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26 febbraio 2020

'Quaresima di solidarietà' per i cristiani di Mosul e Ninive

By Asia News

I cristiani di Mosul e della piana di Ninive si apprestano a vivere “una Quaresima di solidarietà”, questa è infatti “la parola chiave” che “ispira” gesti e azioni dei fedeli “attenti non solo alla realtà locale, ma a tutto il Paese”. È quanto racconta ad AsiaNews don Paolo Thabit Mekko, responsabile della comunità cristiana a Karamles, nella piana di Ninive, nel nord dell’Iraq, secondo cui “la gente riempie le chiese” durante le “celebrazioni e i momenti di incontro per rafforzare i legami e superare le divisioni”.
Il sacerdote caldeo, da anni impegnato nella cura delle migliaia di famiglie fuggite nell’estate del 2014 in seguito all’ascesa dello Stato islamico (SI, ex Isis), oggi in prima linea nell’opera di ricostruzione, conferma “il grande afflusso di persone” in chiesa e agli incontri. “In questi giorni - racconta - la priorità è riunire la comunità, superare le divisioni e rafforzare la solidarietà, soprattutto verso le famiglie che non hanno nulla o vivono situazioni di debolezza. L’attenzione va anche a quei nuclei che non sono della zona, ma vivono in altre parti del Paese”. 
“Ogni giorno - prosegue - celebriamo la messa e momenti di preghiera, la via Crucis, letture e approfondimenti, proposte di gesti collettivi per tutta la comunità, collette. Chiediamo anche piccole somme, ma che unite possono diventare di grande aiuto. Riusciamo a creare dei piccoli fondi per aiutare persone in difficoltà, da chi ha bisogno di cibo a quanti necessitano di sostegno economico per fronteggiare debiti, richieste di risarcimenti come in occasione di incidenti stradali o persone malate che necessitano di cure... la proposta è fare di più in un’ottica di solidarietà”. 
Per quanto riguarda l’opera di ricostruzione “restano ancora molte case bruciate, altre parzialmente distrutte, altre ancora completamente demolite. Ma il lavoro prosegue: stiamo per finire - spiega - un centro comunitario a Karamles, l’obiettivo è inaugurarlo per la Pasqua. All’interno si terranno attività pastorali, ludiche, catechismo e una grande aula per le feste, i matrimoni, perché oggi le persone sono ancora costrette ad andare a Qaraqosh dove gli spazi sono maggiori. Ora, però, con questa aula non sarà più necessario andare altrove”. 
Il (lento) cammino di rinascita abbraccia anche la città di Mosul, metropoli del nord dell’Iraq per anni roccaforte del Califfato islamico nel Paese. “Abbiamo una parrocchia a Mosul - racconta don Paolo - dove ogni domenica celebriamo la messa cui partecipano diverse famiglie, fra loro alcune rientrate in modo stabile. Le funzioni ora sono regolari, anche se la gran parte della popolazione cristiana originaria è ancora lontana. Aspettiamo una svolta nel percorso di rinascita, Mosul resta una città ancora da ricostruire, con una corruzione molto forte”. 
Molti giovani, prosegue il sacerdote, collaborano perché “vi sia questo cambiamento radicale” e proprio da quella che un tempo era la roccaforte del jihadismo potrebbe arrivare “un segnale di novità, dal lavoro ad un nuovo modello di convivenza. Vi sono molti giovani che vogliono costruire una nuova società, che combatte il fondamentalismo, multicolore, con etnie e religioni diverse, aperta”. Mosul, prosegue, “potrà diventare un laboratorio di convivenza fra cristiani e musulmani, grazie anche al lavoro di organizzazioni e personalità che cercano di cambiare la mentalità, di unire nella diversità arabi, yazidi, musulmani, cristiani, etc”. 
“Speriamo che questa Quaresima - conclude don Paolo - sia l’inizio di una nuova tappa per l’Iraq, in cui si possa registrare anche un cambiamento politico, una lotta vera alla corruzione che ha distrutto il Paese. Serve un patto comune fra i cittadini perché prevalga una visione nuova, una vera pace e un cambiamento concreto che aspettiamo dal 2003 per il pieno sviluppo della nazione”.