Pagine

6 dicembre 2019

Il calice di una chiesa dell’Iraq che ha resistito alle pallottole dell’ISIS

Foto EWTN
By Aleteia
Zelda Caldwell

Il calice di una chiesa cattolica di Qarakosh, in Iraq, è ancora lì, anche se un proiettile lo ha forato su un lato.
È un promemoria eloquente e ispiratore della sofferenza dei 140.000 cristiani che sono stati costretti a fuggire dalla loro patria durante l’occupazione del nord dell’Iraq da parte dello Stato Islamico (ISIS).
Più di mille cristiani sono stati uccisi durante la guerra civile che ne è scaturita, e le chiese cristiane sono state saccheggiate e distrutte, mentre i terroristi islamisti cercavano di stabilire il proprio “califfato” in quella che una volta era una delle più antiche comunità cristiane al mondo.
Oggi si spera in un futuro cristiano in Iraq, perché grazie agli sforzi dell’organizzazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre e al sostegno di gruppi come i Cavalieri di Colombo, circa il 45% di chi era fuggito è tornato nella propria terra, ed è in corso la ricostruzione di chiese e scuole.
Il 23 novembre, i cattolici di Washington, D.C. (Stati Uniti) si sono inginocchiati davanti al calice danneggiato riunendosi in preghiera e riflessione per i martiri cristiani e tutti coloro che oggi vengono perseguitati per la loro fede.
Il servizio dei Vespri, intitolato A Night of Witness (Una Notte di Testimonianza), è stato sponsorizzato da Aiuto alla Chiesa che Soffre e si è svolto nel Santuario Nazionale dell’Immacolata Concezione di Washington.