi sulle colonne della chiesa, e hanno usato il suo esterno come luogo di addestramento per nuovi combattenti dell’ISIS.
Cos’ha provato quando è tornato per la prima volta e ha visto tanta distruzione?
Quando ho visto la chiesa distrutta e data alle fiamme ho provato per prima cosa una grande tristezza. Era così triste vedere il tempio di Dio così, vuoto e distrutto. Allo stesso tempo, però, ho provato gioia per il fatto di essere tornato in città e di poter rientrare in quella chiesa. Ci sono stati gioia e dolore allo stesso tempo.
Cosa significa per lei essere il responsabile della ricostruzione?
Quando il vescovo mi ha chiesto di dirigere l’équipe di ricostruzione è stato un momento molto felice per me, perché mi sono ricordato di tutte quelle persone che in passato hanno aiutato a costruire la chiesa, i nostri padri e i nostri nonni; mi sono sentito unito a tutti coloro che hanno condiviso la propria fede.
 Come si è svolta la ricostruzione?
La ricostruzione è iniziata nel 2019. La prima fase dell’opera ha consistito nel sistemare i pilastri, ed è durata fino alla fine del 2019. Nel 2020 abbiamo avviato la seconda e la terza fase, ovvero la ricostruzione della chiesa all’interno e all’esterno. Grazie a Dio siamo arrivati alla fase finale della ricostruzione, e speriamo di terminarne presto tutti gli aspetti.
Qual è stata la reazione della comunità di credenti di fronte alla ricostruzione della chiesa?
 La ricostruzione della chiesa di Al-Tahira ha una grande rilevanza per la comunità di Qaraqosh. Tutte le persone di qui sentono che è la loro casa, parte della loro storia, e quindi è molto importante riaprirla. A Qaraqosh abbiamo iniziato ad aiutare la gente a ricostruire le proprie case, anche con l’aiuto della fondazione ACS. Quando abbiamo finito, molte persone ci chiedevano quando avremmo iniziato a ricostruire la chiesa. Grazie a Dio ormai abbiamo quasi terminato. Mi rendo conto che la gente desidera poter tornare a pregare qui e mostrare a tutti che la sua chiesa è aperta e che possiamo pregare di nuovo Dio in questo tempio.
Cosa significa per lei la visita del Papa?
È splendido stare in questo momento qui a Qaraqosh per dare il benvenuto al nostro Papa. Quando hanno annunciato che il Pontefice avrebbe visitato l’Iraq e Qaraqosh, mi sono sentito molto felice di poter accogliere il Santo Padre qui, in questa chiesa, in questa città, e di condividere la nostra fede. Il Papa può aiutarci a vivere la nostra fede in questo periodo, e possiamo mostrargli com’è la nostra vita come cristiani qui, a Qaraqosh, in Iraq.
 Che sfide affrontano i fedeli in Iraq?
 In Iraq, i cristiani affrontano numerose sfide. In primo luogo fanno parte di questo Paese, che è ancora instabile. Al di sopra di tutto, ovviamente, dobbiamo servire Dio perché ci aiuti a portare avanti la nostra vita in Iraq. Come comunità ci troviamo di fronte a molte sfide. Come minoranza non abbiamo grandi possibilità di lavorare, e quindi dobbiamo sforzarci di trovare un impiego per la nostra gente. Nonostante questo, il problema più grande è l’emigrazione. Molte famiglie sono ora lontane da Qaraqosh e dall’Iraq, e se la situazione non migliorerà non potranno ritornare.
Potrebbe inviare un messaggio ai benefattori di ACS?
Vorrei ringraziare ACS per tutto quello che ha fatto per noi quando eravamo sfollati. Quando siamo fuggiti da tutte le città in Kurdistan, ACS ci ha sostenuti per tre anni. Ringrazio tutti i benefattori per il loro aiuto. Anche quando siamo tornati a Qaraqosh ci hanno aiutati a ricostruire case e chiese, e a far fronte a molte altre necessità. Molte grazie, e che Dio vi benedica. Speriamo di poter mostrare insieme al mondo la nostra fede cristiana.
Perché i benefattori di ACS non devono dimenticare la gente di Qaraqosh?
Nella situazione attuale continuiamo ad avere bisogno dell’aiuto delle organizzazioni, e soprattutto di ACS, per le numerose necessità delle chiese di Qaraqosh. Per favore, continuate ad aiutarci, e infondete così nella nostra comunità la speranza di poter continuare a vivere qui a Qaraqosh.

Source: Aid to the Church in Need International
February 19, 2021

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