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22 giugno 2020

Raid turchi su villaggi iracheni. Il Patriarca caldeo Sako: “Cosa vuole Erdogan?”


Gli aerei turchi hanno bombardato tra sabato 20 e domenica 21 giugno l’area presso Zakho, città del Kurdistan iracheno al confine con la Turchia, storicamente connotata dal forte radicamento di comunità cristiane caldee, sire e assire. Obiettivo dichiarato delle incursioni turche è quello di colpire basi del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) in territorio iracheno.
Zakho, attualmente abitata da meno di 200mila persone, in buona parte curdi e cristiani caldei, sorge intorno alle rive del Piccolo Khabur (affluente di sinistra del Tigri), ed è la città natale dell’attuale Patriarca caldeo, il Cardinale Louis Raphael Sako.
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La situazione” riferisce il Patriarca, interpellato dall’Agenzia Fides “è tesa e confusa. Si parla di almeno 5 morti civili e anche di tanti sfollati. Non si sa cosa vuole Erdogan. E il governo iracheno non ha certo neanche la possibilità di affrontare una eventuale guerra con la Turchia. Noi ci troviamo a dover far fronte a problemi sempre più gravi, uno dopo l’altro, in una spirale che toglie il fiato e schiaccia tutto il popolo sotto il peso della fatica e della preoccupazione”.
Proprio nell’area di Zakho, considerata strategica, negli anni Novanta del secolo scorso e nel decennio successivo, sono state installate basi militari sia degli Stati Uniti che della Turchia.
Le incursioni aeree in zone del governatorato iracheno di Dahuk, analoghe a quelle realizzate già in passato dall’aviazione militare turca, sono riprese dalla metà di giugno e hanno provocato al momento soltanto una dura reazione verbale del ministero degli esteri iracheno, che in una nota le ha bollate come violazioni delle norme internazionali relative alla sovranità territoriale.
I raid turchi in territorio iracheno, insieme alle recenti campagne militari realizzate da Ankara sugli scenari siriani e su quelli libici, confermano la crescita esponenziale dell’attivismo geopolitico-militare della Turchia, divenuto negli ultimi anni un fattore rilevante per decifrare le convulsioni e i conflitti che continuano a agitare l’intera regione mediorientale.