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1 ottobre 2018

Libertà religiosa diritto inalienabile. Intervento dell’arcivescovo Gallagher all’Onu


La libertà religiosa e di culto è un diritto essenziale e inalienabile che spetta in primo luogo ai governi e alle autorità religiose difendere. Questo il punto nodale dell’intervento tenuto dal segretario per i Rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ieri, nel corso di un evento dedicato alla libertà religiosa e alle persecuzioni delle minoranze cristiane tenutosi a margine della settantatreesima Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York.

«È un fatto storico indiscutibile — ha spiegato l’arcivescovo Gallagher — che gli inizi della cristianità siano stati in Medio oriente. Tuttavia, la dura verità è che le vecchie comunità cristiane stanno avendo problemi nella regione della nascita della cristianità. La popolazione cristiana in Medio oriente è calata drammaticamente in questi ultimi anni e, in alcuni luoghi, potrebbe non sopravvivere indipendentemente da quanto profonde siano le sue radici».
Un punto essenziale dell’intervento dell’arcivescovo Gallagher è stato il rapporto tra cristiani e musulmani. «I cristiani hanno sempre convissuto con i musulmani e sono stati parte del tessuto sociale del Medio oriente. Tale evidente fatto serve per ricordare al mondo ancora una volta che i cristiani hanno tutto il diritto a vivere in pace e libertà. Infatti, per due millenni, le comunità cristiane in Medio oriente hanno attivamente contribuito alle loro rispettive società. Esse erano di grande aiuto nella protezione e nella promozione delle antiche culture nella regione». Ad esempio — ha ricordato l’arcivescovo — «la comunità siriaca ancora parla e prega in aramaico, la lingua di Gesù. La diaspora cristiana dal Medio oriente ha diffuso la sua cultura in tutto il mondo». Per un lungo periodo nella storia «cristiani e musulmani hanno vissuto in pace gli uni accanto agli altri, nonostante sporadici casi di violenza basati su una manipolazione politica della religione o dell’appartenenza etnica». Ciò nonostante, ha spiegato il segretario per i Rapporti con gli Stati, «nelle ultime decadi qualcosa ha distrutto questa relativamente armoniosa coesistenza». I cristiani e le altre minoranze religiose ed etniche in Medio oriente «hanno sofferto difficoltà, pressioni, discriminazione e perfino persecuzioni mortali».
Si tratta di un fatto gravissimo, che non è soltanto una questione religiosa, «ma un problema di diritti umani fondamentali». I crimini compiuti contro le minoranze religiose chiedono soprattutto una risposta sul piano pubblico, da parte delle autorità locali. «”Protezione” è una basilare responsabilità degli stati verso tutti i suoi cittadini indipendentemente dalla razza, dalla religione e dall’appartenenza etnica». Ma non solo: l’arcivescovo ha sottolineato anche il ruolo dei leader religiosi in questo processo, richiamando la «seria e specifica responsabilità dei leader religiosi nel combattere e nel condannare l’abuso della credenza e del sentimento religiosi nel giustificare il terrorismo e la violenza contro i credenti delle altre religioni».


Holy See Press Office