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12 gennaio 2021

Papa in Iraq: card. Sako (patriarca), “cresce l’attesa. Il Papa nella cattedrale siro-cattolica dove i terroristi massacrarono 48 cristiani”

Daniele Rocchi

“La preparazione del viaggio di Papa Francesco procede bene. Stiamo collaborando in maniera ottimale con le Autorità irachene. In questi giorni ho avuto anche diversi incontri: uno con la delegazione del leader sciita Muqtada al Sadr, e altri con rappresentanti della Commissione nazionale per i diritti umani e le minoranze e con esponenti del Consiglio iracheno per la pace e la solidarietà. Appuntamenti che preparano il terreno alla visita attesa di Papa Francesco a marzo. Un terreno che vede nascere primi piccoli frutti”.
A raccontare al Sir come cresce l’attesa in Iraq per il viaggio di Papa Francesco a marzo (5-8) è il patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako.
Non sembrano destare preoccupazione le parole dello stesso pontefice, durante una recentissima intervista televisiva, che non assicurava al 100% la realizzazione del viaggio che, come precisato anche dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, “terrà conto dell’evoluzione dell’emergenza sanitaria mondiale”. Già note le principali tappe papali: oltre alla capitale irachena, il Pontefice si recherà nella piana di Ur, legata alla memoria di Abramo, a Erbil nel Kurdistan iracheno, a Mosul e Qaraqosh nella piana di Ninive, tradizionalmente abitata dai cristiani.
Come annunciato dallo stesso patriarca è allo studio la possibilità che il Papa possa visitare anche Najaf, città santa degli sciiti e incontrare la guida spirituale Ali Al-Sistani.
I due potrebbero firmare il documento di Abu Dhabi.
“Ancora non abbiamo conferme su questo appuntamento” dichiara il cardinale che annuncia che “si terrà il 5 marzo, nella cattedrale siro-cattolica ‘Nostra Signora della salvezza’ di Baghdad, l’incontro con il clero”.
Si tratta di un luogo significativo della Chiesa irachena perché, ricorda Mar Sako, “è la chiesa che venne attaccata dai terroristi il 31 ottobre del 2010. In quell’attentato morirono martiri decine di fedeli”, ben 48, tra cui due sacerdoti.
La fase diocesana della loro Causa di Beatificazione e Dichiarazione di Martirio si è conclusa a Baghdad il 31 ottobre del 2019. Tra loro si contano intere famiglie, genitori, bambini, un neonato di tre mesi e anche un bambino non nato, in grembo alla madre anche lei rimasta uccisa. Viva è la memoria di altri martiri iracheni come suor Cecilia Moshi Hanna, uccisa a Baghdad nel 2002, del sacerdote caldeo Ragheed Ganni e dei suoi tre diaconi freddati da un gruppo di terroristi a Mosul nel 2007. E poi mons. Faraj P. Raho, vescovo di Mosul rapito ed ucciso nel 2008.
 “L’incontro con il clero iracheno potrebbe essere – secondo Mar Sakoquello deputato a fare memoria dei nostri martiri dei quali auspichiamo la proclamazione. Ma sappiamo bene che il processo è ancora lungo”.

Diritti e minoranze.
Il patriarca caldeo esprime poi la sua soddisfazione per l’incontro con la delegazione del leader sciita iracheno Muqtada al Sadr. Quest’ultimo ha promosso un Comitato incaricato di raccogliere documenti e notizie su case e terreni sottratti abusivamente ai proprietari cristiani.
“Abbiamo consegnato alla delegazione sciita un nostro dossier sulle proprietà confiscate abusivamente ai cristiani. È un tema, questo degli espropri ai cristiani, che stiamo seguendo anche con esponenti del Governo. Nutriamo la forte speranza che tutto possa essere risolto in nome del diritto e della giustizia”.
E di diritto e giustizia il cardinale ha parlato anche con i rappresentanti della Commissione nazionale per i diritti umani e le minoranze: “Ho ribadito la necessità di difendere i diritti di tutti gli iracheni, tra i quali ci sono anche quelli di fede cristiana – sottolinea il patriarca caldeo -. Dobbiamo pensare a tutti i cittadini in quanto tali. Tutti hanno sofferto e per questo bisogna puntare al rispetto dei diritti umani”. “Ciò sarà possibile quando avremo uno Stato democratico, laico, secolare e non settario. Il Documento sulla fratellanza di Abu Dhabi e l’enciclica sociale del Pontefice, “Fratelli tutti”, indicano all’Iraq la strada da seguire. La visita di Papa Francesco sarà per il nostro Paese di grande incoraggiamento”.