Il 22 maggio scorso l'ambasciatore iracheno Omer Ahmed Karim Berzinji
è stato ricevuto in Vaticano per un colloquio con il cardinale
Segretario di Stato Parolin. Scopo principale dell'incontro è stata
l'organizzazione della Visita Apostolica di Papa Francesco in Iraq. A
tal proposito il cardinale Parolin, come riporta l'agenzia
internazionale Nova,
riterrebbe possibile il viaggio in quanto ormai la sconfitta del
sedicente Stato Islamico sembra definitiva. Se confermato, si
tratterebbe della prima visita di un Pontefice in terra irachena. (Card.
G.B. Re. Giovanni Paolo II nella terra di Abramo - Un viaggio mancato - Osservatore Romano)
Il cardinale Parolin stesso si recherà in Iraq per preparare la visita, ribadire il sostegno della
Santa Sede all’Iraq e rafforzare le relazioni bilaterali ma solo dopo la
formazione del nuovo governo, che dovrebbe nascere dopo le prossime elezioni che si terranno il 30 settembre.
Nel
lungo articolo dell'agenzia Nova si riporta anche la soddisfazione
espressa dall'ambasciatore Berzinji per l'elevazione a cardinale del
patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Raphael I Sako, annunciata dal
Pontefice il 20 maggio per il concistoro del 29 giugno prossimo. Secondo
Berzinji, la nomina di Sako a cardinale «è motivo di orgoglio per
l’Iraq - e giunge in momento storicamente giusto, come dimostrazione di
sostegno al paese dopo la sua vittoriosa battaglia contro i terroristi
dello Stato islamico. Con Sako, l’Iraq avrà una voce in Vaticano e sui
media
internazionali». La scelta del Papa è ancor più importante poiché,
sempre nelle parole del diplomatico, con la nomina del patriarca dei
caldei «ha voluto preservare la diversità religiosa in Iraq e
sostenere i cristiani nel paese affinché non emigrino, rafforzando le
loro radici nazionali».
Infine, secondo quanto riferito da
Berzinji aall'agenzia Nova, «l’interesse del Papa per il dialogo tra le religioni
va di pari passo con quello dell’Iraq». A tal riguardo, l’ambasciatore
iracheno presso la Santa Sede sottolinea che «il dialogo è l’unica via
per realizzare la pace». Per tale motivo, «l’ambasciata e il governo
dell’Iraq condividono le decisioni del pontefice».