Pagine

14 febbraio 2019

Ninive: dopo l’Isis, le milizie sciite Shabak minacciano il futuro dei cristiani

By Asia News

Non c’è pace per i cristiani nel nord dell’Iraq. Se, da un lato, è ancora viva la memoria delle violenze perpetrate dai jihadisti dello Stato islamico (SI, ex Isis), in queste ultime settimane si profila un’altra minaccia sul futuro della comunità: le milizie sciite legati agli Shabak, che stanno di fatto ostacolando un ritorno nei luoghi originari della piana di Ninive.
Epicentro di questo nuovo capitolo della persecuzione anti-cristiana è Bartella, cittadina in cui campeggiano con sempre maggiore frequenza per le vie e le piazze immagini di miliziani in lotta contro l’Isis, uniti a stendardi che ritraggono santi e figure sacre della tradizione sciita.
“Bartella è un problema, un caso speciale” racconta ad AsiaNews don Paolo Thabit Mekko, responsabile della comunità cristiana a Karamles. “In questi anni - prosegue - la presenza degli Shabak è aumentata a dismisura e i cristiani hanno paura a tornare. Almeno 600 famiglie fuggite ai tempi dello SI sono ancora a Erbil, nel Kurdistan irakeno, e non hanno al momento alcuna prospettiva di ritorno. Nella città è in atto un vero e proprio stravolgimento demografico, iniziato nel 2003 dopo l’invasione statunitense e che nell’ultimo periodo ha subito una accelerazione”.
La presenza di milizie locali sciite, aggiunge don Paolo, “crea disagio e le prospettive per il futuro destano malumore e preoccupazione”. Per il sacerdote vi sarebbe un tentativo da dietro le quinte di “modificare la demografia dell’area”, secondo alcuni un “disegno” orchestrato dalla leadership sciita e manovrato dall’esterno, con la complicità di una parte “dei politici Shabak e di esponenti a Baghdad che li sostengono”.
Fino a 30 anni fa, la popolazione di Bartella era per intero cristiana. I cambiamenti demografici degli ultimi decenni nel hanno stravolto la composizione, finendo per dividerla a metà fra cristiani e Shabak, una etnia musulmana in larga maggioranza sciita. Quando lo Stato islamico (SI, ex Isis) ha conquistato gran parte del nord dell’Iraq, compresa la piana di Ninive, l’intera popolazione di Bartella ha abbandonato l’area a causa delle persecuzioni dei radicali sunniti.
Oggi, a due anni di distanza dalla cacciata dei jihadisti del “Califfato”, meno di un terzo delle originarie 3800 famiglie che popolavano la cittadina hanno fatto ritorno. La maggior parte di esse è ancora in esilio e vi è timore a rientrate per le persecuzioni, le minacce e le intimidazioni perpetrate da alcuni esponenti della comunità Shabak, che presiede le milizie sciite che controllano l’area.
In seguito alla cacciata dell’Isis emergono con forza crescente le divisioni confessionali, milizie e gruppi armati che cercano di accaparrarsi fette crescenti di territorio nel nord dell’Iraq, soprattutto nella piana di Ninive un tempo quasi per intero cristiana. Qusay Abbas, esponente degli Shabak in Parlamento, afferma che gli attacchi sono opera di una piccola minoranza non rappresentativa. Ma le storie (e le denunce) provenienti da Bartella e da altre cittadine dell’area raccontano un’altra verità, secondo cui le milizie sciite stanno cercando - il più delle volte con la forza - di eliminare la componente cristiana. Infatti sarebbero sempre più frequenti i casi di attacchi a sfondo sessuale, furti, minacce e violenze private. Di recente un uomo di etnia Shabak ha sparato per oltre un’ora proiettili in aria davanti a una chiesa della cittadina.
“Quanto sta avvenendo a Bartella - sottolinea don Paolo - si registra, seppur in misura minore, anche in altre località della piana come Karamles e Qaraqosh. Siamo di fronte a un movimento che cerca di espandersi”. “Un consiglio dei saggi della piana di Ninive - prosegue - che comprende cristiani, arabi, shabak ha avviato dei dialoghi e sta cercando di risolvere la situazione. Purtroppo non vi sono accordi ufficiali e non si trova il modo di applicare le rare intese fra le parti ”.
In questo contesto la Chiesa irakena resta ferma sul rifiuto di creare una milizia armata cristiana e rafforza le iniziative di incontro e confronto. “La situazione resta delicata - conclude il sacerdote - e i cristiani hanno paura. Una delle soluzioni percorribili, e che noi auspichiamo, è l’insediamento di una forza di polizia ufficiale, istituzionale, all’interno della quale anche i cristiani possono dare il loro contributo arruolandosi a tutela della legge e del diritto”.