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3 giugno 2019

Card Sako: Eid al-Fitr, occasione di pace e riconciliazione per musulmani e cristiani

By Asia News

In occasione della festa di Eid al-Fitr “rivolgo le più sincere congratulazioni e i migliori auguri” a tutti i musulmani “nostri fratelli nell’umanità”, chiedendo a Dio “di proteggere loro e il nostro Paese” dal “male”. È quanto scrive il patriarca caldeo, card Louis Raphael Sako, nel messaggio ai fedeli dell’islam - e inviato per conoscenza ad AsiaNews - in occasione delle celebrazioni per la fine del Ramadan, il mese sacro di digiuno e preghiera. La festa, spiega il presule, è una occasione per tutti, anche i per cristiani “di rinnovamento personale, per dimenticare le differenze, perdonarsi e cercare una riconciliazione”. 
La festività è in programma domani, 4 giugno, e segna la fine del mese di preghiera e digiuno e si concluderà la sera del giorno successivo. Nell’occasione i musulmani ringraziano Allah per aver dato loro forza e benedizioni, nella speranza che il mese sacro di Ramadan li abbia aiutati ad avvicinarsi a Dio e alla perfezione richiesta a ogni credente. 
Il primo a celebrare l’Eid al-Fitr è stato lo stesso Maometto nel 624 d.C., all’indomani di una vittoria in una battaglia importante. I festeggiamenti cambiano a seconda dell’appartenenza al mondo sunnita o sciita, o dei luoghi di origine; in genere i musulmani si radunano alle moschee o all’aria aperta, come i parchi, per recitare le preghiere del mattino. 
Al termine si riuniscono per consumare il pasto, il primo alla luce del giorno dopo un mese di astinenza e digiuno. Le celebrazioni proseguono per almeno tre giorni e sono considerate festa nazionale nei Paesi a maggioranza musulmana. A questo si aggiungono atti speciali di carità, come pranzi o banchetti per i più poveri. L’Eid al-Fitr è occasione di incontro fra cristiani e musulmani e il Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso prepara ogni anno un messaggio ufficiale. 
Per il patriarca caldeo una vera riconciliazione è anche premessa per “rimuovere le barriere che ci separano”, al fine di “rafforzare le relazioni, vivere in armonia e colmare l’ambiente che ci circonda di amore e gioia”. Dopo l’agonia, le sofferenze, le uccisioni, le distruzioni e gli sfollamenti, aggiunge il porporato, “che gli irakeni hanno dovuto sperimentare” oggi sono alla ricerca di una “vita pacifica, in un’ottica di fraternità umana”, fondata sulla dignità e il rispetto reciproco. Ai leader spetta invece il compito di garantire a tutti, cristiani e musulmani, “pari diritti e doveri”. 
Questo cambiamento, conclude il card Sako, deve avvenire “da dentro di noi, non dall’esterno o per mano di altri”. Tenendo presente, aggiunge, che gli irakeni - dopo le violenze che hanno seguito l’invasione Usa nel 2003 e la deriva jihadista con al Qaeda e Stato islamico - “non hanno più l’energia per sopportare altri conflitti”. “Al contrario, gli irakeni - conclude - non vedono l’ora di liberarsi da paura, ansia, povertà, malattie e corruzione per raggiungere un vero sviluppo per il Paese e per tutta la regione”.

Fides

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