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21 maggio 2019

Il card Sako scrive a Usa e Iran: no alla guerra, dialogo per risolvere la crisi

Louis Raphael Sako*

Di fronte “all’escalation della tensione” fra Iran e Stati Uniti in Medio oriente, il patriarca caldeo scrive una missiva agli ambasciatori di Washington e Teheran in Iraq perché i rispettivi leader “mostrino saggezza” e cerchino la pace. Nella lettera, inviata ad AsiaNews, il card Louis Raphael Sako parla di conseguenze “catastrofiche” in caso di conflitto e invita gli attori in campo a privilegiare il dialogo come unica strada per dirimere le controversie. Perché, come ha già sottolineato ieri il porporato, il Medio oriente “non può sopportare un’altra guerra”
Intanto prosegue lo scontro, finora verbale, fra le leadership di Teheran e Washington in un crescendo di accuse reciproche. Il presidente iraniano Hassan Rouhani, citato dall’agenzia Irna, apre al dialogo ma non in questo contesto. “Oggi la situazione - afferma - non è idonea per i colloqui e la nostra unica scelta è la resistenza”. In precedenza l’omologo Usa Donald Trump aveva minacciato l’uso di una “forza immensa” nel caso in cui vengano colpiti interessi statunitensi nella regione mediorientale. Egli ha quindi accusato i vertici iraniani di “ostilità”. 
Da Teheran arriva anche la nota del ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif, il quale invita la Casa Bianca a guardare alla storia passata: “Gli iraniani - ha detto - sono rimasti saldi per millenni, mentre gli aggressori se ne sono andati uno a uno… usate il rispetto-funziona!”. Nel frattempo la Repubblica islamica ha quadruplicato la produzione di uranio arricchito e, secondo gli esperti, in poco tempo potrebbe superare i limiti stabiliti da un accordo nucleare firmato nel 2015 e che appare sempre più carta straccia.

Ecco, di seguito, il messaggio del patriarca caldeo. Traduzione a cura di AsiaNews:

Appello al dialogo e al contenimento della crisi fra gli Stati Uniti d’America e la Repubblica islamica dell’Iran

Di fronte all’escalation della tensione nella regione [mediorientale] e in ragione della nostra doppia responsabilità, a livello ecclesiale e sul piano nazionale, rivolgiamo un appello ai leader della Repubblica islamica dell’Iran (la nostra nazione vicina) e degli Stati Uniti d’America, perché mostrino saggezza e un’impronta rivolta alla pace per contenere il conflitto in atto.
La regione non può tollerare un’altra guerra dalle conseguenze catastrofiche, nella quale tutti hanno “da perdere”, in particolare modo le persone povere e disarmate. Per questo crediamo fermamente che il dialogo sia la sola strada per portare avanti le esigenze attuali, con l’obiettivo di una coesistenza pacifica in Medio oriente, di un rispetto reciproco e di buone relazioni fra esseri umani, al fine di conseguire il traguardo della stabilità. 
Questo dialogo dovrà condurre alla pace, che stiamo aspettando con così tanta urgenza per evitare di versare altro sangue. Al contrario, serve garantire sicurezza e stabilità. E ancora, promuovere uno sforzo comune per garantire una prosperità culturale ed economica che sia di beneficio per tutta la popolazione e per lo sviluppo della nazione. 
Noi, in Iraq, dobbiamo sentirci rafforzati ed edificati solo dalla nostra storia condivisa, dal patriottismo e dall’unità, che ci esorta a rimanere saldi nel sostegno al governo irakeno, in quanto esso solo è l’unica entità con valore legale (e decisionale) presente nel Paese.

* Patriarca caldeo di Baghdad e presidente della Conferenza episcopale irakena