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4 novembre 2019

Mons. Basel Yaldo: "Abbiamo chiesto ai sacerdoti ed ai fedeli di continuare a pregare per la pace"


Foto Mons. Basel Yaldo
Foto Mons. Basel Yaldo

By Baghdadhope*

In una lunga lettera pubblicata sul sito del patriarcato caldeo il vescovo ausiliare di Baghdad Mons. Basel Yaldo ha espresso i sentimenti da lui provati, e trovati, durante la visita che lui stesso ha fatto accompagnando il patriarca caldeo Cardinale Louis Raphael Sako ai dimostranti di Piazza Tahrir a Baghdad sabato 2 novembre. 
Una visita iniziata in modo particolare visto che il patriarca ed il suo seguito (con lui anche Mons. Shleimun Warduni, Mons. Robert Jarjis e diversi sacerdoti) si sono dovuti avvicinare alla piazza che dal 1 ottobre ospita le manifestazioni anti-governative usufruendo di un mezzo di locomozione alternativo, uno delle migliaia di Tuc Tuc (piccoli veicoli a tre ruote adibiti al trasporti di cose e persone, le nostre Ape Piaggio, per intenderci) che in queste proteste stanno svolgendo un ruolo cruciale fungendo addirittura da ambulanze. Arrivati a destinazione il giovane che lo guidava ha però rifiutato di essere pagato spiegando che era stato un onore per lui trasportarli. Un gesto attribuito da Mons. Yaldo all'amor proprio ed all'orgoglio iracheno.
Una volta raggiunta la piazza la delegazione caldea ha potuto vedere migliaia di ragazze e ragazzi pulire, cucinare, distribuire bevande, cantare e scandire slogan per un futuro migliore, e le forze di sicurezza cercare di regolare il traffico e di aiutare chi ne aveva bisogno.
Dopo di ciò la delegazione si è diretta verso il palazzo di 14 piani che torreggia sulla piazza e che è divenuto ormai il simbolo delle proteste, quello che è chiamato il "Ristorante turco" dove a migliaia sostano sventolando le bandiere  diventate simbolo dell'identità nazionale e la chiave per poter entrare in Piazza Tahrir.  
Ciò che è evidente, continua Mons. Yaldo, è il livello di coesione raggiunto dagli iracheni di ogni componente etnica e religiosa, e l'amore autentico espresso dalle parole scandite a favore della delegazione guidata dal patriarca: "Benvenuti ai nostri fratelli cristiani, saluti al Papa, onori a voi, e benedizioni da voi..."
"Nella piazza abbiamo visto dottori e volontari curare le ferite dei loro fratelli"
conclude il vescovo di Baghdad, "gli avvocati che si sono messi a disposizione per offrire protezione legale, il personale militare che lavora 24 ore al giorno per proteggere il paese, gli artisti che stanno dipingendo le parte del tunnel automobilistico che conduce alla piazza."
"Questo è l'Iraq che conosciamo" conclude "il popolo del coraggio, della bontà e della generosità. Viva l'Iraq."

Come confermato a Baghdadhope da
Mons. Yaldo per ora ogni iniziativa a sostegno delle proteste popolari è sospesa a causa del blocco quasi totale del traffico veicolare. "Oggi pomeriggio per tornare al patriarcato dalla chiesa di San Giuseppe ci abbiamo messo due ore. Per questa ragione abbiamo chiesto che ogni sacerdote continui a pregare nella propria chiesa permettendo così ai fedeli di partecipare."       


Foto Patriarcato Caldeo
Con riferimento a quanto detto da Mons. Yaldo una parte della comunità cristiana di Baghdad si è riunita oggi nella cattedrale caldea di San Giuseppe per pregare per la pace, ed un minuto di silenzio è stato rispettato per onorare le vittime civili e militari delle proteste di questi giorni.
Nel discorso il patriarca caldeo Mar Louis Raphael Sako ha sottolineato come le proteste siano guidate dal desiderio dei giovani che si trovano a percorrere una "strada senza uscita" e che chiedono i diritti di base, lavoro, salute, istruzione, servizi, e come chiunque "privi di questi fondamentali diritti i propri cittadini commetta un peccato imperdonabile."Tornando poi alla visita fatta ai dimostranti di Piazza Tahrir di cui ha scritto Mons. Yaldo, il patriarca ha ricordato come sia rimasto favorevolmente impressionato da come essi si guardavano l'un l'altro: come fratelli dello stesso paese uniti dallo slogan "Vogliamo una patria!."
Questa unità nazionale, continua il patriarca "deriva dal dolore condiviso e può essere la base della costruzione del futuro dell'Iraq." 

AgenSIR

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