Pagine

5 gennaio 2021

Il viaggio di Papa Francesco in Iraq in tempo di pandemia: una grande incertezza assediata di domande, interrogativi e dubbi. Si dovrà attendere fino al giorno della partenza


Non solo un'incertezza bensì molte e tutte aggrovigliate su sé stesse.
Così si presenta oggi, 5 gennaio 2021, a due mesi dalla partenza, l'importante Pellegrinaggio di Papa Francesco in Iraq per fare visita ai cristiani, in particolare ai cattolici caldei e al popolo iracheno (in maggioranza musulmano; 64% sciiti) e curdo.
A 58 giorni dalla partenza, venerdì 5 marzo 2021 (il rientro dovrebbe essere lunedì 8 marzo), il XXXIII Viaggio internazionale del Santo Padre si presenta coperto di problemi non risolti, dubbi e insidie, e tanti interrogativi.
Le persone del Vaticano preposte all'organizzazione della trasferta e della quale si occupa mons. Dieudonné Datonou, della Segreteria di Stato. responsabile dell'organizzazione di questo viaggio pontificio, sono molte e conoscono la realtà irachena. Secondo diverse fonti in questi preparativi lavora anche con la solita dedizione e severità mons. Rueda Beltz fatto rientrare dalla Nunziatura di Lisbona - tempo fa, prima dell'annuncio del viaggio - dove era arrivato pochi mesi fa, lavorano intensamente per mettere insieme tutti i pezzi del puzzle. (1)
Intanto in Iraq numerosi funzionari del governo del Premier Mustafa Al-Kadhimi fanno lo stesso.
Secondo il comunicato ufficiale, sino ad oggi il Pontefice dovrebbe visitare in 90 ore circa almeno 5 diversi luoghi (Baghdad, Piana di Ur, Erbil, Mosul e Qaraqosh-Piana di Ninive). Forse, per un incontro con il Grande Ayatollah Ali Al Sistani, sarà necessario organizzare una trasferta anche a Najaf a 160 km a sud della capitale.
Tra Roma e Baghdad in aereo si devono coprire 2.934 km, attraversando Grecia, Turchia e Siria. Poi all'interno del Paese il Pontefice dovrebbe coprire in aereo o elicottero altre distanze impegnative, almeno altri 900 km. Tutti luoghi dove le infrastrutture per una Visita papale sono inesistenti o precarie, e sono tuttora sotto l'attacco pandemico del coronavirus. Le statistiche confermano tassi alti di persone ammalate e di morti (Tabelle) mentre i servizi sanitari pubblici scarseggiano ovunque. Sulla scia di questa realtà si potrebbe – e lo faremo più avanti con un altro post – parlare sulla realtà socio-politica, sulla critica situazione economica e sull'incastro dell'Iraq nella realtà geopolitica regionale. L'Iraq che incontrerà il Santo Padre, se alla fine riuscirà ad arrivare, è una nazione di popoli devastati, distrutti e ridotti all'assoluta miseria nonostante le sue ricchezze naturali. Le principali nazioni dell'Occidente, con i testa Stati Uniti, Regno Unito e Spagna (G. Bush, T. Blair e J.M. Aznar) sono in gran parte i responsabili di questa realtà dalla quale, dopo la loro invasione del 20 marzo 2003, nacque l'ISIS.
Il viaggio del Papa in Iraq pone anche il problema della pandemia e dell'immunità di tutti coloro che dovrebbero viaggiare sull'aereo papale (prelati, dipendenti vaticani, giornalisti, tecnici e ovviamente il Pontefice stesso e il suo ridotto Seguito). Tutte queste persone, che alla fine potrebbero essere tra 80 e 100, hanno poco tempo per acquistare il biglietto aereo con prenotazione alberghiera (non in vendita ancora e probabilmente molto costoso) e le "finestre" per le due dosi obbligatorie del vaccino anti Covid19 sono limitate per ragioni tecniche. In Iraq queste persone dovranno presentarsi già immuni e dunque con il certificato sanitario del vaccino e del richiamo. Fra i due vaccini devono passare almeno 3 settimane circa e dopo il richiamo si deve attendere almeno una settimana per certificare l'immunità: dunque il processo dura un mese esatto. Chi va in Iraq con il Santo Padre su per giù dovrà avviare il suo processo d'immunità non al di là dell'ultimo giorno di gennaio. Con questi tempi e la disponibilità odierna di vaccini, solo il Vaticano può garantire ai giornalisti e ad altre persone del viaggio l'immunità richiesta nei tempi sicuri. ***

(1) Aggiornamento delle 11.23. Monsignor Dieudonné Datonou, incardinato nella diocesi di Cotonou, Benin, Prelato d’onore di Sua Santità dal 20 luglio 2009, consigliere di nunziatura di prima classe in servizio presso la Prima Sezione della Segreteria di Stato.